Fondazione Critica Liberale   'Passans, cette terre est libre' - Abbiamo scelto come logo la fotografia d'un autentico 'Albero della Libertà ancora vivente. È un olmo che fu piantato nel 1799 dai rivoluzionari della Repubblica Partenopea, Luigi Rossi e Gregorio Mattei, a Montepaone Superiore, paese dello Jonio catanzarese. La scritta &lequo;passans ecc.» era qualche volta posta sotto gli 'Alberi della Libertà' in Francia.
 
Direttore: Enzo Marzo

Dal 1969 la voce del pensiero laico e liberale italiano e della tradizione politica che difende e afferma le libertà, l'equità, i diritti, il conflitto.

"Critica liberale" segue il filo rosso che tiene assieme protagonisti come Giovanni Amendola e Benedetto Croce, Gobetti e i fratelli Rosselli, Salvemini ed Ernesto Rossi, Einaudi e il "Mondo" di Pannunzio, gli "azionisti" e Bobbio.

volume XXIV, n.232 estate 2017

territorio senza governo - l'agenda urbana che non c'è

INDICE

taccuino
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67. paolo bagnoli, la nostra preoccupazione
68. coordinamento democrazia costituzionale, appello alla mobilitazione per una legge elettorale conforme alla Costituzione
106. comitati unitari per il NO al “rosatellum”, l’imbroglio degli imbrogli
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territorio senza governo
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69. giovanni vetritto, l’italia del “non governo” locale
73. pierfranco pellizzetti, alla ricerca del civismo perduto
79. antonio calafati, le periferie delle metropoli italiane
84. paolo pileri, molta retorica, pochi fatti
86. giovanni vetritto, post-marxisti inutili
88. valerio pocar, primo comandamento: cementificare
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astrolabio
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89. riccardo mastrorillo, finanziare sì, ma come?
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GLI STATI UNITI D'EUROPA
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93. sarah lenderes-valenti, la risorsa più grande
94. luigi somma, le democrazie invisibili
97. claudio maretto, la discontinuità paga
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castigat ridendo mores
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100. elio rindone, basta con l’onestà!
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l'osservatore laico
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103. carla corsetti, il principio di laicità
107. gaetano salvemini, abolire il concordato
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terrorismo e religione
109. pierfranco pellizzetti, jihad combattuta alla john wayne
114. alessandro cavalli,quattro cerchi
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lo spaccio delle idee
117. gianmarco pondrano altavilla, cari liberisti, chi conosce un buon medium?
118. luca tedesco, savoia o borbone? lo storico è un apolide
119. gaetano pecora, ernesto rossi, “pazzo malinconico”
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78.92.102. spilli de la lepre marzolina
116. la lepre marzolina, di maio ’o statista
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Critica liberale può essere acquistata anche on line attraverso il sito delle Edizioni Dedalo con transazione crittografata e protetta.
.A ROMA IL FASCICOLO PUO' ESSERE ACQUISTATO ANCHE PRESSO L'EDICOLA DEI GIORNALI IN PIAZZA DEL PARLAMENTO.
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Il numero di “Critica liberale” può essere acquistato nelle seguenti librerie:
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Mauro Barberis, Piero Bellini, Daniele Garrone, Sergio Lariccia, Pietro Rescigno, Gennaro Sasso, Carlo Augusto Viano, Gustavo Zagrebelsky.

* Hanno fatto parte del Comitato di Presidenza Onoraria: Norberto Bobbio (Presidente), Vittorio Foa, Alessandro Galante Garrone, Giancarlo Lunati, Italo Mereu, Federico Orlando, Claudio Pavone, Alessandro Pizzorusso, Stefano Rodotà, Paolo Sylos Labini. Ne ha fatto parte anche Alessandro Roncaglia, dal 9/2014 al 12/2016.
 
05.02.2018

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25 maggio? No, 18 aprile

enzo marzo

8 commenti
La vittoria di Renzi è stata netta e indiscutibile. Anche se le cifre sono vistose, il suo successo è più politico che numerico. Con il 25 maggio, dopo uno  scontro che per quanto riguardava l'Italia aveva un significato politico del tutto virtuale, si è inaugurata davvero la Terza Repubblica. Ci siamo impegnati  tutti in un enorme gioco di risiko che non comportava nulla sul piano dei rapporti parlamentari. Ma si sa che simboli virtuali possono portare anche a una profonda rivoluzione del gioco politico.
Quindi non si può liquidare il successo di Renzi con una constatazione, che eppure rimane  un duro dato di fatto. Renzi non ha operato lo sfondamento a destra ch’egli forse si augurava in presenza di una crisi epocale del berlusconismo militante. I suoi cospicui voti che fanno gridare al miracolo sono semplicemente quelli provenienti dallo svuotamento totale del serbatoio centrista di Monti. Un patetico politico fallito.
Il significato politico di queste elezioni dice molto altro. Renzi ha preso in mano pochi mesi fa un Pd al lumicino, diviso, contraddittorio, nostalgico, incapace anche della gestione della normale amministrazione, subalterno a Napolitano e a Berlusconi, e ne ha fatto qualcosa di completamente diverso. I risultati lasciano prevedere un mutamento profondo dell'intero sistema politico, essendosi creato "virtualmente" un Nuovo Partito Democratico, dai valori indefiniti, sicuramente confusi e forse velleitari, che va a occupare fragorosamente la zona centrale dello schieramento con mosse demagogiche e con slogan generici (riformismo vago, giovanilismo,  eccetera) e per cui è prevista vita lunga perché non preoccupa davvero nessuno dei pericolosi cancri che si sono divorati e si divorano il paese.
È stato detto, con ragione, che è nata una nuova Democrazia cristiana. Tutti dovranno fare i conti con una forza politica che avrà al suo interno tutte le possibili spinte e componenti, a destra come a sinistra, e dipenderà dalla capacità di Renzi se queste troveranno una composizione nell’azione di governo.
La Democrazia cristiana di De Gasperi, Fanfani e Moro in grande misura ci riuscì e la ricostruzione del paese potette avvenire. Nella Dc convivevano la destra scalfariana e la sinistra di Donat Cattin, il galantuomismo di alcuni notabili con la delinquenza cinica di Andreotti, la disinvoltura di Cossiga con il gattopardismo doroteo. Oggi la situazione è molto più grave perché le rovine dell'Italia d'allora erano materiali, quelle di oggi sono morali e culturali, e dipendono dal venir meno del patto di convivenza tra i cittadini. Altrimenti non ci sarebbe una quota di corruzione e di evasione così vasta, nonché l’assommarsi di corporativismi così ciechi. E sicuramente la capacità di De Gasperi non è neppure confrontabile con quella di Renzi, che per ora ha proceduto esclusivamente a "montare panna" con mezzi propagandistici e demagogici. Adesso però sulle sue spalle pesano enormi responsabilità. Non può più sfuggire. Speriamo ch’egli stesso sia consapevole che adesso non può continuare con un riformismo propagandistico che si risolve in "cartelline" di provvedimenti che sono o vuote o sì di cambiamento, ma con un contenuto che non migliora la situazione bensì la peggiora. Sulle riforme costituzionali, Senato compreso, e sulla riforma elettorale non ci siamo proprio. Il peggioramento è nettissimo ed è auspicabile che questo Parlamento non avalli nuove "porcate". Si dovrà aspettare Renzi alle prove di governo. Non  abbiamo pregiudizi né positivi né negativi. Se ci sarà da applaudire applaudiremo. Ma non faremo sconti a nessuno. Come al solito.
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Il consenso andato a Renzi è composto da tre fattori. In primo luogo è riuscito a convincere gli italiani che il suo gruppo dirigente fosse l'unico in grado di rovesciare il trend politico negativo che ha portato all'attuale situazione. L'argomento era solido per mancanza di alternative e ha vinto. Il secondo fattore è meno mobile e si riassume negli 80 euro dati e promessi. Il terzo è di pura furberia propagandistica recuperata dal vecchio armamentario degli ex-pci, i quali dal 1994 hanno sempre compiuto sfasci politici inenarrabili e si sono compromessi in complicità vergognose, ma negli ultimi tre giorni pre-elettorali hanno sempre invocato: "i barbari (Berlusconi) sono alle porte e anche se noi facciamo schifo turatevi il naso e votateci". Qualche volta il gioco è persino riuscito. In una rara vittoria del centro-sinistra, e per un pugno di voti, Fassino ebbe un moto di sincerità e dichiarò: "abbiamo vinto, nonostante noi". Era vero. Ugualmente negli ultimi giorni preelettorali con grande disinvoltura è stata "riscaldata" la stessa truffa. Il "nemico" tradizionale non avrebbe spaventato più nessuno, bisognava inventarne un altro. E paradossalmente l'espediente ha avuto persino la fortuna di essere assecondato proprio dal "barbaro", che da vero suicida andava per le piazze d'Italia a vantarsi di aver già raggiunto la forza per sterminare tutti. Così gli elettori moderati montiani hanno pensato bene di non disperdere il loro voto e di rafforzare l'unico che difendeva la “cittadella democratica", e ugualmente il prevedibile flusso di voti da piddini insofferenti di Renzi alla lista Tsipras è stato bloccato, e anzi il Pd ha potuto recuperare suffragi anche dall'astensionismo impaurito.
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Quali sono le conseguenze della neonata Terza Repubblica? Una è molto negativa. Saremo costretti a vivere in una eclissi della "democrazia dell'alternanza". Per noi liberali è motivo di grave preoccupazione. Peraltro già ne godiamo i danni in questi tre anni di pastrocchio di “larghe intese” di fonte quirinalizia. Nel ventennio berlusconiano, a parte la perenne deriva inciuciesca, si poteva sempre sperare di scalzare Berlusconi e d’avere un governo civile. Con il renzismo assistiamo quasi alla fine della " politica”, la quale si ridurrà tutta alle dinamiche interne al Nuovo Pd.
In queste elezioni la destra, checché se ne scriva in giro, nel suo complesso non è andata "numericamente" male. Difatti se si sommano le percentuali di Forza Italia, Lega, Ncd e Fratelli d'Italia si raggiunge comunque una discreta quota: 31,02%, che è addirittura superiore al 29,18% messo insieme dalla stessa area l'anno scorso. E dobbiamo tenere presente che durante questa campagna elettorale il partito-canaglia si è mostrato con limpidezza quello che è (Berlusconi, Dell'Utri, Scajola, Expo eccetera) e il suo surrogato Ndc aveva persino due candidati Presidenti di regione o già condannati o addirittura arrestati. Non erano queste le condizioni migliori per presentarsi di fronte agli elettori. Se gl’italiani avessero tutti una mente sana, quell’area non avrebbe dovuto prendere neppure i voti dei parenti dei candidati. Invece il risultato, come abbiamo visto, registra addirittura un incremento. Un incremento però del tutto vano, perché proprio con queste elezioni è maturato lo spappolamento politico dell'area. La Lega ha guadagnato un paio di punti per la sua politica violentemente antieuropea, gli altri su questo tema hanno fatto i pesci in barile. Salvini sicuramente continuerà con la sua linea che qualcosa gli ha reso, ma le sue probabili alleanze in Europa, persino con i nazisti, compromettono la sua capacità di coalizione in Italia. Il partito di Alfano, col suo risultato mediocrissimo non è in grado in alcun modo di proporre la sua leadership all'intera area. Il partito-canaglia è giustamente allo sfascio, visibilmente ha mostrato di non essere competitivo con il partitone di Renzi sia per carenza di suffragi sia per assenza di un leader di prestigio. E’ questa la sorte dei partiti personali. Se il Padrone precipita, nessuno lo può sostituire. Fitto contro Renzi farebbe solo ridere. E anche Marina sarebbe patetica. In Thailandia un tycoon simile a Berlusconi è dovuto fuggire all'estero e ha piazzato la Figlia, ma ha portato il paese al colpo di stato militare. Quindi l'area è destinata allo sfaldamento e non è più competitiva. Gli alfaniani hanno perduto la scommessa di rigenerare la destra su posizioni governative e a-berlusconiane, non sono stati credibili perché sono rimasti aggrappati alle poltrone e inzuppati nel malaffare. Si faranno assorbire in gruppo o singolarmente dal partitone. Se questo vorrà.
Dopo la fine dell’impero berlusconiano per l’Italia sarà complicato avere, come in tutti i paesi europei, una Destra conservatrice civile.
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Ugualmente non è ipotizzabile Grillo come alternativa. Grillo ha perso quasi 3 milioni di voti in un anno. Ci penseranno le elezioni amministrative a completare l’opera. L’abbiamo visto in Abruzzo, dove era davvero disgustoso votare per i partiti che si sono fatti sciogliere dai carabinieri uno dopo l’altro tre consigli regionali, e quindi  c’erano tutte le condizioni per una vittoria grillina, eppure il M5s è finito sotto la media nazionale.
Ma a parte la catastrofe elettorale e il marchiano errore finale degno di un vero dilettante accecato dalla vanità, ciò che liquida il Movimento cinque stelle è ben altro. Molti hanno criticato Grillo per la mancanza di democrazia interna, per la demagogia imperante e per il fare di tutt'erba un fascio. Ma questo è il meno: con grande coerenza Grillo ha sempre dichiarato che il suo obiettivo politico era quello di prendere il potere in forma totalitaria. Infatti non ha mai cercato alleanze, né si è posto l'obiettivo di incidere sulla politica quotidiana. Nell’attesa messianica della conquista a venire del Palazzo d’inverno della Casta.
Certo, i suoi parlamentari (in grande maggioranza persone perbene, idealiste e convinte assertrici della democrazia) sanno di vivere uno sgradevole compromesso con se stessi, ma sanno anche realisticamente che il loro Movimento o è del Padrone Grillo o non è. E così finché dura svolgeranno con qualche efficacia quel ruolo d'opposizione che è assolutamente fisiologico e necessario in un sistema parlamentare. Ma sono consapevoli anche che il disegno di Grillo è altro. Ora anche i più ingenui tra di loro (a parte i plagiati) non possono non essersi resi conto che non si realizzerà e che per loro sarà finita. Grillo ha sempre dichiarato di puntare alla maggioranza assoluta in modo da governare da solo. Certo, è un programma che mette spavento, e che ha messo spavento, molto dilettantesco ed eversivo, perché la democrazia parlamentare non prevede obiettivi "totalitari", neppure nei vaneggiamenti in piazza. Nell'ultimo anno Grillo ha addirittura rinunciato a riportare grossi successi a portata di mano, incidendo sulla formazione del governo e sull’elezione del Presidente della repubblica,  pur di rimanere fedele a questa sua pazza idea totalitaria. Peccato per lui che un disegno di tal genere o si realizza in tempi brevi e a marce forzate tutte positive o crolla miseramente. Grillo col maalox può curare la sua grave sconfitta elettorale ma certo non c’è medicina che basti per il crollo totale della sua strategia. Gli italiani – si è dimostrato domenica - sono sì arrabbiati ma non sono eversori, né totalitari. E poi Grillo ha trovato sulla sua strada un Renzi che ha tradotto in formule light e seduttive ciò ch’egli andava gridando con linguaggio scatologico per tutte le contrade. In fondo il commento di Renzi a queste elezioni ("Ha vinto la speranza e non la rabbia") è giusto. La speranza è stata l'ultima dea della rabbia. I cittadini, che, è vero, non ne possono più, si sono giocati quest'ultima carta. Se Renzi non riuscirà a realizzare alcunché di buono, anche il partitone si sfarinerà in poco tempo.
Per amor di completezza segnaliamo l'ovvia constatazione che non c'è neppure la possibilità di un'alternanza da sinistra. La lista Tsipras si è ridotta ben presto a una pura e semplice copertura di un Sel impossibilitato a presentarsi per i guai giudiziari di Vendola. I voti miserevoli della  lista Ingroia – più quelli del Sel - dello scorso anno sono addirittura superiori di quasi un punto e mezzo a quelli raccolti da Tsipras-Sel. Ma anche se avesse avuto successo la lista non avrebbe avuto ugualmente alcun futuro perché non ha né un leader né una politica credibile. Si ritorna quindi al solito Sel vendoliano, che però ha scarsa capacità di leadership su tutte le altre piccole schegge di estrema sinistra imbevute nel rosso antico. Per un opportunismo che non gli è alieno, aumenterà anzi la sua propensione ad affiancarsi a Renzi.
Un capoverso vale anche la lista dell'Alde-Verhofstadt. Per il candidato belga alla Presidenza della Commissione europea è stata un’inaudita imprudenza mettersi nelle mani di un guazzabuglio informe di ex-montiani residuali, di liberisti amerikani allo sbaraglio, di gente che predicava il “libero mercato” su giornali di imprenditori mascalzoni foraggiati dallo Stato, di un personale politico fortemente compromesso col berlusconismo, di clericali impenitenti, di ex-fascisti redenti, di immarcescibili residui di Tangentopoli. Non mancavano neppure i missini (vi ricordate chi erano?) e gli omofobi dichiarati. Addirittura la capolista si è messa a fare la sfegatata sanfedista, dimenticandosi di essere anche ministro della Repubblica. Speriamo ancora non per molto. Il tutto sotto l'etichetta "liberale" che non c'entrava nulla con quel minestrone indigesto che di liberale non aveva nulla. Paradossalmente, delle due uniche forze politiche aderenti ufficialmente all'Alde, una non ha partecipato alle elezioni e l’altra si è presentata per conto proprio e pur essendo sulla soglia della bancarotta fraudolenta ha preso da sola quasi gli stessi voti dell’Alde e dei suoi magnifici quattordici“partiti” (sic). Se non sei "né carne né pesce", non entri in alcun menù. Il risultato è stato umiliante per l'Alde e per Verhofstadt: il numero di tutti questi gruppetti e gruppettini si è rivelato quasi superiore ai voti presi.
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Altre due sono le conseguenze negative di questa elezioni. Uno : non c’è proprio spazio per la  formazione di una destra non canagliesca; due: è scomparsa la possibilità di aggregazione di una sinistra riformatrice in grado di affiancarsi e/o contrapporsi al partitone renziano. Anzi, se vorranno incidere in qualche modo, le politiche riformatrici e la cosiddetta "società civile" molto probabilmente dovranno prendere atto del carattere di “contenitore” e interclassista delle Nuovo Pd e dovranno indirizzare la loro pressione sulle varie anime al suo interno.
“Critica liberale” nei tempi passati si è esercitata nel disegno programmatico di un "partito che non c'è". Anche il più ottimista fra noi, se non vuole cadere in un ingenuo velleitarismo, sa che quel programma è per un "partito che non ci sarà", almeno per molto tempo. La nostra è una Fondazione, quindi continueremo a pensare, a criticare, ad analizzare, a proporre le riflessioni della nostra “rabbia educata” in questo contesto completamente rinnovato. Con la consapevolezza che le idee hanno comunque una loro forza. La nostra tradizione e il nostro patrimonio ideale e di pensiero di sinistra liberale e democratica, liberalsocialista e azionista non hanno rappresentanza nell’arena politica. Caso forse unico in Europa. Non per questo un paese moderno può pensare di poterne fare a meno. A costo di regredire in un'epoca pre-moderna. Se qualcuno vorrà tradurre le nostre idee in azione politica militante, noi siamo qui.
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Non vorrei che questa analisi, che mi sembra realistica, appaia troppo pessimistica. Ho lasciato sullo sfondo proprio i segni positivi che fanno di queste elezioni una svolta epocale. Sono due: il primo è la fine di Berlusconi, che sarà costretto quotidianamente a contrattare per ottenere almeno il suo galleggiamento personale. Ma le unghie sono definitivamente tagliate.
Il secondo segno è la fine della Sinistra storica. Nel Novecento, il blocco dirigente del Pci riuscì a far identificare il Partito e la propria ideologia con il concetto stesso di sinistra. In Italia per quasi un secolo il comunismo ha mirato al monopolio e, riuscendoci, ha quasi liquidato la sinistra “borghese" e quella socialdemocratica, espungendole dalla stessa idea di sinistra. Il danno è ancora più evidente adesso che è morto nell’ignominia il comunismo reale ed è stata finalmente liquefatta quella classe dirigente postcomunista che in mancanza di meglio per venti anni si è aggrappata al potere locale, alle poltrone di tutti i generi e al proprio opportunismo. Perfino agli affari sporchi. Ora lascia un deserto cosparso di sale. In Europa non va molto meglio, ma almeno lì esiste una tradizione di sinistra democratica riformatrice che potrà rinnovarsi e ricrescere dopo lo tsunami del liberismo selvaggio. A sinistra in Italia invece c'è il nulla. E la riforma elettorale preannunciata renderebbe permanente questa assenza.
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Ancora due parole sulle elezioni in Europa. Saranno analizzate nello specifico da altri. Secondo me l'Italia ne esce bene, perché i due partiti con maggiori tentazioni euroscettiche si sono rifugiati nell'ambiguità, e quindi il solo partito antieuropeo dichiarato è stata la Lega. Il suo incremento del 2% è davvero ben poca cosa a confronto degli incresciosi successi dei partiti populisti, nazisti e di estrema destra in altri paesi. “Critica liberale” predica nel deserto da tempo che l'unità europea poteva essere raggiunta soltanto se le tre grandi famiglie politiche, socialisti conservatori liberali, avessero avuto il coraggio di rendersi alquanto omogenei al loro interno e d’inaugurare tra di loro una competizione "politica". Si sarebbe discusso di “quale Europa”, di “quali riforme”, di “quale politica economica”, di “quale politica estera”. I cittadini europei si sarebbero sentiti partecipi di una discussione che riguardava la loro vita, i loro interessi, i loro valori. Avrebbero cominciato a ragionare da liberali o socialisti e non da francesi o inglesi. Invece le tre”famiglie” si sono assestate su una “impolitica” in cui ognuna di esse era semplicemente un minestrone insapore di ingredienti spesso contraddittori. Se si fosse discusso davvero, Merkel avrebbe dovuto dire ai conservatori europei cosa la univa a Berlusconi. I liberali avrebbero dovuto spiegare in che cosa consisteva il loro liberalismo. Tutto questo non è avvenuto e adesso se ne pagano le conseguenze. Il popolo europeo è stato messo da parte dalla burocrazia e dai governi. L'Europa dei "governi" è un tradimento dell’idea federalista, che nasce proprio dalla riflessione sulle tragedie combinate lungo il ‘900 dai paesi europei dominati dal nazionalismo e ossessionati dagli interessi nazionali. L'irruzione della “politica”paradossalmente è avvenuta grazie alla nascita dei populismi antieuropei che hanno portato dei motivi di divisione seri su cui ognuno s’è dovuto misurare, con i risultati che abbiamo visto. Errore funesto si è rivelata la pavidità dei governi nazionali incapaci di procedere verso un'Europa federale, perché adesso i politici di Strasburgo si trovano di fronte a un movimento reazionario che ripropone con rabbia l'”Europa delle patrie”. Sinonimo della fine dell’Europa e dell’inizio di competizioni che non sappiamo come potranno andare a finire. Marine Le Pen - dimentica di Sedan, di Verdun e di Vichy - ha fatto squillare la sua tromba di gollismo di serie C, ha dissepolto l'antistorica grandeur e con questa intende seppellire l'Europa unita. L’Inghilterra è perduta alla causa europeista. La Germania si è arroccata nel suo fortilizio. Forse è questo il momento di mirare al piano B e di costruire l'Europa federale senza grandi velleitarismi, con chi ci vuole davvero stare. Se si perdessero l’Inghilterra o l'Ungheria o chiunque altro, se ne prenderebbe atto. Che altro resta da fare? Avete altre idee?



{ Pubblicato il: 28.05.2014 }




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Commento inserito da Silvio Basile il 29.05.2014:
Rispondo all'ultima domanda. Con riguardo alla lista Tsipras, il risultato modesto non ne esclude l'aspetto positivo per noi europeisti: si è affermato bene o male un europeismo riformatore della sinistra estrema. Non possiamo trascurarlo. Con riguardo all'informazione, mi sembra necessario sottolineare che le televisioni pubbliche (per non dire quelle private) non hanno assicurato parità di tempi d'informazione alle liste concorrenti. Sono dell'opinione che s'imponga una severa legislazione in proposito.
Commento inserito da sergio rastelli il 29.05.2014:
Da vecchio Liberale e dirigente nazionale, adesso ho votato RENZI: e non me ne pento affatto. Lo giudico il miglior politico sulla piazza, e pazienza se un po' della sinistra gli è rimasta attaccata... Ma in fondo, è sempre democristiano: non dimentichiamo che è stato Segretario Nazionale dei Giovani DC.... Buona fortuna RENZI, e speriamo che te la cavi: i presupposti ci sono tutti! Hasta luego, hombre... Ruggero Rastelli ex Consigliere Nazionale PLI (quello di Malagodi)
Commento inserito da angelo provera il 29.05.2014:
Brevi considerazioni: 1. La gente ha votato per il cambiamento; preferendo l'ipotesi più moderata (e politicamente più tradizionale) alla scientology grillina; comunque attestata sul 21% 2. Hanno perso tutti coloro che in modi diversi difendevano l'esistente, dal cav al ncd, dalla sel grecizzata ai verdi ai reduci di an. 3. Renzi pare combinare (per ora a parole) una visione liberaldemocratica (lotta alla burocrazia, alla fiscalità eccessiva, tagli e revisione della spesa pubblica, snellimento del sistema decisionale) con temi classici della socialdemocrazia (riduzione della forbice sociale, tassazione della rendita, tagli degli alti ed immotivati stipendi dei mandarini). Manca un po' di laicismo. 4. Renzi rappresenta una cesura nella storia della sinistra italiana. Fino ad oggi oppressa dall'egomonia culturale degli ex comunisti. 5. Non è vero che le riforme proposte (sia pure abbastanza manchevoli sotto certi aspetti, vedi liste bloccate) vadano in direzione illiberale. In tutta europa chi vince governa. Pensare che il processo decisionale finisc a perennenente con lo sfarinarsi in tavoli infiniti con corporazioni, sindacati, enti di ogni sorta, corpi intermedi in genere nulla ha a che vedere col liberalismo . E' figlio piuttosto di visioni corporativistiche di origine fascista, imbevutesi poi dell'idea democristiana della conciliazione ad ogni costo di interessi e idee diverse.
Commento inserito da ruggero rastelli il 29.05.2014:
Adesso non cominciate: so benissimo di aver votato PD. ma Renzi si identifica con quella sigla: tanto vale votare questa. Quanto al pli attuale (quello minuscolo) si è ridotto nemmeno a prefisso telefonico: peccato, era un GRANDE PARTITO! Ruggero Rastelli
Commento inserito da gian felice corsini il 29.05.2014:
Grande respiro, tanta cultura,due errori.Per me e per Basile gli stessi. Tsipras non è SEL e non ha perso. In tutte le città d'Italia, dove la gente era informata e non violentata nei suoi diritti dalla televisione, Tsipras ha avuto percentuali molto importanti. Ben oltre il 10%. A Bologna nei quartieri del centro e degli studenti le percentuali toccate sono oltre il 15%. Nelle liste tanta bella gente che non sono SEL. La campagna elettorale è stata condotta con zero euro.Barbara Spinelli ci ha parlato di Europa. Moni Ovadja di cultura con la C maiuscola. Spero si possa fare molto di più, c'erano tanti giovani e metà delle liste erano formate da donne ben provate nelle lotte che non sono quelle di SEL, nè quelle di Grillo. Forse a costruire ci sarà anche Landini della FIOM che non è un vetero comunista e Stefano Rodotà. Alla manifestazione a Roma in difesa della Costituzione c'eri anche Tu. E spero che tu ci sia ancora nella costruzione di un movimento che , nella mia poca cultura e nella mia tanta esperienza, profuma di liberal socialismo e degli ideali gobettiani.
Commento inserito da francesco f. il 29.05.2014:
Il 18 aprile in versione farsa Non è detto l’”era Renzie” non sia destinata a durare lungamente nutrendosi del disfacimento della nazione italiana (che tuttavia non muore). Ciò non vuol dire che essa possa essere paragonata all’epoca che fu inaugurata dal 18 aprile del 1948. Basti solo pensare che dopo la guerra si stava aprendo un periodo di trentennale espansione economica internazionale mentre oggi siamo all’inizio di una crisi che affonda le radici in trenta anni di sviluppo drogato dalla finanza. Allora gli Italiani si apprestavano ad arricchirsi e a vivere con più dignità, oggi i nipoti contano i giorni ai nonni per entrare in possesso di quel po’ di eredità che permetta loro di sopravvivere. E questa non è l’unica differenza. DC e satelliti rappresentavano un “blocco sociale”; il PD e le sue escrescenze berlusconiane oggi al massimo rappresentano un “blocco delinquenziale”. Tanto per iniziare a NON FARE SCONTI, si deve notare che fino ad oggi lo pseudo governo Renzie non ha fatto nulla se non campagna elettorale, inaugurando la corruzione di massa e legale attraverso gli 80 euri: il conflitto d’interessi esteso a 10 milioni di elettori. Anzi, dato che il soggetto è un nulla, la campagna elettorale, ammettiamolo, gliel' ha fatta il sistema totalitario dell’informazione da Libero a Repubblica con sette e sette televisioni al seguito sotto la sapiente guida della finanza internazionale[rispetto questo totalitarismo quello di Grillo mi ricorda la democrazia ateniese]. Avete visto il trattamento riservato dal duo squadrista Floris-Giannini al “cittadino” 5Stelle in quell’ oscena trasmissione televisiva? E questi sarebbero i rappresentanti della civiltà e della responsabilità contro la barbarie? Il Nulla gonfiato è’ stato messo lì per fare quello che Berlusconi non sapeva e non poteva fare. Che cosa accadrà quando, come è stato “estorto” a Barca, ci si accorgerà tra breve che dietro e sotto non c’è nulla? A proposito: come annunciato ho votato 5Stelle e, dopo avere conosciuto i risultati elettorali, non ne sono per nulla pentito. Certo non è che mi convinca molto, ma siccome fino ad oggi NON SONO RIUSCITO a costruire un’opposizione democratica migliore, ho creduto bene incoraggiare quella che c’è, sebbene Grillo in un suo comizio abbia sbeffeggiato i professori con la stilografica. Non bisogna essere troppo permalosi. A una certa età. [nota redazionale: non si intendeva dire che il Nuovo Pd ha tradizioni e politiche uguali a quelle della vecchia Dc. Le formazioni politiche però assumono volta a volta delle tipologie diverse. E la nuova tipologia del Pd di Renzi è simile a quella di partiti come la Dc che collocatisi nella zona mediana dello schieramento politico si presentano come interclassisti e onnicomprensivi, in modo che persone anche molto distanti tra di loro ci si possono riconoscere]
Commento inserito da angelo provera il 31.05.2014:
Veramente il pentastelluto Ronzino (nome omen) si è ridicolizzato da solo. Dicendo cose che sapeva per sentito dire. E farneticando circa la democrazia diretta del web, 100.000 "mi piace" della quale varrebbero più di 11 milioni di voti.
Commento inserito da francesco f. il 07.06.2014:
Dopo il formidabile, acuto e imprevedibile argomento del "monem omen" devo onestamente dichiararmi vinto e convinto. Ritiro tutto quanto scritto sopra. Faccio pubblica ammenda e ringrazio chi mi ha aperto gli occhi.