giovanni la torre
Nessun commentoDopo Galan, Crosetto. Il centro destra è sempre più convinto che Tremonti stia alla testa di un complotto per far cadere il governo attuale e sostituirlo con uno guidato dal Genio, ovviamente con l’appoggio dell’opposizione. L’attacco dei due esponenti berlusconiani è stato un crescendo di invettive e, cosa che ci interessa di più, di “rivelazioni”. Infatti mentre Galan si era limitato a dire che Tremonti esagerava il rischio Italia per portare avanti una sua personale politica economica, Crosetto è andato giù duro, e non tanto perché ha detto che Tremonti ha bisogno di uno psichiatra ma per un paio di altre cosette. La prima è che mentre negli altri ministeri venivano attuati i famosi tagli lineari in quello di via XX settembre si continuava a spendere. La seconda, che le manovre che Tremonti presenta nei consigli dei ministri consistono in una semplice “cartellina vuota” che viene “approvata” per poi essere riempita dal ministro dell’economia in piena solitudine. La terza che Tremonti in questi anni ha disposto “migliaia di nomine” senza consultare nessuno. Ma la considerazione più interessante, che avremmo gradito fosse stata fatta anche da qualche esponente della sinistra (politica e giornalistica), è questa: “in questi tre anni ha fatto di tutto per tenere in vita il malato Paese, ma l’ha fatto tenendolo in coma farmacologico”. Come si fa a non dare ragione a una simile affermazione, anche se fatta da qualcuno che sfascerebbe volentieri il bilancio dello stato? Il governatore Draghi ha detto nelle sue Considerazioni Finali, e lo ha confermato Giuliano Amato in una recente intervista, che se l’Italia avesse una crescita del 2%, anziché dell’1%, la famosa manovra di 40 miliardi sarebbe superflua. Non dico che quella crescita sarebbe facile da raggiungere, ma vi risulta che Tremonti ci abbia provato? Che abbia almeno posto il problema per una discussione aperta? Niente di tutto questo è stato fatto, anzi pare non abbia neanche un economista vero nel suo entourage con cui potersi consigliare, e questo per il semplice motivo che il problema non se lo pone proprio. Si tratta di una conseguenza del suo carattere minimalista da “piccolo mondo antico” e da bottegaio con la partita Iva: se “la cultura non si mangia”, figuriamoci l’economia che è piena di concetti indigesti. Ora, ci chiediamo come facciano certi Pddini a invocare ancora un governo Tremonti. Forse pensano che di loro, che sono più bravi, avrà più rispetto e porrebbe sul tavolo cartelline piene? Ma se non lo fa da ministro lo farebbe da capo del governo? Il problema, come abbiamo più volte detto, è che quello è un atteggiamento connaturato al carattere della persona. Tremonti si trova a disagio con la complessità, e discutere vuol dire proprio avere a che fare con la complessità delle diverse posizioni da cui poi trarre una sintesi. E così questo suo limite ci ha portati nell’attuale vicolo cieco che impone, in assenza di crescita, sempre nuove manovre e, paradossalmente, ad “avere sempre ragione”. Di questo circolo vizioso dobbiamo essere grati a tutti coloro che in questi anni ce lo hanno presentato come il “genio”, a destra e a sinistra. Ma se certi Pddini si comportano da ingenui, chi invece non è affatto ingenua è Repubblica, che insiste nel dire a Tremonti: “ricordati degli amici”. Nel numero in edicola il 27 sono riportati i dati di alcuni sondaggi che vengono richiamati in prima pagina, ma qui non viene indicata la tabella che attesta che il Pd ha sorpassato il Pdl, questa è relegata all’interno, ma la tabella che “dice” che il leader più gradito è il Genio (secondo la Bonino). Ma andiamo a vedere come è stata costruita questa tabella: “che voto darebbe da 1 a 10, a …? (val. % di quanti esprimono una valutazione da 6 a 10)”. Quindi alle persone è stata data una lista di personalità ad ognuna delle quali poi è stato dato un voto. Su questo sistema vanno dette alcune cose. La prima, che sa ogni sondaggista, e che una volta l’ha detta lo stesso Diamanti a proposito dei sondaggi di Berlusconi, è che la vera sufficienza comincia dal 7 e non dal 6, e questo per il semplice motivo che l’interpellato, a meno di antipatie particolari, il 6 non lo nega a nessuno. La seconda è che, proprio per quanto appena detto, i leader veri conseguono da un lato voti alti da parte dei sostenitori e dall’altro voti bassissimi da parte degli avversari, e quindi la percentuale di coloro che hanno dato almeno 6 è più bassa. Il problema è che quando si va a votare si mette la croce su un leader solo, non si dà un voto a una lista di personaggi, e lì quelli che contano sono i sostenitori. Insomma si è trattato di un sondaggio fatto da Repubblica proprio per fare venir fuori che Tremonti è il “più amato dagli italiani”. Certo se si continua a indicarlo, contro ogni evidenza, come il genio che può tutto e che capisce tutto, può darsi che un giorno arriverà a essere veramente il più votato, sempre che qualcuno lo candidi. Purtroppo anche sulla montatura mediatica di Tremonti siamo costretti a riferire il giudizio di una persona del centro destra, di Berlusconi in persona. Come riportato proprio da Repubblica: “In cima alla lista dei propositi della nuova fase, il cavaliere ha piazzato due cose che ritiene abbiano finora GONFIATO la reputazione del ministro dell’economia”. Le “due cose” sarebbero il parlare con l’opposizione e con i direttori dei giornali. Anche questo avremmo gradito fosse stato detto da qualcun altro.
{ Pubblicato il: 28.06.2011 }