Non vogliamo mitizzare il modello milanese e aspettiamo quindi, per ben giudicare, di vedere le prime concrete realizzazioni della giunta Pisapia. Ma la partenza ci sembra ottima e tale da essere presa come modello per quella alternativa politica nazionale di cui molto si discute dopo la vittoria nei referendum e ancor più si discuterà nei prossimi mesi. Le prime mosse del sindaco di Milano ci sembrano un buon esempio di quel riformismo liberale che nulla ha a che vedere con gli schemi ideologici del neoliberismo. Il sistema economico italiano ha bisogno di riforme incisive e queste possono fatte soltanto da chi non ha paura di incidere su taluni privilegi corporativi e al tempo stesso sa che non si può cambiare la situazione stagnante del paese senza una leale collaborazione con le forze produttive. La giunta Pisapia ci mostra come sia possibile mettere assieme una coalizione molto ampia dalla sinistra al centro, valorizzando le competenze, limitando l’ingerenza dei partiti, cambiando quello che c’è da cambiare senza intenti punitivi, ma con il solo obbiettivo di esigere il rispetto di regole uguali per tutti. Il finto riformismo berlusconiano è partito da Milano, quello vero, che dal federalismo repubblicano e non secessionista di Cattaneo giunge fino alle esperienze migliori del socialismo liberale del secolo scorso, può ancora dalla metropoli lombarda prendere il suo slancio.

{ Pubblicato il: 15.06.2011 }