die zeit editoriale
Nessun commentoNonostante il processo a rito abbreviato Silvio Berlusconi ancora a lungo non viene citato in giudizio. Non i giudici e i pubblici ministeri, gli elettori stessi dovrebbero eliminare il berlusconismo.
(traduzione dal tedesco di José F. Padova)
“Per Berlusconi le cose si mettono male”, si può leggere sui media e sui siti Web di tutto il mondo. E più avanti: un processo – effettivo! inaudito! – minaccerebbe il capo del governo italiano. Sul procedimento si specula già da settimane, dopo che la Procura milanese aveva riferito di indagini su Berlusconi. L’accusa verte su coercizione, concussione, favoreggiamento della prostituzione di minorenni. Uno scandalo sostanzioso, si tratta di presunte orge in una residenza privata del premier, almeno una prostituta, a quel tempo ancora minorenne, sarebbe stata presente. I pubblici ministeri milanesi affermano che Berlusconi in persona ha esercitato pressioni su funzionari di polizia milanesi perché lasciassero libera la ragazza, dopo che era stata arrestata per furto.
La sporca faccenda ha notevolmente danneggiato l’immagine dell’Italia e del suo presidente del Consiglio. Berlusconi tuttavia ha semplicemente aspettato che lo scandalo, come tanti altri prima di questo, si risolvesse da sé, non senza attaccare i giudici milanesi come giacobini e comunisti in un susseguirsi impressionante di messaggi video. I giudici a loro volta si presero la rivincita mercoledì, quando richiesero per il loro sospettato il “processo a rito abbreviato”. Dietro a ciò non si cela un processo veloce, veramente alquanto pericoloso per Berlusconi, ma la possibilità di superare l’udienza preliminare davanti al giudice competente, in considerazione delle pesanti prove raccolte.
Entro cinque giorni un tribunale milanese deciderà se è ammesso il rito abbreviato. Entro 90 giorni potrà avere inizio l’eventuale processo, sulla cui durata naturalmente nulla può essere deciso. Se la situazione diventerà veramente seria non lo si saprà prima di maggio. L’Italia ha la giustizia più lenta d’Europa, lo si ricordi in questa occasione. Perché contro Berlusconi non si proceda improvvisamente a gran velocità provvederanno i suoi avvocati. E un giudizio diventa definitivo soltanto alla terza istanza. Fino a un’eventuale decisione della Corte di Cassazione vale anche per l’imputato Berlusconi la presunzione d’innocenza. Inoltre questi si trova nel 75° anno d’età e potrà contare, come ogni altro italiano al di sopra dei 70 anni, sugli arresti domiciliari in caso di condanna al carcere. Fin qui i fatti.
Quindi per Berlusconi le cose diventano veramente serie? Più serie che in tutti gli altri processi che sono stati intentati contro di lui dal 1990, fra l’altro per falso in bilancio, evasione fiscale e corruzione in atti di giustizia? È davvero più grave aver avuto rapporti con una prostituta minorenne (che per giunta non interviene come testimone a carico, ma nega ogni sospetto) piuttosto che aver corrotto giudici o aver sottratto allo Stato importi di milioni? Detto altrimenti: come può questa faccenda portare alla caduta di Berlusconi, quando questi dopo tutto quello che è stato portato a suo carico è ancora gioiosamente in sella, come se nulla fosse accaduto?
Quanto sono realistici gli attuali scenari di dimissioni? Si possono nutrire dubbi, non soltanto perché l’accusa da parte dei pubblici ministeri, oltremodo versati, alcuni dei quali si sono fatti un nome come specialisti antimafia, si basa soprattutto sui protocolli delle intercettazioni telefoniche. Sì, per Berlusconi potrebbe effettivamente mettersi male – se finalmente gli italiani vedessero un’alternativa politica al premier. Non i giudici e i pubblici ministeri, gli elettori in persona dovrebbero mandare a casa il berlusconismo. Ma essi non lo fanno. Infatti né nel campo berlusconiano di centro-destra, né nell’opposizione di centro-sinistra è in vista un politico, uomo o donna, che sia in grado di dare il cambio al vecchio figuro scandaloso. Mentre ogni giorno nuovi e dettagli profondamente indegni circa i party privati del premier arrivano ai media e il campo trincerato governativo si dà da fare guardando intenzionalmente dall’altra parte, l’opposizione è occupata, come già spesso accade, con le scaramucce di potere entro i propri ranghi.
Invece di mandare il segnale di essere pronta ad assumere le responsabilità del governo, il centro-sinistra non può nemmeno trovarsi d’accordo sul nome del suo antiberlusconi. Pierluigi Bersani, Walter Veltroni o anche Nichi Vendola, chi di questi tre è veramente conosciuto all’estero? Appunto. Finché nella concorrenza ci si sbrana a vicenda, Berlusconi può farsi le grasse risate circa il prossimo processo. Del resto, i sondaggi gli danno ragione: la situazione è proprio senza speranza, ma è seria soltanto per gli altri.
Ed ecco qui un commento inviato da un lettore, tedesco, di questo articolo:
L’elite politica dell’Unione Europea, “democratica, amante della libertà”, osserva già da anni senza fare niente e lo [Berlusconi] accetta nei suoi ranghi, proprio come fa per molte altre dittature… Questo ha forse il nome di “sindrome di Mubarak”…!?
[der "demokratischen, freiheitsliebenden EU-Politelite schaut auch dabei schon Jahrelang tatenlos zu und läßt ihn in ihren eigenen Reihen gewähren genau wie die vielen anderen Diktaturen...Nennt sich wohl Mubaraktsyndrom....!?]
Die Zeit online – Italia (12 febbraio 2011) editoriale
{ Pubblicato il: 23.02.2011 }