elisa ferrero
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E' stata finalmente annunciata la fine del coprifuoco per il prossimo 15 giugno, piccolo segno di ritorno alla normalità. Il coprifuoco, ormai in vigore solo per poche ore della notte, era stato istituito il 28 gennaio, il giorno della collera, dopo che la polizia si era ritirata dalle strade e l'esercito l'aveva sostituita. Da allora, era stato progressivamente accorciato, ma mai completamente cancellato.
In questo clima di relativa calma, almeno secondo i parametri di una rivoluzione, procede il confronto serrato tra forze islamiste e secolari. Questa volta l'occasione è stata un simposio tenutosi presso il Cairo Institute for Human Rights Studies. L'argomento di dibattito è sempre la nuova Costituzione e la tempistica dei passaggi fondamentali per la costruzione di uno stato democratico. I secolaristi continuano a sostenere la necessità di scrivere la nuova Costituzione prima delle elezioni parlamentari, e quindi anche presidenziali, lavoro che dovrebbe essere effettuato da una commissione di esperti in materia. Per i secolaristi, infatti, le elezioni del nuovo Parlamento possono avvenire in maniera realmente democratica e trasparente solo in presenza di precise garanzie costituzionali, che la vecchia Costituzione, di fatto ancora valida dopo il suo emendamento, non conterrebbe. Gli islamisti, dal canto loro, affermano che riscrivere la Costituzione prima delle elezioni significherebbe rendere nullo il referendum del 19 marzo, in netto contrasto con la volontà popolare che ha approvato in maggioranza gli emendamenti costituzionali. I secolaristi, naturalmente, replicano che la procedura con la quale è stato istituito e preparato tale referendum non ha avuto niente di democratico. L'esercito, infatti, ha affidato lo studio degli emendamenti ad una commissione non rappresentativa di tutte le forze politiche e tutti i movimenti rivoluzionari, fortemente sbilanciata, oltretutto, sulle posizioni islamiste. Inoltre, gli articoli emendati sottoposti a referendum sono stati solo otto, poi il Consiglio Militare ha emanato una dichiarazione costituzionale temporanea che ne includeva molti di più, decidendo arbitrariamente. E il dibattito continua.
Intanto, tuttavia, i Fratelli Musulmani hanno visto riconoscere legalmente il proprio partito, Libertà e Giustizia. E' il secondo ad essere riconosciuto, dopo il partito al-Wasat, anch'esso di tendenza islamista. Tale riconoscimento, in qualche modo, segna ufficialmente l'uscita dall'illegalità della Fratellanza e rappresenta dunque una data storica. Ma i Fratelli Musulmani hanno avuto anche di che recriminare in questi giorni. Un sondaggio della Abu Dhabi Gallup, infatti, ha rivelato che il favore goduto dalla Fratellanza tra la popolazione egiziana si aggirerebbe attorno al 15%. I Fratelli Musulmani si aspettavano una percentuale almeno doppia e non sono stati affatto contenti di questa cifra così bassa, criticando la scientificità del sondaggio. In effetti, la ditta ha inesplicabilmente preso in considerazione solo quattro partiti, trascurandone ventiquattro. Sempre secondo il sondaggio, l'ormai sciolto Partito Nazional Democratico godrebbe ancora di un favore corrispondente al 10% della popolazione, il Wafd (il partito liberale nazionalista) avrebbe il 9% e il Wasat il 5%.
Un'altra notizia importante, diffusa oggi dai giornali, è stata la dichiarazione del governo di voler sciogliere tutte le assemblee amministrative locali tra due settimane. Questa era una delle richieste più insistenti avanzate dalla piazza, perché i consigli locali sono centri di potere e corruzione dominati dal PND, rimasti integri dopo la destituzione di Mubarak. Il loro scioglimento sarà un passo decisivo sulla via della democratizzazione.
Si sta anche prendendo in seria considerazione l'abolizione del ministero dell'informazione, uno dei ministeri più sotto accusa, assieme a quello degli interni, dei quali si chiede da tempo una drastica riforma. Si pensa di sostituirlo con un'autorità per la radio e la televisione ancora da definirsi. In molti vorrebbero un'autorità completamente indipendente, sul modello britannico.
E oltre al mondo dell'informazione, è di nuovo attaccata anche la polizia, con l'emergere di nuovi casi di violenze su cittadini inermi (secondo i testimoni oculari). Il conflitto tra forze dell'ordine e popolazione sembra non avere fine, nonostante esista, persino all'interno della polizia, un movimento di riforma e rieducazione ai diritti umani. Qualche giorno fa è uscita la notizia che sarebbe stata la polizia italiana ad addestrare la nuova polizia egiziana, per saldare un debito con l'Egitto. I commenti non sono stati positivi. Il giornale al-Ahram, infatti, ha definito la polizia italiana come la più brutale d'Europa, con riferimento, in particolare, ai fatti del G8 di Genova (se non ci credete leggete qui: http://english.ahram.org.eg/NewsContent/3/12/13335/Business/Economy/Brutish-Italian-police-to-train-Egyptian-police-in.aspx). Un blogger ha ironicamente commentato: "L'Italia ci deve dei soldi e in cambio riceviamo questo?".
Finisco, tuttavia, con una bella notizia. Il primo ministro Sharaf, questa sera, inaugurerà la nuova chiesa di Imbaba, ristrutturata in seguito all'incendio causato dalle violenze confessionali di qualche settimana fa, contro i cristiani del quartiere. E speriamo che, d'ora in poi, tali incidenti si prevengano, invece di porvi rimedio dopo.
{ Pubblicato il: 07.06.2011 }