alessandro litta modignani
1 commentoRicordate gli intellettuali “organici” ? Negli anni dell’egemonia politica e culturale del PCI, molti giornalisti e docenti in cerca di approdo ne sostenevano il predominio, pur non dichiarandosi apertamente comunisti. Amavano definirsi “indipendenti di sinistra” o meglio ancora “intellettuali organici”, nobilitando il loro ruolo di reggicoda con la celebre definizione di Antonio Gramsci. Oggi il PCI non c’è più, ma gli intellettuali organici non hanno perso il vizio di presentarsi proni al potente di turno. Ora l’egemonia politica (sullo Stato, non certo nella società) è esercitata dalle gerarchie ecclesiastiche e una parte della cultura sedicente “liberale”, quella più debole e subalterna, si prostra e si adegua. Questa tendenza neo-clericale trova la sua più evidente e preoccupante espressione nella linea politico-editoriale del “Corriere della Sera”. Una ricerca sistematica sulle raccolte degli ultimi anni produrrebbe un’antologia in più volumi. Per restare alle polemiche di questi giorni, è davvero esemplare l’editoriale di lunedì 22 agosto, a firma di Aldo Cazzullo.
“E’ impossibile non notare i segni della centralità della Chiesa” sostiene costui. Veramente è impossibile non notare il contrario: i matrimoni sono in calo drastico e di più quelli celebrati in Chiesa; le nascite sono crollate e di più i battesimi; preti e suore sono ormai introvabili e bisogna reclutarli in Africa e Sudamerica, come le colf e le badanti; in tema di divorzio, aborto, contraccezione, sessualità, omosessualità, eutanasia eccetera, i cattolici – quelli italiani e gli altri – vivono in maniera difforme e spesso opposta a quella prescritta dalle gerarchie ecclesiastiche. E’ il famoso “scisma sommerso” teorizzato da Pietro Prini: le indicazioni del Papa restano lettera morta perché estranee al “sensus fidelium”. Cazzullo invece sostiene che la Chiesa sta ferma, “rivendicando l’integrità della dottrina” e “il mondo le sta andando incontro”: una rappresentazione completamente rovesciata della realtà, messa in scena ad arte solo nel salotto fittizio di Bruno Vespa.
L’editoriale ricorda poi il “fallimento morale e politico del berlusconismo”, che chiama inevitabilmente in causa la Chiesa per l’appoggio “più o meno esplicito” fornito al Cavaliere: un elegante eufemismo per ricordare la legge 40, fatta letteralmente a pezzi dalla Corte costituzionale, e la vergogna del decreto ad horas per accanirsi sulla “vita obbligatoria” di Eluana Englaro. A questo imbarazzante inconveniente, assicura Cazzullo, penserà la sua “nuova generazione di cattolici” auspicata da Ratzinger. E’ dunque questo il progetto politico laico e liberale del “Corriere della Sera”?
Per concludere, Cazzullo descrive la “crescita della leadership morale del Cardinale Angelo Bagnasco” e auspica che la Chiesa faccia il “bel gesto” di pagare le tasse sulle attività commerciali, anche per mettere a tacere “le accuse o anche solo il sospetto che – talora ! – le gerarchie possano essere condizionate da ragioni di convenienza”. Già. Quando mai, nella storia, un Papa o un Cardinale hanno agito secondo convenienza e non per la maggior gloria del Signore? Che anima candida, questo Cazzullo.
Un altro editorialista del “Corriere”, non da meno, è l’ex direttore Piero Ostellino, che si fa intervistare dal giornale dei vescovi “Avvenire” e dichiara che bisogna versare per intero l’otto per mille alla Chiesa, perché “pacta sunt servanda”. Veramente, caro Ostellino, in quel patto c’è scritto che i risultati sarebbero stati sottoposti a revisione dopo tre anni. Di anni ne sono passati più di 20 e nel frattempo il gettito è quintuplicato, ma di revisione neanche l’ombra. Pacta sunt servanda, appunto, lo dice Staderini.
Ostellino, che si qualifica come liberale, ricorda crocianamente che “la dottrina della libertà e dei diritti individuali è debitrice dell’insegnamento di Gesù, al di là della fede in Dio” ma omette di aggiungere che, per contro, quella stessa dottrina liberale è storicamente creditrice nei confronti della Chiesa di Roma, per importi anche maggiori. Basta sfogliare qualunque libro di storia.
“Non c’è ragione per la quale la Chiesa non possa fare sentire la sua voce ed esprimere le sue opinioni” tuona Ostellino: e chi lo contesta ? Semmai è una questione di misura. Le gerarchie oggi godono di una sovraesposizione mediatica enormemente superiore all’effettivo seguito nella società e al gradimento del pubblico. Questo è il problema, ma Ostellino invece se la prende con i Radicali, colpevoli di voler fare pagare le tasse al Vaticano (cosa che, per la verità, è costretto a sostenere anche Cazzullo). “I Radicali sono un’estremizzazione dei principi liberali”.
No, caro amico, i Radicali sono solo dei liberali un po’ più coerenti degli altri, quelli per cui “vi sono momenti nella storia in cui Parigi non vale una messa”, come disse proprio Benedetto Croce al Senato votando contro il Concordato del 1929. Di pseudo-liberali, di quelli che ci hanno regalato il clerico-fascismo, l’Italia è sempre stata piena, nel ’22 come oggi. Gli intellettuali liberali avrebbero il compito di difendere la laicità dello Stato, invece molti di loro abdicano ai propri ideali e al dovere di dire la verità, come dimostra un “Corriere della Sera” che, da grande giornale della borghesia italiana, si trasforma ogni giorno che passa in un docile strumento al servizio di nuove forme di clericalismo.
{ Pubblicato il: 26.08.2011 }