Trovo ineccepibili le Tue considerazioni, a condizione che ci si renda bene
conto che la dimensione della “questione laica” è politica, e non culturale.
Le difficoltà di quell’area politica che un tempo si chiamava, forse
impropriamente, “laica”, hanno origini essenzialmente endogene e dovute
all’insipienza politica di liberali, repubblicani, radicali, socialisti. Non
ha senso prendersela con chi ha propugnato sempre l’obbidienza all’una o
all’altra chiesa o, peggio ancora, a tutte e due le chiese insieme. Né ha
senso addebitare le cause della propria inesistenza al fenomeno
berlusconiano. Le ragioni di un fallimento politico non stanno mai negli
avversari e nei diversi da te, ma nella tua incapacità o non volontà di
condurre battaglie politiche. Dalla fine della prima repubblica, i
cosiddetti laici, sempre concordi nell’esser divisi e conflittuali tra loro
e nel cercare vie individuali o notabilari per tentare in un modo o
nell’altro di assicurarsi qualche parvenza di sopravvivenza personale, hanno
preso parte ad ogni sorta di alleanza: tutte invariabilmente caratterizzate
dall’esser capeggiate da forze o figure che avevano ben altre storie. E ciò
per non parlare dei cialtroni che si sono venduti a Berlusconi (a poco
prezzo: Di Gregorio è stato più abile).
Per queste ragioni, credo che, se è vero che la questione è più politica
che culturale, e quindi che non sia sufficiente il costruire una rete di
Circoli, Clubs, Fondazioni che nella migliore delle ipotesi produrrà
qualche bel convegno e molte giaculatorie sulla triste sorte di nobili
decaduti, è anche vero che un tentativo politico che cerchi di inseguire e
rimettere insieme in termini tradizionali i rottami più o meno notabilari di
quel che fu non possa avere alcuna prospettiva ed alcuna attrattiva
sull’opinione pubblica.
Occorrerebbe invece riuscire a collegare tra loro, in una forma politica del
tutto innovativa e tale da salvaguardarne l’autonomia e la vivacità,
esperienze ed iniziative di associazionismo politico-culturale ed esperienze
di associazionismo tematico e di scopo, collocandole in un rapporto non di
sudditanza con l’unico partito politico oggi presente in Parlamento e che,
per storia e tradizione, per via del fatto di recepire largamente istanze di
libertà e di giustizia sulle quali liberali e socialisti possano convergere,
senza svuotarle affiancandovi istanze del tutto diverse, e soprattutto per
via della manifestata disponibilità a tale rapporto. Tale partito, oggi, è
il PSI. Né è pensabile il poter fare a meno di uno strumento partitico, se
si vuole dare sostanza politica in termini di iniziative e battaglie nel
paese e nelle istituzioni.
Come sai, una proposta in tal senso, risultato di discussioni avute con il
Segretario del PSI, è stata abbozzata da alcuni amici che fanno capo ad
Alleanza Lib-Lab e/o ad associazioni e movimenti tematici, tra cui il
sottoscritto.