giovanni la torre
Nessun commentoScusate se ho tardato qualche giorno questa volta per rifarmi vivo, ma c’era grande attesa per l’intervento del Nostro a Castel Gandolfo al convegno Acli e poi a Cernobbio al Forum Ambrosetti. L’attesa era avvertita soprattutto dal sottoscritto, il quale era certo che il Genio avrebbe colto l’occasione per sparare un’altra mitragliata di ca …, di ca …, di casistiche (scusate, ma neanche questa volta mi veniva la parola) nuove per capire il mondo in cui viviamo e per aprire al nostro paese orizzonti di crescita economica e sviluppo culturale. Sabato alle Acli aveva già “volato alto”, come amano dire di lui i giornalisti italiani, enunciando questo grande principio “La crisi è la fine dell’illusione che noi occidentali, essendo alti, biondi con gli occhi azzurri e una storia civile gloriosa, possiamo vivere meglio degli altri”. Ecco queste sono le analisi che fanno capire bene l’eziologia della crisi, che fanno invidiare il nostro popolo per avere cotanto ministro e fanno cantare i nostri giornali, i quali pendono da questo “raffinato intellettuale”. Gli stessi storici economici hanno dovuto di corsa rivedere le loro teorie sull’origine del capitalismo e della Rivoluzione Industriale inglese. Gli scritti di Marx, Sombart, Weber sono stati di colpo cestinati. L’improvvisa crescita economica dell’Europa e dell’Occidente alla fine del XVIII secolo non troverebbe la sua origine nelle enclosures di Marx, nell’intraprendenza della borghesia di Sombart, nell’etica protestante di Weber bensì starebbe, secondo il Genio, nel fatto che gli occidentali erano “alti e biondi con gli occhi azzurri”. Ora attendiamo una necessaria integrazione che spieghi il primato economico nell’antichità che gravitava sulle coste del mediterraneo e prima ancora sulle rive del Nilo, dove notoriamente abitavano persone con tratti somatici un po’ diversi. Ovviamente anche a Cernobbio ha “volato alto” (lui ha una sua quota di crociera che non molla mai altrimenti cadrebbe nella banalità di noi comuni mortali) e ha paragonato l’attuale situazione europea a quella di Versailles alla fine della prima guerra mondiale: "Temo, nello scenario che si sta evolvendo, una Versailles al contrario. Cioè a dire quegli elementi di ottusità che a Versailles furono esercitati contro la Germania, sembrano ora manifestarsi nella direzione opposta". Ottimo! E’ così che un ministro parla del comportamento di un alleato del proprio paese del cui aiuto si ha bisogno come il pane: “ottuso”, che Frattini impari. Come pure il suo insistere sugli eurobond pubblicamente in maniera solitaria (“gli eurobond è un’idea gloriosa. O si fanno gli eurobond o ci saranno grandi criticità” ha ribadito per l’ennesima volta a Cernobbio), oltre a essere “coerente” con gli epiteti che riserva al governo tedesco, “allontana” di certo l’impressione che l’Italia sia un paese con l’acqua alla gola che non pensa di farcela da sola e che spera solo sull’aiuto europeo per salvarsi … Signori giornalisti che leggete queste note fateglielo capire, la smettesse con questa idea degli eurobond invocata pubblicamente ogni giorno, perché danneggia l’immagine dell’Italia.
Il super ministro ha poi difeso la sua nuova battaglia contro l’evasione fiscale. Come non credergli? Peccato che lui è quello che giustificava l’evasione fiscale in quanto “si configura come reazione al minusvalore statale, come forma di utilizzo razionale della ricchezza, alternativo rispetto all’irrazionalità statale” (Lo Stato Criminogeno, pag 106), peccato che lui è il ministro dei condoni e degli scudi. Non ci ha altresì sorpresi l’affermazione “non abbiamo la bacchetta magica”, non perché non lo riteniamo capace di fare magie, ma perché sappiamo che lui le fa senza bacchetta, a mani nude. Infine come facciamo a non dargli tutta la nostra comprensione quando, replicando alla Marcegaglia, ha detto “certo, nel fare un provvedimento in quattro giorni puoi fare degli errori”. Ma lui non è la stessa persona di cui ogni volta che si parlava a destra e a sinistra si recitava la giaculatoria “ha tenuto i conti in ordine”, e questo sin dal primo giorno di vita di questo governo? Ora si scopre che invece lui si è preoccupato del nostro bilancio solo in quattro giorni dell’agosto di quest’anno.
Come sono lontani i tempi in cui Prodi, Ciampi e Visco si preoccupavano di tenere i conti in ordine sempre, e non solo quando si è costretti da minacce e da pistole puntate alla tempia.
{ Pubblicato il: 04.09.2011 }