Confesso di essere sbalordito e angosciato di fronte a tutte le manovre in corso per salvare Berlusconi dalla condanna che gli è stata inflitta da ben tre tribunali legittimamente costituiti e con tutte le garanzie prevista dalla legge per la tutela dei diritti degli imputati. Che in questa vicenda sia coinvolto lo stesso presidente della Repubblica, il quale deve “rispondere” a Berlusconi, come se i due si trovassero sullo stesso piano morale e giuridico, la dice lunga sulla situazione miserabile in cui si trova ormai lo Stato italiano, dove il suo capo deve trattare alla pari con un condannato, ricevere i suoi emissari, e giustificarsi non si sa bene di cosa. Vi immaginate se uno di noi, condannato per gli stessi reati di Berlusconi, osasse chiedere di essere trattato nel modo privilegiato preteso dal cavaliere? Lo prenderebbero per matto ed eseguirebbero immediatamente la sentenza senza tenere in alcun conto le sue ridicole pretese. Vedremo che cosa dirà il Quirinale, che risposta darà all’arroganza di Berlusconi e dei suoi sostenitori. Certo è che si sta giocando una partita molto pericolosa, perché se dallo stesso capo dello Stato venisse un segnale esplicito che la legge non è uguale per tutti, questo sarebbe l’otto settembre della democrazia repubblicana e Napolitano e il suo governo perderebbero il rispetto di tutti gli italiani onesti.