torino, 19.10.2011
Corso Valdocco 4/a – Torino
Mercoledì 19 ottobre 2011, ore 18.00
MIRAGGIO EUROPA
A cura di Lorenzo di Pietro
Intervengono
Mimmo Càndito*, giornalista de “La Stampa”
Lorenzo Di Pietro, giornalista
Alberto Salza, antropologo
Modera Costanza Prada, direttore Centro Piemontese di Studi Africani
*in attesa di conferma
Seguirà buffet
La mostra rimarrà aperta fino al 27 novembre 2011
In occasione del 150° anniversario dell'unità d'Italia, il Museo ha avviato un percorso di riflessione sui cambiamenti urbanistici, sociali e culturali che l'immigrazione più recente ha prodotto sul tessuto urbano, ponendo al centro i temi dei diritti e della cittadinanza consapevole che costituiscono i cardini del suo impianto e delle sue attività.
Culmine di questo progetto è la mostra "Turin - Earth. Città e nuove migrazioni" (fino al 27 novembre 2011) che si concentra non tanto sull'immigrazione in sé, ma piuttosto sul nesso vitale che unisce la città e le migrazioni.
In questo spirito si inserisce la mostra "Miraggio Europa", che prende il nome da una delle fotografie scattate lungo le rotte che seguono i migranti durante il loro viaggio verso la Libia e il viaggio a ritroso dei respinti: è la foto di un autentico miraggio, ovvero un effetto ottico dovuto alla rifrazione, che illude l'osservatore di vedere dell'acqua che non c'è, tra alberi ormai secchi che danno l'illusione di un’oasi con tanto di palme. È un effetto che i migranti vedono per giorni e giorni, durante la traversata di sabbia che li separa dal Mediterraneo.
La sequenza narrativa inizia mostrando le condizioni di vita ai margini della città africane, dove in capanne senza acqua né servizi, vivono coloro che la desertificazione ha cacciato dalle zone rurali ormai aride. La mostra racconta quindi il viaggio a cominciare da un momento di preghiera alla stazione dei pullman, per proseguire attraverso il Sahel, infestato dai banditi, che costringono i mezzi a muoversi scortati e quindi l’arrivo nella città di Agadez, in Niger, un tempo meta di pellegrinaggio religioso, oggi nodo dello sfruttamento dei migranti. Qui la sequenza fotografica si sviluppa spiegando i meccanismi dell’induzione alla prostituzione, allo sfruttamento e l’estorsione di denaro da parte dei militari che all’ingresso della città consegnano i viaggiatori ai cockseur (i trafficanti). Dopo essere stati derubati molti migranti resteranno in città dove accetteranno ogni compromesso per poter mangiare e guadagnare il denaro necessario a pagare il cockseur, che procurerà loro il passaggio a bordo di vecchi camion libici verso l’oasi di Bilma, l’ultima tappa prima della Libia.
Le foto raccontano, quindi, il viaggio dei migranti attraverso il deserto, la vita nelle città del Sahara come Agadez, dove i gestori della tratta attendono i migranti per portarli in ghetti dove dovranno restare fino alla partenza dei camion verso la successiva oasi in direzione della Libia. Nei ghetti vivono e si ammalano, per le malattie di cui ciascuno è portatore, i migranti provenienti da molte zone dell'Africa. Importante è anche la presenza delle donne, che seguono spesso un destino diverso, vengono cioè indotte alla prostituzione per poter pagare il loro riscatto e proseguire il viaggio.
La mostra racconta la vita nei ghetti di paglia e fango dove i migranti vivono, “ospiti” dei trafficanti in attesa di proseguire il viaggio. Nelle stesse case, tra i migranti diretti in Libia, vi sono quelli che ne fanno ritorno, dopo mesi di prigionia nelle carceri libiche e che raccontano le proprie vicende, le torture e le violenze subite ad opera dei carcerieri. Intenti oggi in un disperato viaggio a ritroso. Per poi riprovare.
Per i quotidiani, il lavoro è stato subito pubblicato su Terra e sul Fatto Quotidiano e trasmesse su Rai Tre nelle trasmissioni Alle Falde del Kiilmangiaro e Geo & Geo. Le foto sono state inoltre oggetto di un seminario al Malta Institute of Professional Photography.
La mostra è stata presentata il 21 settembre 2010 al Parlamento Europeo di Strasburgo durante la settimana dell'Assemblea Plenaria.
È stata poi esposta alla Casa delle Culture di Cosenza durante il meeting annuale del Forum Nazionale dei Giovani. Poi presso la Casa Galleria Cavalli, in Villafranca in Lunigiana (MS), in seguito presso il Museo Pietro Malossi di Ome (Bs) facente parte del circuito museale statale della Val Trompia. Di recente è stato esposto a Firenze presso la Fortezza Da Basso.
OBIETTIVI
La mostra si propone di far conoscere il fenomeno migratorio in modo più approfondito, offrendo uno sguardo ravvicinato di quanto accade prima dell’arrivo in Italia. Le foto testimoniano le fatiche, la disperazione, la miseria di chi fugge, ma anche la speranza delle decine di migliaia di uomini e donne che abbandonano la propria terra, prede dello sfruttamento, della povertà, delle guerre e delle persecuzioni, per tentare il futuro al di là del mare.
Nel periodo in cui si è svolto il lavoro (gennaio 2010) la regione era ancora interessata dagli ultimi echi della guerriglia tuareg, che aveva indotto il Governo del Niger a vietare l'accesso all'area ai giornalisti e ai fotografi, pena l'arresto immediato. Ciò ha reso il lavoro ancor più complicato, conferendo però al contempo alle fotografie, talvolta scattate in situazioni precarie, un maggiore fascino.
IL CONTESTO GEOGRAFICO
La mostra nasce da un lavoro giornalistico, realizzato nella regione di Agadez, in Niger, nel gennaio 2010, e in una vasta zona desertica al centro dei traffici migratori.
A seguito delle pressioni europee, i paesi dell’Africa del nord hanno irrigidito i controlli alle frontiere, mentre il Niger è rimasto il “ventre molle” del fenomeno migratorio, per la conformazione della rete stradale. La difficoltà di controllare gli enormi confini del paese, gli immensi territori interni, insieme alla recente guerriglia, hanno obbligato i trafficanti ad affidarsi a persone esperte con base ad Agadez e in contatto tanto con i guerriglieri quanto con i complici libici. Tutto ciò ha fatto di Agadez una tappa obbligata per le migrazioni verso l’Europa.
La città offre oggi una macchina ben organizzata, con mediatori forniti di una fitta rete di contatti e la capacità di corrompere funzionari e militari lungo il viaggio verso la Libia.
PATROCINI
Con il patrocinio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), della Società Geografica Italiana, del Consiglio Italiano per i Rifugiati, dell'Unione Forense per la Tutela dei Diritti dell'Uomo, della Provincia di Roma, della Provincia di Torino, della Città di Torino, dell'Associazione Italiana del Consiglio delle Regioni e dei Comuni d'Europa (Aiccre) e della Fondazione Culturale Responsabilità Etica.
Info:
tel. 011 4420780 | info@museodiffusotorino.it | www.museodiffusotorino.it
Nei giorni successivi all’inaugurazione ingresso cumulativo con il biglietto alla mostra “Turin-Earth. Città e nuove migrazioni” – € 4,50 (intero) - € 3,00 (ridotto)
Ufficio stampa:
Paola Congia
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