Fondazione Critica Liberale   'Passans, cette terre est libre' - Abbiamo scelto come logo la fotografia d'un autentico 'Albero della Libertà ancora vivente. È un olmo che fu piantato nel 1799 dai rivoluzionari della Repubblica Partenopea, Luigi Rossi e Gregorio Mattei, a Montepaone Superiore, paese dello Jonio catanzarese. La scritta &lequo;passans ecc.» era qualche volta posta sotto gli 'Alberi della Libertà' in Francia.
 
Direttore: Enzo Marzo

Dal 1969 la voce del pensiero laico e liberale italiano e della tradizione politica che difende e afferma le libertà, l'equità, i diritti, il conflitto.

"Critica liberale" segue il filo rosso che tiene assieme protagonisti come Giovanni Amendola e Benedetto Croce, Gobetti e i fratelli Rosselli, Salvemini ed Ernesto Rossi, Einaudi e il "Mondo" di Pannunzio, gli "azionisti" e Bobbio.

volume XXIV, n.232 estate 2017

territorio senza governo - l'agenda urbana che non c'è

INDICE

taccuino
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67. paolo bagnoli, la nostra preoccupazione
68. coordinamento democrazia costituzionale, appello alla mobilitazione per una legge elettorale conforme alla Costituzione
106. comitati unitari per il NO al “rosatellum”, l’imbroglio degli imbrogli
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territorio senza governo
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69. giovanni vetritto, l’italia del “non governo” locale
73. pierfranco pellizzetti, alla ricerca del civismo perduto
79. antonio calafati, le periferie delle metropoli italiane
84. paolo pileri, molta retorica, pochi fatti
86. giovanni vetritto, post-marxisti inutili
88. valerio pocar, primo comandamento: cementificare
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astrolabio
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89. riccardo mastrorillo, finanziare sì, ma come?
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GLI STATI UNITI D'EUROPA
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93. sarah lenderes-valenti, la risorsa più grande
94. luigi somma, le democrazie invisibili
97. claudio maretto, la discontinuità paga
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castigat ridendo mores
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100. elio rindone, basta con l’onestà!
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l'osservatore laico
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103. carla corsetti, il principio di laicità
107. gaetano salvemini, abolire il concordato
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terrorismo e religione
109. pierfranco pellizzetti, jihad combattuta alla john wayne
114. alessandro cavalli,quattro cerchi
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lo spaccio delle idee
117. gianmarco pondrano altavilla, cari liberisti, chi conosce un buon medium?
118. luca tedesco, savoia o borbone? lo storico è un apolide
119. gaetano pecora, ernesto rossi, “pazzo malinconico”
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78.92.102. spilli de la lepre marzolina
116. la lepre marzolina, di maio ’o statista
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Critica liberale può essere acquistata anche on line attraverso il sito delle Edizioni Dedalo con transazione crittografata e protetta.
.A ROMA IL FASCICOLO PUO' ESSERE ACQUISTATO ANCHE PRESSO L'EDICOLA DEI GIORNALI IN PIAZZA DEL PARLAMENTO.
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Il numero di “Critica liberale” può essere acquistato nelle seguenti librerie:
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Mauro Barberis, Piero Bellini, Daniele Garrone, Sergio Lariccia, Pietro Rescigno, Gennaro Sasso, Carlo Augusto Viano, Gustavo Zagrebelsky.

* Hanno fatto parte del Comitato di Presidenza Onoraria: Norberto Bobbio (Presidente), Vittorio Foa, Alessandro Galante Garrone, Giancarlo Lunati, Italo Mereu, Federico Orlando, Claudio Pavone, Alessandro Pizzorusso, Stefano Rodotà, Paolo Sylos Labini. Ne ha fatto parte anche Alessandro Roncaglia, dal 9/2014 al 12/2016.
 
05.02.2018

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Sono anni

enzo marzo

15 commenti

Chissà quanto ha speso il Centrosinistra per la sua campagna elettorale. Forse alcuni milioni di euro. Per avere il risultato che ha ottenuto... Gli sarebbe bastato, invece, recarsi nella più vicina libreria e acquistare il volume La casta dei benemeriti Stella e Rizzo. Per la modica cifra di euro 18 avrebbe avuto tra le mani un compendio delle malefatte di tutti partiti-casta, della burocrazia statale e di troppi italiani. Un bello specchio della classe dirigente del nostro paese, purtroppo assai limitato, perché per avere un quadro completo non basterebbe l'Enciclopedia britannica. Col libro in mano, in zucca qualche grano di comprendonio e con la lettura anche superficiale dei quotidiani sempre più bollettini di una Caporetto dell'etica pubblica, non sarebbe stato difficile arginare l'ondata grillina.
Adesso tutti cascano dalle nuvole. Ma - a parte le dimensioni davvero impressionanti e gli esiti inquietanti sulla governabilità del nostro paese - non è accaduto nulla che non fosse già avvenuto.
Sono anni che due gamberi, il Pdl e il Pd., hanno ingaggiato una gara mortale per chi arretra di meno.
Sono anni che viene considerata una grande vittoria la sconfitta meno umiliante. È avvenuto anche questa volta.
Sono anni che ci si ostina a creare un Centro, che nell'attuale situazione storica e con il sistema elettorale vigente è una pura illusione. Quale migliore occasione se non quella di sfruttare la presenza prestigiosa di Monti? Non è stato sufficiente, e così le preesistenti formazioni con pretese centriste sono state spazzate via. Ed è un bene.
Sono anni che giganteggia nella scena politica una “non-presenza”. Ancora una volta il “partito del non-voto” - anche se nessuno lo prende in considerazione - ha dominato il paesaggio (come fece già in Sicilia) e ha raggiunto una quota record. Ed è una non-presenza apprezzabile perché dentro di sé nasconde un notevole numero di cittadini che disgustati dai partiti-casta hanno tuttavia preferito astenersi piuttosto che votare per la scorciatoia cialtrona di Grillo. Se si somma il partito del non-voto a quello dei grillini, il giudizio sugli attuali partiti-casta è liquidatorio.
Sono anni, tanti, che una parte dell'intellettualità di sinistra non perde occasione per sostenere che Berlusconi è una “tigre di carta”. Che siamo noi di sinistra riformatrice e liberale a demonizzare un pericolo che non c'è. Che la televisione non incide sull'andamento delle opzioni elettorali di quel popolo di semianalfabeti di ritorno che trascorre la sua vita a vedere Il grande fratello e L'isola dei famosi e fa parte di un paese che degli ultimi novanta anni anni ne ha sopportati quaranta con regimi variamente totalitari. (Sulla tv a pensarla diversamente sono Berlusconi e Santoro, che lottano all'unisono per lo stesso obiettivo, un populismo di destra e di sinistra convergenti).
Con una tale giustificazione questa sinistra fantasiosa si affranca da ogni responsabilità, illude i cittadini e li incita a disperdere i voti invece di concentrarli contro la tigre. Anche in queste ultime elezioni questa sinistra fantasiosa è stata determinante per l'innegabile affermazione del Cavaliere. Addirittura in Lombardia, di fatto, ha consegnato la vittoria a Maroni e al comitato di affari di Formigoni. Questi intellettuali mi ricordano quei fanciulli anarchici e di estrema sinistra di buona famiglia borghese a cui piace tanto “far casino contro la globalizzazione” sicuri come sono che - tolto il passamontagna - possono tornare a casa dove trovano la bistecca calda. Fuor di metafora, quanti hanno delegato a Bersani e al centrosinistra l'onere di battere Berlusconi, per poter stare fuori e “fare casino”. Ma al posto della bistecca calda ora si ritrovano tempi grami soprattutto per la loro generazione. Anche questa volta il Centrosinistra non ce l'ha fatta e Berlusconi sta lì con tutta la sua dentatura intatta. Ora godetevelo. Tutta la Sinistra che da sempre abbiamo definito antidiluviana, convintasi che Berlusconi non esistesse più, si è coccolata questa destra-sinistra grillina, ha chiuso gli occhi di fronte alle sue oscenità antidemocratiche, ha avallato presso i giovani l'idea che la politica si possa fare con le scurrilità o attraversando a nuoto lo stretto di Messina o cacciando a calci i dissenzienti, ha optato per la sua crescita piuttosto che per la pregiudiziale sconfitta del berlusconismo, ha acquisito la convinzione di poterla esorcizzare e indirizzare dove si vorrà, per ora si è fatta fagocitare. Adesso è arrivato il diluvio. (La stessa presunzione l'ebbe Pannella nel '94, convinto com'era di aver trovato in Berlusconi lo strumento docile per far scoppiare la rivoluzione liberale di massa).
2. Un qualunque Centrosinistra appena sensato avrebbe dovuto comprendere che la protesta era montante perché aveva dalla sua molte ottime ragioni. E correre ai ripari. Almeno tentare. Sarebbe bastato mostrare la volontà ferma di riformare la politica. Le proposte, le hanno messe sul tappeto in molti, anche noi liberali, alcune sono persino ovvie. E invece no. Si sono chiusi a riccio, hanno difeso dei privilegi insostenibili che sono comunque destinati a perdere, hanno parlato d'altro, si sono parlati tra di loro. Ora è troppo tardi. Purtroppo chi è idiota il buon senso non se lo può dare.
3.  E' inutile enumerare tutti gli errori compiuti da Monti. Ha dissipato un patrimonio di consensi enormi come se fosse il nuovo Mariotto Segni. Per sollevarci un po' lo spirito e farci sorridere in questi tempi cupi, possiamo ricordare la scena comica del duo Casini-Fini che lotta per far presentare lo schieramento Monti alla Camera su tre liste distinte. Monti e Passera contrarissimi. Ognuno combatte allo stremo contro i propri interessi. Casini e Fini alla fine prevalgono e la loro vittoria li ha portati al suicidio politico. Non li rimpiangeremo. Come potevano pretendere di officiare ed esaltare il presidente uscente e poi pensare che l'elettore di Centro avrebbe scelto i loro simboli piccoli e screditati e non quello del premier in pectore?
Ha una qualche validità la considerazione che a Monti era stato assegnato, da chi lo aveva prescelto, il compito ingrato di fare il “lavoro sporco”, affrancando un Berlusconi allo sbando da questa incombenza e dandogli il tempo di risollevarsi e d'incolpare il governo tecnico di una situazione drammatica che proveniva dai tempi tremontiani. Ma non credo che l'insuccesso di Monti si possa spiegare così facilmente.
L'errore politico di Monti è stato d'ordine culturale. Egli è davvero convinto della superiorità dell'economia sulla politica. Disprezza il conflitto, non riesce a distinguere la Sinistra dalla Destra, pensa che i problemi abbiano soltanto una soluzioni tecnica. Nell'ultimo anno non ha imparato quasi nulla. Questo errore infantile lo ha portato a non decidere da che parte stare. Invece di presentarsi con decisione e nettezza come un liberista “americano” quale in effetti è, come una Destra pulita, raccomandabile, nuova, concorrenziale e alternativa alla Destra cialtrona e fascista dei berlusconiani, ha galleggiato al centro con una lista piena di personaggi salottieri e dalle più svariate idee politiche, persino di sinistra. Ondeggiando e ricorreggendosi quotidianamente, cercando di rimediare con parole vaghe e poco credibili sulla sua bocca circa la crescita, lo sviluppo, le tasse. Ha fatto intendere di mirare a un accordo col centro-sinistra. L'elettorato indeciso di Destra giustamente non si è fidato ed è rifluito in parte nelle braccia di Berlusconi. In parte nel non-voto.
4. Se Monti e ovviamente Bersani sono i due politici più penalizzati dalle elezioni, non si può dimenticare il quadro più ampio. Capisco la reticenza e il conformismo degli opinion leaders, ma ogni analisi sarebbe lacunosa se dimenticasse che sullo sfondo giganteggiano due grandi sconfitti: la Chiesa cattolica e il Presidente della Repubblica.
Bisognerà tornarci sopra con calma, ma è evidente che in Italia con queste elezioni non esiste più “il voto cattolico”. La lista col più alto tasso di clericalismo era quella di Monti. Aveva ricevuto l'endorsement ufficiale della gerarchia vaticana, addirittura del Papa, aveva al suo interno quasi tutte le lobbies cattoliche più potenti, di destra e di sinistra. Ad essa apparentata era l'unica lista democristiana, l'Udc, con tanto di croce nel simbolo. Hanno raccolto foglie secche.
Sia questo di monito per il Centrosinistra che è rimasto negli schemi anni '50 e ancora dedica la maggior parte del suo impegno a corteggiare il voto cattolico, per di più indistinto, fino alla ridicolaggine di innalzare al primo posto nel suo Pantheon ideale un papa e un cardinale. Si perdono le elezioni anche per mancanza di senso del ridicolo.
Il discorso su Napolitano è più complesso. Lo faremo un'altra volta. La sua sconfitta è cocente.


{ Pubblicato il: 25.02.2013 }




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Commento inserito da franco grillini il 26.02.2013:
ELEZIONI. RIASSUMENDO: BERSANI NON HA VINTO, BERLUSCONI NON HA PERSO, GRILLO HA TRIONFATO, CENTRO DESAPARECIDO, GLI ALTRI SUICIDATI. PREVISIONI: NUOVE ELEZIONI ANTRO L'ANNO
Commento inserito da Daniele il 27.02.2013:
Commento e analisi impeccabile, ma solo una piccola rettifica: l'elettorato di B. non si è rifugiato nuovamente nel voto a B. o nel non voto ma in buona parte è andato a Grillo. Berlusconi ha perso circa 6 milioni di voti rispetto al 2008 e Bersani ne ha persi 3 milioni e mezzo, corrispondenti a -46% per B. e -28% per l'altro B come Bersani. Il voto è palesemente una protesta contro la casta. Se ancora non capiranno nulla, forse il prossimo passo sarà una rivoluzione, o almeno me lo auguro.
Commento inserito da Antonio Cecere il 27.02.2013:
La certificazione elettorale della non rilevanza del voto cattolico é la buona notizia di questa stagione politica.
Commento inserito da Pietro Pasut il 27.02.2013:
Nell'anno prima di andare a elezioni voglio illudermi: 5 stelle avrà la funzione dei Radicali storici ! Per il divorzio, l'aborto, le pillole, PSI, PRI, PLI predisponevano le norme legislative con comportamenti troppo spesso solo da gentleman ! Il PCI si attivava solo nei centri culturali, la DC si stupiva dell'esistenza di simili problematiche ! I Radicali di allora movimentarono pesantemente e intelligentemente il Paese e quindi le sopite coscienze civili, e 5 stelle ora "obbligherà" il PD ad immediatamente applicare quanto in gran parte "solo" scritto sui programmi (120 pag. reperibili anche via internet e x es. il conflitto di interessi, legge elettorale, nr. rappresentanti politici e loro competenze anche economiche, falso in Bilancio, corruzione, rivisitazione esistenza e compiti Enti locali, energia, burocrazia, debiti Enti pubblici, interventi su strutture scolastiche,sulla cultura, sul turismo, sulla Ricerca, sull'ambiente,...)... Dobbiamo PARTECIPARE all'illusione attiva e alla speranza. Da cittadini Liberali e da contribuenti !!!
Commento inserito da Riccardo Faucci il 27.02.2013:
Veramente acuto e per molti versi magistrale il tuo impietoso articolo. Ma col senno del poi... Sono d’accordo che il PD, ancora una volta nella sua avventurosa storia, appare come l’imputato principale. Da un punto di vista tattico, strategico e sostanziale. Dal punto di vista tattico, ha troppo anticipato il grande evento (detto senza ironia) delle primarie. Gli italiani sono un popolo di memoria particolarmente corta. E poi, il pasticcio di mantenere bloccati alcuni nomi eccellenti nelle liste non è piaciuto. Perché fare dei soli D’Alema e Veltroni i capri espiatori? Dal punto di vista strategico, il PD non doveva avere alla sua sinistra dei rivali. D’accordo, rivali che hanno preso pochi voti – e ben gli sta – ma che hanno disturbato lo stesso. Ha subito le pressioni psicologiche del vero grande sconfitto, Monti, che ha assurdamente mantenuto l’equidistanza fra lui e Berlusconi (che lo aveva fatto cadere dopo un anno di insolenze triviali) e fra lui e Bersani (che ha inghiottito rospi tremendi sulle politiche sociali). Infine dal punto di vista sostanziale, Bersani ha accreditato verso l’opinione pubblica l’immagine di un partito moderato, di centro, timido su quasi tutto, e quindi pronto a trattare su quasi tutto. Meno male che ha difeso il povero Vendola dalle pretestuose accuse di Monti (sempre più Mister Hyde: ma davvero credeva di poter far concorrenza a destra a Berlusconi?), che però dall’alleanza scomoda con Bersani ci ha rimesso qualche migliaio di voti. Per tutti questi errori da manuale –e soprattutto per la fiacchezza dei temi sostenuti in una campagna elettorale assai mogia e deludente tutta imperniata sui vari Letta, Bindi e Finocchiaro, che hanno fatto da tempo il loro... tempo, poco ci è mancato di riavere a Palazzo Chigi il Cavaliere. Passiamo al vero vincitore. Secondo me, l'esperienza Grillo è davvero unica e ci si scriveranno sopra dei libri di storia. E’ un leghista di nuovo tipo che sfonda dappertutto con consensi uniformi da nord a sud. Però non predica l’egoismo padano, ma qualcosa che, se visto nei particolari, è largamente condivisibile. D’accordo, lui è inguardabile per gente come noi abitata alle buone maniere, ma i suoi seguaci sembrano (sono) brave persone, giovani e, mi sembra di capire, in prevalenza laureati e diplomati senza lavoro fisso, che sulle Grandi Questioni dell’Umanità e dintorni - sulla casta, sui beni comuni, sull'ambiente, sui monopoli e il confitto di interessi - vogliono che alle troppe dichiarazioni generiche fatte in questi anni da un po' tutti (troppi) venga accompagnata qualche azione concreta. Non mi spaventerei neppure sull’antieuropeismo. Cosa ne penserebbe Spinelli oggi, di una Europa dove l’idea stessa di democrazia è stata completamente soffocata dal nodo scorsoio del fiscal compact e dal neoliberismo dei professori somari di Chicago? Se Bersani sarà illuminato potrà ben contare su di loro. Tenga conto Bersani che per lui un ricorso alle urne a breve tempo sarebbe fatale, e per Grillo sarebbe la vittoria definitiva.
Commento inserito da carlo troilo il 27.02.2013:
Ottimo, condivido parola per parola. Ma che tristezza
Commento inserito da José F. Padova il 27.02.2013:
Per uno come me, che da anni cerca di riferire come ci vedono da "fuori", il tuo commento è fresca aria di montagna. Mi fanno pena le prefiche di sventura che guaiscono bastonate. Ho il privilegio degli ultraottantenni: ne ho viste di molto, ma molto peggio, specialmente dagli otto ai tredici anni (1940-1945). Quindi guardo in giro con speranza per la generazione dei quarantenni, che Monti voleva "saltare" e che adesso ha parlato. E per i miei nipoti. Grazie. Aspetto con impaziente interesse quello che ci dirai su Giorgio il Magnifico.
Commento inserito da pierfranco pellizzetti il 27.02.2013:
Caro Enzo, ma siamo alla retorica demonizzatrice del radical chic? A chi ti riferisci quando riversi colpe infamanti su quegli intellettuali borghesi che flirterebbero con il malfamato “populismo”, ormai sinonimo di qualsivoglia nequizia? Con ciò si replica ancora una volta l’andazzo che svuota tale termine di ogni significato comprensibile, per farsi esecrazione: da identificativo del popolo in un ipotetico aggregato, depositario esclusivo di valori positivi, a generico sfasciarrozzismo. In effetti si vuol dire che i leader bollati come populisti sono degli inveterati demagoghi. Accusa legittima, ma da estendersi a chiunque affronti la sfida elettorale di intercettare voti (e – in questo senso – neppure Monti ha scherzato, anche in materia di tasse). E poi credo che nessuno degli intellettuali contro cui punti il dito sia davvero populista; soprattutto quelli di matrice liberale, intimamente elitisti. Quello che mi sembra ti riesca difficile capire (e interpreti come insorgenza populistica) è che il Paese sta esplodendo – o forse implodendo – mentre l’élite del potere, fattasi corporazione omologata e blindata, lavora solo all’autoperpetuazione. Tra l’altro presentandoci scenari ingannatori di una lotta tra Berlusconi e Bersani che tenterebbe (sempre più inefficacemente) di riportare il presunto conflitto tra Bene e Male entro i confini noti del gioco politico, teatralizzato nelle ventenalmente collaudate ripartizioni di ruoli. Confermo, Berlusconi è ormai una tigre di carta, visto che in cinque anni ha dimezzato i consensi. Il dramma è che quelli che pretenderesti ci liberassero dal grande corruttore, incartato nel suo inarrestabile declino, sono ancora più inconsistenti: pura cartavelina bersaniana. Il fatto è che – tra noi - troppo spesso si confonde Liberalismo con Perbenismo Benpensante, tutto stile e niente sostanza. Per cui appoggiamo in Lombardia il bravo ragazzo Ambrosoli, ennesimo parto della coazione a ripetere; per cui – a sinistra - si pretenderebbe di vincere scegliendo un naif di buone maniere e conservatorismo mite. Per cui, regolarmente, trionfano gli esponenti peggiori della corporazione. Purtroppo le lotte di liberazione non si fanno con le scarpette di lustrino ma con gli scarponi infangati. Sicché insisto a guardare con interesse il soggetto che i demonizzatori chiamano Antipolitica e gli osservatori meno impauriti dalle rotture in corso (penso a Stefano Rodotà) Altrapolitica. Vedo molto più potenziale liberante nel piede di porco che spalanca la porta del Palazzo delle corse immobili, da ruota del criceto nella gabbietta, di un ceto politico al lumicino che simula intenti per puro e semplice istinto di conservazione. Insomma - amico carissimo – il mio invito è quello di non chiudersi nel risentimento se il ruolino di macia del cambiamento non è vergato da Isaiah Berlin o da Norberto Bobbio. C’è da misurarsi con un disgelo da era geologica, che ha bisogno dell’impegno generale perché la riattivazione della partecipazione politica possa imboccare un corso positivo: da Antipolitica ad Altrapolitica, per diventare semplicemente Buona Politica.
Commento inserito da Michele Fianco il 28.02.2013:
Bellissimo, bellissimo soprattutto per come 'mi' hai ritratto - non votante che non si abbandona a Grillo (seppure non lo ritenga affatto un 'cialtrone', dubbi ne ho). Bello per la foto anni 50 della sinistra (che qualcuno ha già ribattezzato 'l'asinistra'). L'altro giorno, a proposito, la conferenza di Bersani sembrava una diretta dal consiglio comunale di Piacenza (se non siamo a Guareschi, poco ci manca). Bello in prospettiva sul presidente già 'ungherese' - ahinoi.
Commento inserito da alessandra il 28.02.2013:
condivido pienamente.
Commento inserito da fiorella salvadori il 28.02.2013:
L'elettorato italiano all'estero ha però promosso Monti e non Grillo, chissà perché , forse perché non guardiamo la tv italiana ?
Commento inserito da sen. vincenzo garraffa il 28.02.2013:
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum Dalla “gioiosa macchina da guerra” di occhettiana memoria alla “Unione” di Prodi ieri ed alla “Italia Giusta” di Bersani oggi questo PD con disarmante costanza continua a commettere gli stessi errori politici – o li commette consapevolmente fingendo una disdicevole ma più che sospetta occasionale casualità – le cui conseguenze sono ricadute nel passato e purtroppo continuano a ricadere sul nostro Paese e le sue Istituzioni e, soprattutto, sull’intera collettività nazionale. I risultati della recente competizione elettorasle, infatti, sono lo specchio fedele della miopia politica e dell’autoreferenziale arrogante incapacità della inamovibile casta dirigenziale di questo PD, un nuovo partito ma certamente non un partito nuovo, nato geneticamente malformato dalla fusione fredda di due vecchie chiese, quella cattolica della Margherita e quella post comunista dei DS, i cui rispettivi apparati hanno, ab initio, totalmente occupato coi loro utili idioti le strutture funzionali, organizzative e rappresentative di siffatto soggetto politico, con ciò tradendo i 3.5 milioni del popolo delle primarie che è stato escluso di fatto dal diritto di corretta e democratica partecipazione alla sue attività. Gli errori politici fondamentali ancora una volta recentemente commessi dalla imperante oligarchia di questo PD possono essere essenzialmente rappresentati: - al suo interno dalla difesa ad oltranza della continuità della componente conservatrice della vecchia classe dirigente – che ha in Bersani attualmente il proprio riferimento – che si è permicamente contrapposta alla discontinuità della componente riformatrice – che ha avuto in Renzi l’interprete del disagio dei riformisti di entrambi i poli – e che soprattutto correttamente intendeva interpretare il disagio socio-economico della collettività nazionale e delle sue classi più fragili in particolare verso il regime (s)partitocratico conservatore della seconda repubblica. - al suo esterno, forse anche per la nota e “datata” preoccupazione di non essere scavalcato a sinistra, dalla ripetitiva ricerca di una saldatura con il soggetto politico di riferimento di una sinistra conservatrice, più onirica forse che dogmatica – SEL – che di fatto ha determinato una sua deriva ancor più conservatrice e certamente antitetica alla realizzazione di quelle improcrastinabili riforme strutturali richieste e sollecitate dall’Europa e di quella politica di sviluppo e di crescita dell’economia reale indispensabile per alimentare un welfare degno di un paese civile e moderno. Non ho motivi di dubitare che Bersani sia una persona per bene ma che il segretario di un partito (sedicente democratico) – nel cui ruolo si è di fatto rivelato un fiero avversario della discontinuità dal regime (s)partitocratico della seconda repubblica – che perde oltre tre milioni di voti in una competizione elettorale continui ad ostinarsi a fare il Premier di un governo senza avere adeguate condizioni di governabilità invece di dimettersi all’indomani della sconfitta elettorale lo ritengo francamente ed arrogantemente presuntuoso. Sia chiaro infatti che i circa 8.5 milioni di cittadini che hanno votato il M5S - all’incirca la somma dei voti perduti dal PD e dal PDL assieme – altro non rappresentano se non quella considerevole fetta della collettività del nostro Paese che ha rifiutato e che intende mandare definitivamente a casa ed annientare il regime (s)partitocratico conservatore della seconda repubblica, oggi fortunatamente più che mai ai titoli di coda, e sarebbe un altro gravissimo ed imperdonabile errore una ipotesi che vorrebbe prevedere un governo di grossa coalizione sostenuto dalla somma algebrica e da un ennesimo inciucio di potere tra il PD ed il PDL. Per qualsiasi scelta di governo onestà intellettuale e politica dovrebbe imporre al nuovo Parlamento l’indispensabile coinvolgimento di quel soggetto politico che rappresenta la componente riformatrice – gli 8.5 milioni di elettori – del nostro Paese, sia essa di centro-destra che di centro-sinistra, componente che si è riconosciuta nel M5S, che fa bene a non dichiararsi disponibile per accordi di potere ma al quale per contro debbono con chiarezza indicarsi la indiscutibile collocazione e vocazione europeistica dell’Italia e l’obbligatorietà del mantenimento degli impegni economico-finanziari assunti dal nostro Paese. All’ostinato atteggiamento conservatore di questo PD deve anche addebitarsi la responsabilità dell’accresciuta patologica bulimia di potere del pifferaio magico di Arcore al quale un avversario tutt’altro che imbattibile ha solleticato la nuova “discesa in campo” per coltivare il suo illiberale disegno politico e la difesa della illegalità e dei suoi interessi personali ed imprenditoriali in piena sinergia con l’egoismo secessionistico della Lega Nord. Se le riflessioni sopra espresse sono aderenti alla realtà cosa potrebbe proporsi da soggetti – individuali e collettivi – liberal-riformisti d’ispirazione azionista ai quali mi dichiaro di appartenere per la mia cultura mazziniana? Personalmente credo che talune esperienze non debbano essere vanificate e vadano salvaguardate; mi riferisco in particolare alla discontinuità di Renzi all’interno del PD, alla “Scelta civica” di Monti (pur se debbono addebitarsi al suo governo taluni indiscutibili errori tra i quali il più pesante sul piano sociale è certamente stato quello riguardante i tagli lineari della spending review) ed a “Fare per fermare il declino” di Silvia Enrico i cui contenuti progettuali sono condivisibili. Credo pertanto che sia urgente e maturo il tempo che i veri liberal-riformisti, in qualunque formazione abbiano militato o stiano militando possano e debbano incontrarsi per condividere ed armonizzare i contenuti di un’unica proposta politica alternativa alle componenti conservatrici ed oniricamente autoreferenziali di una destra illiberal-secessionista rappresentata dall’asse PDL-Lega Nord e di una sinistra antagonista, e ciò soprattutto perché l’ingovernabilità del nuovo Parlamento potrfrebbe in un arco di tempo contenuto portasre il Paese a nuove elezioni. All’interno di un’agorà riformista, infatti, sarebbe auspicabile che potesse realizzarsi la convergenza delle componenti riformiste di Renzi e Civati del PD, di Monti e della sua Scelta Civica, di Silvia Enrico e del movimento Fare per fermare il declino, soggetti che potrebbero altresì intestarsi congiuntamente un confronto costruttivo col M5S al quale va dato atto e merito non soltanto del mero prestigioso risultato della competizione elettorale ma soprattutto delle istanze di quella non trascurabile componente della collettività nazionale della quale esso oggi è legittimamente testimone. Quanto sopra espresso vuole pertanto rappresentare anche un appello che intendo lanciare congiuntamente e disgiuntamente a Critica Liberale, al Sen. Monti, a Silvia Enrico, a Matteo Renzi ed a Pippo Civati, ciascuno per il ruolo rivestito, dichiarandomi disponibile alla collaborazione per la sua realizzazione. tel. 348 5103705
Commento inserito da Giorgio Campilongo il 03.03.2013:
Mi sembra che nella situazione odierna più che mai la vostra proposta di una politica dei due tempi - e gli 8 punti di "restaurazione istituzionale-democratica" costituenti il primo tempo - sia attuale e necessaria. Il problema è se esisterà una maggiornanza in parlamento consapevole per attuarla.
Commento inserito da antonio il 03.03.2013:
Trovo la tua disamina fuori dal tempo, più di un ottantenne che ha votato Berlusca con il rimborso IMU in mano o dello stesso ottantenne che è andato alle primarie a votare Bersani che gli da sicurezza. Il messaggio degli italiani è stato forte e trasversale, occorre cambiare ed 1 su 4 degli elettori l'ha espresso chiaramente, come? Votando consapevolmente l'inconspevole conseguenza del voto dato a Grillo che con l'urlo "tutti a casa" e "siete corcondati" ha fatto la sua campagna elettorale. Forse l'unico cialtrone, perchè l'altro è un furbo truffatore, è proprio colui che tu hai consigliato di votare. Non solo, oggi il PD ha anche il coraggio di richiamare alle sue responsabilità Grillo e questo mi fa proprio ridere. La realtà che quel 25% non ha fatto nessuna analisi, ha seguito un capo rivoluzionario che ha come arma in mano l'uso della comunicazione. Come ogni comandante di una rivoluzione combatte a vista per arrivare all'obiettivo e se tra i suoi ci sono alcuni che non capiscono la logica della "guerriglia" vedi Salsi e Favia è giusto che vengano messi da parte. Storicamente a capo di una rivoluzione ci sono stati solo dittatori o sbaglio? Ultima cosa, la speranza che si possa veramente snellire la macchina legislativa in tutti sensi, sia nel numero dei parlamentari che nella burocrazia. Il '48 è lontano, il 2013 è il nostro tempo ed ha tempi e spazi completamente diversi, la paura delle dittature del 900 non dovrebbe più far parte del nostro dna, ci saranno nuove dittature non violente sperando che siano brevi ed illuminate, se no diventiamo l'Egitto.
Commento inserito da valerio giannellini il 04.03.2013:
nel prossimo articolo scrivi pure quanto ha incassato e incassa Napolitano per le sue prestazioni politiche, e se ha mai parlato contro la truffa dei rimborsi elettorali promossa in prima linea dal suo immarcescibile partito che ha sputtanato, dopo la parola "compagni", ora anche l'aggettivo "democratico"