stefano pietrosanti
Nessun commentoCredo che l'esistere coincida con l'opporre, all'indeterminata pressione degli eventi, una controspinta decisa, faticosa, che tenda a trovare lo spazio a ciò che siamo nell'ordine degli eventi e – se possibile – a ordinare tutto ciò che di indeterminato entri in contatto con noi secondo schemi ragionati cui poi va applicato un metodico dubbio; tutto questo, nel suo ripetersi, penso sia necessario al semplice mantenersi umani.
Sotto questo profilo, siamo fintanto che non ci distraiamo, fintanto che applichiamo questa pressione, fintanto che diamo una forma a ciò che ci circonda e non ci "conformiamo". Proseguendo il ragionamento, le strutture pubbliche tramite cui si esprime la vita sociale non sono altro che un ripetersi sotto una più ampia specie della stessa dinamica, per cui ci si conforma a un disegno comune – possibilmente co-determinato – proprio per ricondurre a una forma ciò che altrimenti sarebbe ingestibile. E, allo stesso modo che le persone, se le entità sociali smettono di opporre al flusso della storia una loro resistenza determinante, vengono sommerse, si sgretolano per una sorta di ineluttabile consunzione.
Così oggi è l'Europa delle paure meschine, che si è distratta e sente le barriere rialzarsi ai confini come un prurito nel sonno irresponsabile, mentre in un Parlamento che dovrebbe vivere del più antico richiamo alla giustizia, alla libertà e alla democrazia del mondo, siede un sempre più consistente numero di somministratori di sonniferi ripugnanti. Perché questo sono i partiti aderenti al PPE che pur di governare si appoggiano a forze retrive: avvelenatori. Il richiamo di questa nuova reazione, di questa così detta destra democratica, pare pieno di buon senso, di forza, di decisione, ma in verità è solo una ninna nanna becera.
"Liberiamoci dei vincoli che ci legano come Stati, torniamo alla libertà di seguire la condotta preferita da ogni singola Nazione" ripetono sotto varie forme questi signori, come fosse un richiamo alla libertà. Guardiamo la realtà dei fatti, invece: il grande organismo europeo, mai degnamente completato ma comunque in piedi, impone obblighi alle comunità statali che lo compongono in favore degli individui che compongono queste comunità. Nessun cittadino dovrebbe più essere sottoposto alle forche caudine della frontiera nella sua casa continentale, suggerisce lo "spirito" dell'Europa, il che ha per controparte la necessità di coordinamento degli Stati membri tra di loro, la fine della libertà di questi di decidere liberamente su alcuni ambiti. Se qualcuno parla di libertà quando vuole reintrodurre le frontiere, parla in modo disonesto – e queste forze reazionarie sono prima di tutto disoneste, sono in malafede perché ancora troppo deboli per parlare davvero chiaro –dovrebbe avere il coraggio di dire chiaro "libertà per la specifica comunità" e "comunità per come è stata ancestralmente disegnata dalla tradizione, da una qualsivoglia divinità, dal caso o dalla storia, non dai singoli uomini per loro scelta".
Invece si parla fumosamente di libertà e l'Europa nel sonno mugugna "sì" e si gira dall'altra lato. E' però vero che i singoli uomini che compongono il corpo elettorale del Continente spesso votano questi avvelenatori, a volte in massa e certo non è possibile che così tanti milioni di persone siano di colpo instupidite, non colgano i messaggi sublimali che pervadono la predicazione della nuova destra. Infatti non è così, i cittadini capiscono, a volte inconsciamente, ma capiscono, però non riescono a reagire in quanto quei messaggi sono associati a una promessa altrettanto tacita: "noi vi ridaremo un padre, un ordine, un senso".
Per gli abitanti di un Continente che è stato silenzioso campo di guerra per potenze globali lungo sessant'anni della sua storia recente, questa è una promessa invitante pur nella sua mancanza di logica. Perché un orfano affidato a famiglie d'adozione - bene o male che queste si siano comportate – è sempre affascinato dal richiamo delle radici negate, dal ristabilire un ordine solo sognato, da ritrovare il generico padre che riordini torti veri e presunti. Il problema è che il padre non c'è più, non ci può essere. Questo servirebbe a tutta l'Europa oggi: qualcuno che dicesse forte e chiaro che di padri non ce ne sono, fantasticherie come la patria etnica sono stamberghe ideali destinate a crollare e così, mettendo con l'inganno le spalle degli europei sotto le loro travi, si finisce solo per spezzarne le schiene, per forgiare un popolo sempre più invertebrato. Gli Europei non potranno mai più avere padri, l'omogeneo ordine che forse hanno sfiorato nella belle époque, ma potrebbero costruire ancora qualcosa di grande assieme, potrebbero prendersi la responsabilità di un futuro.
Perché il cammino verso la libertà di ognuno e una crescita, non un ritorno; è la lotta contro la gravità del nuotatore spinto sul fondo del mare, un guadagnarsi l'aria con disperazione e sempre continuando a nuotare, non ha niente in comune con l'acquietarsi all'ombra, con un riposo. Una sola cosa può veramente uccidere l'Europa, e con questa l'unico grande futuro che ci è rimasto: lo scodarsi che la libertà non è un sedersi, o un frapporre distanze, ma un'emersione.
{ Pubblicato il: 25.05.2011 }