Dal 1969 la voce del pensiero laico e liberale italiano e
della tradizione politica che difende e afferma le libertà, l'equità, i diritti, il conflitto.
"Critica liberale" segue il filo rosso che tiene assieme protagonisti come Giovanni Amendola e Benedetto Croce,
Gobetti e i fratelli Rosselli, Salvemini ed Ernesto Rossi, Einaudi e il "Mondo" di Pannunzio, gli "azionisti" e Bobbio.
volume XXIV, n.232 estate 2017
territorio senza governo - l'agenda urbana che non c'è
INDICE
taccuino
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67. paolo bagnoli, la nostra preoccupazione
68. coordinamento democrazia costituzionale, appello alla mobilitazione per una legge elettorale conforme alla Costituzione
106. comitati unitari per il NO al “rosatellum”, l’imbroglio degli imbrogli
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territorio senza governo
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69. giovanni vetritto, l’italia del “non governo” locale
73. pierfranco pellizzetti, alla ricerca del civismo perduto
79. antonio calafati, le periferie delle metropoli italiane
84. paolo pileri, molta retorica, pochi fatti
86. giovanni vetritto, post-marxisti inutili
88. valerio pocar, primo comandamento: cementificare
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astrolabio
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89. riccardo mastrorillo, finanziare sì, ma come?
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GLI STATI UNITI D'EUROPA
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93. sarah lenderes-valenti, la risorsa più grande
94. luigi somma, le democrazie invisibili
97. claudio maretto, la discontinuità paga
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castigat ridendo mores
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100. elio rindone, basta con l’onestà!
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l'osservatore laico
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103. carla corsetti, il principio di laicità
107. gaetano salvemini, abolire il concordato
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terrorismo e religione
109. pierfranco pellizzetti, jihad combattuta alla john wayne
114. alessandro cavalli,quattro cerchi
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lo spaccio delle idee
117. gianmarco pondrano altavilla, cari liberisti, chi conosce un buon medium?
118. luca tedesco, savoia o borbone? lo storico è un apolide
«Passans, cette terre est libre» - Abbiamo scelto come logo la fotografia d'un autentico "Albero della Libertà" ancora vivente. È un olmo che fu piantato nel 1799 dai rivoluzionari della Repubblica Partenopea, Luigi Rossi e Gregorio Mattei, a Montepaone Superiore, paese dello Jonio catanzarese. La scritta 'passans ecc.' era qualche volta posta sotto gli "Alberi della Libertà" in Francia.
Mauro Barberis, Piero Bellini, Daniele Garrone, Sergio Lariccia, Pietro Rescigno, Gennaro Sasso, Carlo Augusto Viano, Gustavo Zagrebelsky.
* Hanno fatto parte del Comitato di Presidenza Onoraria: Norberto Bobbio (Presidente), Vittorio Foa, Alessandro Galante Garrone, Giancarlo Lunati, Italo Mereu, Federico Orlando, Claudio Pavone, Alessandro Pizzorusso, Stefano Rodotà, Paolo Sylos Labini. Ne ha fatto parte anche Alessandro Roncaglia, dal 9/2014 al 12/2016.
È fatta: un gruppetto di pseudo liberali che si raccolgono sotto il simbolo storico del PLI (Partito Liberale Italiano) si sono venduti per una cucchiaiata di lenticchie alla Lega di Salvini e partecipano alle elezioni direttamente all’interno delle liste di quel partito di estrema destra, xenofobo, razzista, filofascista, che è anche il più antieuropeista d’Italia. Inoltre, ovviamente, assieme alla Lega parteciperanno alla coalizione col partito di un pregiudicato e corruttore, e con i discendenti diretti del fascismo.
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Prima di arrabbiarmi, abbandoniamoci a un po’ di celie. Se andate su Google a cercare “Pli”, vi compare una scheda (chissà da chi composta) che riporta: «Fondatore: Camillo Benso, conte di Cavour - Fondazione: 8 ottobre 1922 - Data Termine: 6 febbraio 1994 - Posizione politica: Centro-destra - Ideologia: Liberalismo, Conservatorismo».
A parte il fatto che il povero Camillo Benso l’8 febbraio 1922 era leggermente morto e quindi non si capisce come abbia potuto fondare il PLI, si riporta, per la scomparsa del partito liberale, il 6 febbraio 1994. Giusto. Il Pli di Altissimo fu seppellito dalle inchieste di Mani Pulite. Fine ingloriosa e doverosa. Ma se è “terminato” il PLI, questo PLI di oggi cos’è se non un gruppo che si è accaparrato il simbolo proprio per snaturare il partito di Croce ed Einaudi (e anche di Malagodi, che sempre si rifiutò ad alleanze col MSI), e farlo sprofondare nel liquame più nero.
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In effetti, però sono un po’ severo, c’è da ammirare invece la coerenza e la sensibilità storica di un De Luca che ritorna dritto dritto alla nascita e alla morte del PLI, e inventa sé stesso come novello Borzino. Ringraziando il cielo, tale Borzino è un dimenticato dalla storia (delizioso è l’articolo di Guido de Ruggiero, un intellettuale forse un po’ più liberale del carneade, che prese per i fondelli sul “Resto del carlino” queste “camice celesti” - vedete i ricorsi storici? - che dettero inizio al Pli nel 1922 e divennero fascisti un minuto dopo. Adesso De Luca, col suo Presidente onorario (ah! ah! ah!), Giuseppe Basini, già tra i fondatori di Alleanza nazionale e di Fratelli d’Italia nonché deputato neofascista, si butta in camicia berlusconiana nelle braccia del peggiore partito di destra.
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E non manca neppure di faccia tosta questo neo-PLI. Nel suo sito si pubblica vistosamente un Appello che auspica che il PLI possa «continuare a rappresentare nella grande tradizione identitaria di respiro mondiale che, nel solco del liberalismo anglosassone, in Italia ha avuto come maggiori interpreti Benedetto Croce, Piero Gobetti e Luigi Einaudi».
Qui non c’è più da ridere. Prima di citare Gobetti questi figuri dovrebbero lavarsi le mani sporche di berlusconismo, e di leghismo, e di neofascismo, sciacquarsi la bocca e arrossire per non saper distinguere tra una vittima e i suoi assassini. Vergogna, vergogna e ancora vergogna! Tra i firmatari di questo indecente Appello compare anche Luigi Mazzella, già ministro di Berlusconi, e ancora più famoso per la cena che offrì, da giudice costituzionale, allo stesso Berlusconi e Alfano pochi giorni prima che la Corte dovesse decidere sul tristo lodo di quest’ultimo. Fu uno scandalo inaudito di scorrettezza istituzionale che non ha paragoni, sul solco del liberalismo ugandese. Passiamo a Benedetto Croce e Luigi Einaudi. Gli pseudoliberali –leghisti e berlusconiani - si ricordano l’antifascismo di Croce, o no? Croce era antisemita? Era xenofobo? Luigi Einaudi, europeista fin dalla fine della Prima guerra mondiale (perché non vi leggete, tra un comizio e l’altro di Salvini, le Lettere di Junius del 1920) e maestro e sodale di Ernesto Rossi nella fondazione del Movimento federalista europeo, oggi si farebbe candidare in un gruppo sguaiatamente lepenista? Vergogna, vergogna e ancora vergogna! Vendetevi pure per 4 (quattro) posti virtuali, ma almeno tacete. Vi possiamo solo augurare d’essere politicamente sterminati dagli elettori.
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Anzi no, mi scuso con voi, ritiro il malaugurio perché vi auguro il contrario, che siate eletti, cosi potete sedere per 5 anni accanto al Bossi ladrone , a Giggi ‘a Purpetta, al “friggitore” campano, a tutti quelli in odore di mafia e di camorra, a tutti gli impresentabili del centro destra già condannati in vari gradi di giudizio. Dopotutto anche voi siete abbastanza impresentabili. Adesso avete dei bei compagni di strada, come la sindaca leghista Cristina Bertuletti, che ha scritto solo alcuni giorni fa, nel solco del liberalismo anglosassone: «Visto che è il giorno della memoria... ricordate d'andare a pijarlo n'culo».
Forse Camillo Benso si dispiace un po’, che ne dite?
Caro Enzo,
nell'articolo "Le ragioni di un'alleanza", pubblicato nel periodico "Rivoluzione liberale" il 3 febbraio 2018, Stefano De Luca scrive: «Siamo stati criticati per la nostra scelta di alleanza preferenziale. Intendiamo fare in modo di smentire i nostri eterni detrattori. La Lega di Salvini è forse l'unica reale novità ... eccetera». Questa volontà di smentire
i critici probabilmente passerà anche dall'accettazione della
candidatura per la Lega nel collegio plurinominale di Salerno. Con dichiarazioni a caldo questa candidatura era
stata inizialmente rifiutata. Ma soltanto perché l'interessato avrebbe preferito il collegio di Napoli.
Stefano De Luca, quindi, conferma quanto Tu hai scritto.
Ci dispiace per quei liberali che per qualche momento hanno potuto illudersi che il PLI post 1994, ossia il PLI di
De Luca, avesse qualcosa a che fare con Croce, Einaudi, Gobetti, Malagodi. E pensare che De Luca, un tempo, si definiva di "sinistra liberale"! Comunque non finisce mai
di sorprenderci, in negativo. La Lega se la voti lui.
Livio Ghersi
Commento inserito da un crociano
il 05.02.2018:
Quanto pagherei per una foto di Stefano De Luca, truffatore di simboli, a passeggio con Borghezio che fa pisciare un porco per impedire la costruzione di una moschea. Chissà che direbbe Ruffini che tanta forza ha sprecato sulla libertà religiosa.
Commento inserito da Giuseppe Andrini
il 05.02.2018:
Ma perché Enzo Marzo è così severo con i deluchiani (vi piace il neologismo)? Ha sprecato un sacco di parole, sarebbe bastato scrivere che De Luca è quell'idiota che si è venduto l'anima ben due volte per poi farsi fregare nella presentazione delle liste, una volta da Berlusconi e una volta persino da Salvini. Ancora persevera a fare lo scemo del villaggio.
Commento inserito da Laura Montecchi
il 05.02.2018:
Se proprio si deve dire la verità, il Pli era finito con la fuoriuscita del "Mondo". Malagodi era un persona perbene, certo, ma involontariamente aiutò il centrosinistra moroteo a frenare sulle riforme. Poi c'è il periodo della vergogna: Altissimo confessò le sue ruberie, e tutto finì lì. DE luca è su quella linea , rendendola solo molto più immonda. A parte Critica mi colpisce il silenzio complice dei liberali rimasti. Spero che dipenda dal fatto che sono rimasti scioccati.
Commento inserito da maria mancini
il 05.02.2018:
Enzo Marzo scrive:<<vergogna, vergogna e ancora vergogna>>. A questo grido di disgusto ne aggiungerei un altro: <<perversione, perversione e ancora perversione>>. La realtà dei limiti è scomparsa e con essa l'abolizione delle categorie. In greco il significato di nòmos, la legge, è "ciò che è diviso in parti", cioè ha un limite.E' per questo che il principio di separazione è il fondamento della legge intesa come divisione, come limite. Il soggetto perverso vuole liberarsi dalle costrizioni della legge e della propria storia. Anzi la storia scompare e l'ignoranza, nel senso di ignorare, trionfa. La realtà perversa impone inevitabilmente un modo di pensare lineare che manca della dimensione storica. La realtà perversa uccide il pensiero. Pensare è collegare i fatti, è associare all'interno di nessi logici fatti e avvenimenti. Ma quando tutto questo viene a mancare si hanno aberranti ripercussioni nel campo dell'informazione, del funzionamento sociale, dell'ideologia e della propaganda.
Quindi Cavour morto nel giugno 1861, può fondare il PLI nel 1922? un neofascista può essere un liberale? un fascista può richiamarsi al pensiero di Gobetti .negando ogni differenza tra la vittima e i suoi assassini? Stiamo assistendo da anni al trionfo della morte della cultura e del pensiero.
Commento inserito da Filippo Boretti, Consigliere Nazionale PLI
il 05.02.2018:
Diritto di tribuna, ieri come oggi nulla di nuovo o un viaggio verso la casa di tutti i liberali?
(Pubblicato su https://www.facebook.com/notes/filippo-boretti/diritto-di-tribuna-o-viaggio-verso-la-casa-di-tutti-i-liberali/10154539837094229/ il 01/02/2018)
Guardare con molta ironia e curiosità alle liste elettorali, che sono sempre una cartina di tornasole sulla qualità democratica delle leadership, conferma che il #Rosatellumbis è il peggiore dei sistemi elettorali possibili. E la leadership nazionale PLI - Partito Liberale Italiano non ha fatto eccezione in questo. Ha commesso un tragico errore, non solo chiudendo tardivamente un accordo con la Lega, perdendo il voto dei cittadini disillusi, appartenenti a quella vastissima percentuale di indecisi liberali e di prossimi astenuti, ma ha perso la possibilità di una corsa in “solitaria”, dentro o fuori la coalizione di centro-destra.
Dunque, pensare con rinnovati schemi politici liberali è ancora possibile? Lo spazio politico è ampio e può essere preso, se non del tutto, almeno in parte dai liberali fuoriusciti, sparsi e, allo stesso tempo, interessati a guardare ad una casa comune, storica e di eccellenza, come è il Partito Liberale Italiano? Certo, credo propri di sì, oggi più che mai; ma quali le condizioni? Autenticità nella proposta politica (economica, fiscale, tributaria, sociale, civile) e chiarezza; integrità non solo etica ma combinata a coerenza politica facilmente riconoscibile dal cittadino; eppoi, rinnovamento senza rottamazione nel partito dei liberali, aprendosi e federando, anziché chiudersi a riccio in una difesa mortifera. Il PLI - Partito Liberale Italiano, tutto sommato, lo può ancora fare. Basta avere coraggio.
La legge elettorale attuale, che dovremo tenerci per lungo tempo, considerazione amara e spietata ma col prossimo parlamento eletto avremo la peggiore "classe dirigente" del paese alle consegne di pochissimi segretari nazionali, non permette - apparentemente - soluzioni diverse dall'aggregarsi, apparentarsi, entrare in coalizione, forse ...
O forse, considerato il forte "voto" di astensione e l'esteso voto di protesta, che andremo a tastare con mano a breve, potevamo, possiamo e dovremo avere in futuro - come liberali - uno scatto di onestà intellettuale e politica, piuttosto che di barbara tattica, e tentare di riportare il simbolo dei "veri liberali" all'attenzione di molti, potendo andare in solitaria in più regioni, aprendo le nostre liste a tutti i liberali senza casa e fuori usciti?
Potevamo e possiamo aggregare, intorno a noi, i tanti liberali in cerca di una reale casa propria?
Senza una visione, senza un progetto politico a lungo termine, poco serve l'impegno e l'attivismo di base, usato, abusato, devastato dai vertici di un partito, tanto meno poco serve la ricerca di una poltrona che spesso lega, obbliga, allontana l'elettore in cerca di casa. Certamente, le persone che si sono avvicinate in questi tempi a noi del PLI avrebbero maggiormente creduto in politici autenticamente liberali se avessimo creduto noi stessi, fino in fondo, ad una corsa in solitaria a queste politiche2018 assurde.
Con questa scelta tattica della Segreteria nazionale, di chiudere un accordo con la Lega, invece, si è preferito l'uovo oggi alla gallina domani? Oppure, si pensa che la rappresentanza parlamentare - qualora venisse sempre eletta - basterà a rilanciare il partito, a sostenerlo economicamente ed, approsimandosi altre elezioni regionali a breve e le europee, ad andare in solitaria? ... Tutti se, tutti forse, tutti chissà ... Il dato certo è l'accordo, chiuso con la Lega, per portare acqua e voti - pochi - al cdx, senza prenderne di altri e di nuovi per il PLI, venendo eletti coi voti di altri.
Questa legge crea mostri, lo dico e lo sostengo fin dal giorno della sua approvazione!
O, forse, dopo l'eventuale elezione, i parlamentari “liberali” potranno costituire un gruppo parlamentare autonomo alla Camera e/o al Senato? Più semplicemente ci si accontenterà di un "diritto di tribuna" per uno o due "liberali" ... Niente di nuovo.
La piccola, ma significativa, esperienza della Toscana e del Lazio di questi mesi ci ha dimostrato che intorno ad un manipolo di qualificati e stimati cittadini impegnati in politica per il PLI - Partito Liberale Italiano potevamo certamente trovare le firme per presentarci; e con un tempo maggiore a nostra disposizione avremmo coperto interamente la Toscana, il Lazio e ben più regioni. Non solo, visto la mostruosità con cui le liste elettorali vengono riempite dai vertici nazionali delle segreterie, o gli accordi per essere catapultati o tentare di avere comunque un seggio nel prossimo "consiglio di amministrazione" che sta diventando il parlamento, i pochi partiti che si fossero presentati con una storia, con integrità e con candidati del territorio avrebbero visto notevolmente crescere il loro consenso, strappandolo a quello che ora andrà alla protesta e all'astensione. Oppure si pensa che se avessimo corso da soli o fuori dalla coalizione di centro-destra avremmo "strappato" voti al centro-destra? Follie.
Una manna per il PLI, ma logiche vecchie per preservare, e scomparire allo stesso tempo dal consenso di un sempre maggior numero di cittadini che dissentono da questo tipo di politca, sembrano aver adombrato anche i vertici del nostro partito di eccellenza. Insomma, abbiamo buttato alle ortiche un trampolino di lancio per tutti i liberali italiani?
Credo, onestamente, che questo è ciò che è avventuo. Ovviamente, per chi accetta la situazione, o l'ha facilitata, mi si dirà il contrario: dal parlamento, finalmente rientrati (ne dubito fortemente), avremo forza per riaggregare intorno a noi i veri liberali! Parole e promesse da politici già sentite e non credibili.
In Toscana abbiamo realmente tentato una corsa in solitaria, forti delle nostre idee e delle nostre proposte, ed anche di persone votabili, presentabili, stimabili sia da destra che da sinistra, ma soprattutto liberali del territorio.
Il Rosatellum-bis permette - per chi ha coraggio e si organizza per la raccolta firme - anche questo: di essere soli, visibili, riconoscibili, votabili contro il grande inganno delle aggregazioni e delle coalizioni che - subdolamente - impone la legge elettorale di certa, se non dubbia, incostituzionalità; contro il grande inganno che sta diventando il sistema democratico italiano: una presa di potere delle nostre istituzioni tramite il nostro voto, da parte di pochissimi.
Apprestandosi, dunque, al voto del 4 marzo, mi chiedo - con le parole del giurista Luigi Mazzella - se ci siano candidati di altri partiti sul territorio che garantirebbero, qualora eletti in altre forze politiche sedicentesi liberali, di impegnarsi "per ridurre i tempi della legislatura al necessario per varare una legge elettorale degna di un paese civile come il nostro; una legge elettorale, proporzionale con pluralità di liste o maggioritaria uninominale, secondo lo schema classico adottato in altri Paesi democratici, senza alcun ricorso a marchingegni che ne alterino il funzionamento a vantaggio di una forza politica".
Qualora questi candidati ci fossero, firmatami un'impegnativa da un notaio, avrebbero il mio voto "liberale". Senza questa impegnativa, nessun candidato alle prossime politiche, e nessuna forza politica, avrà il mio voto perché non vorrei essere responsabile di un golpe bianco venendo accusato di averlo sostenuto, potendo chiunque dirmi, e a coloro su cui ho influito: "col #vostrovoto".
Filippo Boretti, consigliere nazionale PLI - Partito Liberale Italiano
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Commento inserito da mario del giudice
il 05.02.2018:
che dire? sono sconvolto. ormai dilaga dovunque l'ignoranza. La corruzione mentale e il cinismo non ha più limiti. Il caso del Pli, come quello del Pri di Verdini si affiancano e superano persino Cesaro o la Boschi.Sono solo più ridicoli. Non si sa più dove girarsi. Si dilapidano per la promessa di seggiole sgangherate tradizioni centenarie. ma questi tipi , la mattina, osano guardarsi allo specchio?
Commento inserito da antonia prestipino
il 05.02.2018:
Non ho capito solo una cosa. Ma questi cialtroni del PLI sono negli organismi internazionali? E che aspettano i liberali dell'Internazionale o quelli europei a cacciarli a calci nel sedere?
Commento inserito da Pasquale Dante
il 05.02.2018:
Se disponessimo di un Partito Politico vero con un voto per ogni reciproco insulto che i Liberali si sono inviati a partire da un secondo dopo la pubblicazione della singolare alleanza, avremmo la maggioranza assoluta nei due rami del Parlamento. Sta di fatto che siamo imbattibili nel polemizzare ma straordinariamente pigri nel più faticoso compito di rimboccarci le maniche e scendere in piazza per diffondere, urbi et orbi, il nostro credo. Comunque sia, poiché dubito fortemente che a raccoglier consensi liberali possano essere Salvini ed i suoi seguaci, mi domando quanti liberali andrebbero a rappresentare gli eventuali eletti del PLI alla Camera o al Senato. La risposta, come ovvio, é : " nessun Liberale" . Stando così le cose, l'impressione che il PLI darà agli elettori, non potrà essere altra se non quella d'avere giocherellato con la Politica, passatempo al quale, riesaminati i nostri trascorsi, non supponevo avessimo attitudine e che può servir solo a complicarci l'esistenza.
Commento inserito da gian felice corsini
il 06.02.2018:
Mi unisco con tutto il cuore al pianto di Enzo. Io sono stato persino amico,quarant'anni fà, di questo de luca e quindi ho il diritto di essere non solo disgustato, ma anche dispiaciuto. Gli ho voluto proprio bene: era bello. coraggioso. palermitano.Ora sta con salvini ed Enzo ha già detto tutto quel che si poteva sulla qualità di una tale scelta.Spero solo che de luca si legga l'articolo di Critica Liberale e che ci stia peggio possibile per le sue quattro dita di pelo sullo stomaco.
Per fortuna prenderanno sette voti.
Commento inserito da mario casettono
il 06.02.2018:
I liberali mi piacciono perché sono ottimisti... Corsini prevede 7 voti..... Secondo me neppure la moglie di De luca voterà questa cialtronata. E quindi saranno 6.
Commento inserito da daniele gandolfi
il 06.02.2018:
L'unica cosa che mi lascia stupito, ma per poco, e' che ci sia qualcuno che si vanti di ricoprire cariche in partiti che non esistono piu da tantissimo tempo. I cosiddetti partiti "laici" sono scomparsi ufficialmente alla fine della prima repubblica ma di fatto sono venuti meno anche prima con la scomparsa dei loro esponenti di spicco, La Malfa, Spadolini, Malagodi, Saragat. Dopo di loro il diluvio, nessun personaggio veramente dotato di capacita' politiche, ne' Zanone ne' La Malfa iunior, un panorama di mediocrita' e soprattutto tanti personalismi e comportamenti ondivaghi. Sul partito radicale stenderei un velo pietoso dopo le ultime vicende e l'apparentamento elettorale con Tabacci. Si chiamino pure come vogliono (e non sono i soli visto che dovrebbero essere "rinati" pure il Pri ed il Psi), tanto l'insegna che recano non attira piu' clienti. Il vitto non e' commestibile.
Commento inserito da Un lettore ugandese
il 06.02.2018:
Ecchediavolodiavolone!
Ma chi sarà mai questo De Luca per meritare tanto? Che sia un trozkista?
Spiegare: La flat tax non la vuole anche il grandissimo e liberalissimo l’Istituto Bruno Leoni? Se continuate a insultare il liberalismo ugandese lo dico alla presidenta della Camera.
[redazione: in effetti dobbiamo chiedere scusa al liberalismo ugandese, e lo facciamo volentieri. Se mettersi con i fascisti significa inserirsi nel solco del liberalismo anglosassone, rivalutiamo i poveri ugandesi, così puniti dalla storia]
Commento inserito da Gualtiero Gualtieri
il 07.02.2018:
Mio nonno era liberale e, per un certo periodo, fu anche Sindaco di un grosso paese del Sannio riuscendo, per la stima che riscuoteva, a fare del PLI il primo partito della zona, più della DC o del PCI.
Ormai è morto da molti anni, ma ricordo che mi diceva sempre: bisogna sempre comprendere ed aiutare i più bisognosi, perché la povertà non può essere una colpa. Sono sicuro che avrebbe avuto pietà e comprensione per le persone che affrontando rischi inauditi vengono nel nostro paese.
La libertà d'iniziativa economica non può identificarsi con il diritto di disinteressarsi degli altri.
L'ultimo partito in cui può trovare rifugio un vero liberale è la Lega con la sua arroganza e presunzione.
Ottimo articolo!
Commento inserito da Pietro Caruso
il 07.02.2018:
Sono stupefatto perché la derIva di questo sedicente Pli fa rimpiangere Agostino Bignardi e Edgardo Sogno.Che pena. Che tempi. Che disgusto.
Commento inserito da Pasquale Dante
il 07.02.2018:
Breve appendice al mio precedente intervento...
La foto, ritrae Salvini in giacca e cravatta.
Roba mai vista!!!!
Fallimento dal punto di vista politico, ma clamoroso successo per entrambe le parti sotto il profilo edonistico.