Fondazione Critica Liberale   'Passans, cette terre est libre' - Abbiamo scelto come logo la fotografia d'un autentico 'Albero della Libertà ancora vivente. È un olmo che fu piantato nel 1799 dai rivoluzionari della Repubblica Partenopea, Luigi Rossi e Gregorio Mattei, a Montepaone Superiore, paese dello Jonio catanzarese. La scritta &lequo;passans ecc.» era qualche volta posta sotto gli 'Alberi della Libertà' in Francia.
 
Direttore: Enzo Marzo

Dal 1969 la voce del pensiero laico e liberale italiano e della tradizione politica che difende e afferma le libertà, l'equità, i diritti, il conflitto.

"Critica liberale" segue il filo rosso che tiene assieme protagonisti come Giovanni Amendola e Benedetto Croce, Gobetti e i fratelli Rosselli, Salvemini ed Ernesto Rossi, Einaudi e il "Mondo" di Pannunzio, gli "azionisti" e Bobbio.

volume XXIV, n.232 estate 2017

territorio senza governo - l'agenda urbana che non c'è

INDICE

taccuino
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67. paolo bagnoli, la nostra preoccupazione
68. coordinamento democrazia costituzionale, appello alla mobilitazione per una legge elettorale conforme alla Costituzione
106. comitati unitari per il NO al “rosatellum”, l’imbroglio degli imbrogli
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territorio senza governo
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69. giovanni vetritto, l’italia del “non governo” locale
73. pierfranco pellizzetti, alla ricerca del civismo perduto
79. antonio calafati, le periferie delle metropoli italiane
84. paolo pileri, molta retorica, pochi fatti
86. giovanni vetritto, post-marxisti inutili
88. valerio pocar, primo comandamento: cementificare
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astrolabio
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89. riccardo mastrorillo, finanziare sì, ma come?
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GLI STATI UNITI D'EUROPA
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93. sarah lenderes-valenti, la risorsa più grande
94. luigi somma, le democrazie invisibili
97. claudio maretto, la discontinuità paga
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castigat ridendo mores
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100. elio rindone, basta con l’onestà!
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l'osservatore laico
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103. carla corsetti, il principio di laicità
107. gaetano salvemini, abolire il concordato
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terrorismo e religione
109. pierfranco pellizzetti, jihad combattuta alla john wayne
114. alessandro cavalli,quattro cerchi
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lo spaccio delle idee
117. gianmarco pondrano altavilla, cari liberisti, chi conosce un buon medium?
118. luca tedesco, savoia o borbone? lo storico è un apolide
119. gaetano pecora, ernesto rossi, “pazzo malinconico”
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78.92.102. spilli de la lepre marzolina
116. la lepre marzolina, di maio ’o statista
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Critica liberale può essere acquistata anche on line attraverso il sito delle Edizioni Dedalo con transazione crittografata e protetta.
.A ROMA IL FASCICOLO PUO' ESSERE ACQUISTATO ANCHE PRESSO L'EDICOLA DEI GIORNALI IN PIAZZA DEL PARLAMENTO.
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Il numero di “Critica liberale” può essere acquistato nelle seguenti librerie:
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EP, v.le marazza, 10  galleria principe
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GALLA LIBRACCIO, corso palladio, 12
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TRENTO
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BOLOGNA
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PARMA
FELTRINELLI, strada farini, 17
RAVENNA
FELTRINELLI, via diaz, 4-6-8
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UVER, via maestri del lavoro, 10/b
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TERNI
ALTEROCCA, corso cornelio tacito, 29
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BARI
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comitato di presidenza onoraria
Mauro Barberis, Piero Bellini, Daniele Garrone, Sergio Lariccia, Pietro Rescigno, Gennaro Sasso, Carlo Augusto Viano, Gustavo Zagrebelsky.

* Hanno fatto parte del Comitato di Presidenza Onoraria: Norberto Bobbio (Presidente), Vittorio Foa, Alessandro Galante Garrone, Giancarlo Lunati, Italo Mereu, Federico Orlando, Claudio Pavone, Alessandro Pizzorusso, Stefano Rodotà, Paolo Sylos Labini. Ne ha fatto parte anche Alessandro Roncaglia, dal 9/2014 al 12/2016.
 
05.02.2018

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Lo spazio dei lettori.
Eventi, segnalazioni, convegni...

Europee: politica politicante senza ideali.[con una replica di enzo marzo]

livio ghersi

2 commenti
Verhofstadt
Le elezioni europee del 25 maggio 2014 saranno ricordate per la netta affermazione del Partito Democratico. Gli 11.172.861 voti conseguiti dal PD parlano chiaro. Invero, in termini assoluti, Walter Veltroni fece meglio nelle elezioni del 13 aprile 2008, ottenendo oltre 12 milioni di voti in sede di rinnovo della Camera dei deputati.
Il giorno del voto, Eugenio Scalfari, vecchio liberale, radicale, socialista, democratico, ha firmato un editoriale titolato: Non amo Renzi, ma oggi lo voterò. Con buona probabilità, il ragionamento di Scalfari ha interpretato lo stato d'animo di tanti altri elettori. I quali hanno scelto il PD non perché convinti estimatori dei talenti del giovane leader democratico, ma per raccogliersi sotto le ali protettive di un partito che, per la sua consistenza numerica e la sua collocazione nel Parlamento europeo, potesse meglio rappresentare e difendere gli interessi dell'Italia in Europa.
Chi scrive non ha votato per il PD, ma per "Scelta Europea"; dunque è tra gli sconfitti. Una sconfitta sonora, senza appello. Eppure la modesta vicenda di "Scelta Europea" può essere un'utile chiave di lettura per comprendere come si sia orientato l'elettorato italiano.
I primi giorni dello scorso mese di aprile, dopo un travaglio durato un mese, si è arrivati ad un accordo tra tre distinti soggetti politici per presentare una lista unitaria, che sostenesse, a nome del Gruppo dei Liberali Democratici europei (ALDE), la candidatura del liberale belga Guy Verhofstadt alla Presidenza della Commissione europea.
La scelta unitaria è maturata troppo tardi e certamente non è stata condivisa dall'intero partito di Scelta Civica. Circostanza che non deve sorprendere. Lo stesso fondatore del partito, il senatore a vita Mario Monti, ha sempre tenuto a non farsi rinchiudere nel piccolo recinto liberale, preferendo coltivare relazioni anche con una famiglia politica ben più importante, negli equilibri dell'Unione europea, quella dei Popolari europei. Tutti ricordano la diretta partecipazione di Monti al vertice del Partito Popolare Europeo (PPE) a Bruxelles nel mese di dicembre del 2012: quando l'allora presidente del PPE, Martens, gli propose di porsi a capo di tutti i partiti italiani che si richiamavano al PPE e l'attuale leader di Forza Italia, Berlusconi, si dichiarò disponibile a questa ipotesi, nel superiore interesse di riunire tutte le forze moderate italiane.
In ogni caso, per quanto sofferta fosse stata la gestazione della lista italiana dell'ALDE, sulla carta sembrava avere i requisiti per essere competitiva. Facciamo un po' di conti.
Soltanto un anno prima, nelle elezioni del 24 febbraio 2013, i tre soggetti politici che ora si presentavano coalizzati avevano, rispettivamente, ottenuto nel voto per il rinnovo della Camera dei deputati: Scelta Civica con Monti, voti 2.823.842; Fare per fermare il declino, voti 380.044; Centro Democratico, voti 167.328.
Con una stima assai prudente, era realistico ipotizzare che il venticinque per cento dei voti di Scelta Civica e l'ottanta per cento dei voti di ciascuna delle altre due formazioni restassero confermati, a distanza di un anno, per la nuova lista di Scelta Europea. Ne risultava una cifra complessiva di 1.143.857 voti, sicuramente una dote non trascurabile.
Ma vi è di più. Richiamo di seguito sette diverse forze politiche (tra partiti, o associazioni), che hanno dichiarato ufficialmente di sostenere la lista di Scelta Europea e che hanno espresso propri candidati: 1) Partito federalista europeo; 2) Partito repubblicano italiano (PRI); 3) Partito liberale italiano (PLI); 4) LibMov, Movimento di liberali aderenti all'ALDE; 5) I Liberali; 6) Democrazia liberale; 7) Federazione dei liberali (FdL). Non considero, invece, l'Alleanza liberaldemocratica per l'Italia (ALI), perché costituita da fuorusciti di Fare per fermare il declino, quindi già inclusa nel risultato elettorale di Fare nel 2013.
Con una stima sempre molto prudente, si poteva ipotizzare che questi sette ulteriori soggetti politici, mobilitando i propri quadri ed iscritti, potessero portare almeno altri quindicimila voti, come proprio apporto elettorale complessivo.
Così la mia personale previsione accreditava la lista di Scelta Europea di 1.158.857 voti potenziali. Detta cifra elettorale equivaleva al 3,40 % del totale nazionale dei voti validi rispetto ai dati delle elezioni del 24 febbraio 2013. Rapportata al totale nazionale dei voti validi nelle elezioni europee del 25 maggio 2014, in cui il numero dei votanti è considerevolmente diminuito, si sarebbe tradotta in una percentuale del 4,23 % (al di sopra della soglia di sbarramento).
Eppure, fin dall'inizio, quasi tutti i sondaggi effettuati davano per scontato che Scelta Europea non avrebbe raggiunto la soglia di sbarramento: con una previsione che determinava immediatamente l'effetto di scoraggiare i potenziali elettori per la prospettiva di un voto "non utile".
Alla fine, i voti effettivi sono stati 196.157 (0,71 %). Io so di aver votato e non mi pento; potrei consolarmi ascoltando la voce straordinaria di Édith Piaf che cantava: «Non, rien de rien / Non, je ne regrette rien». Quanti, però, hanno tradito la loro parola? Quanti hanno fatto finta di impegnarsi?
Gente che presume di conoscere la politica fin da quando portava i calzoni corti è caduta nel più classico tranello della manipolazione del consenso: per fare argine contro il partito dello sfascio e del caos (così gli organi di informazione di massa presentavano il Movimento 5 Stelle), bisognava correre a rafforzare il nuovo partito d'ordine, ossia il PD di Renzi.
Il Partito Democratico è lo stesso che, Segretario Bersani e Presidente del Consiglio Letta, rassicurava i governi dell'Eurozona promettendo che tutti i patti sottoscritti (Fiscal Compact e pareggio di bilancio, inclusi) sarebbero stati rispettati. Oggi Renzi contribuisce a minare i conti pubblici con i famosi ottanta euro e promette che il Partito socialista europeo d'ora in poi cambierà verso all'Europa. Beato chi ci crede. Quando devo giudicare Renzi, guardo ai contenuti della legge elettorale che ha elaborato, o ai contenuti del disegno di legge costituzionale che ha presentato, con particolare riferimento al nuovo ruolo del Senato.
E' sconcertante vedere quanti si pongano nella scia del nuovo potente di turno e gli facciano credito di una capacità riformatrice, a prescindere dal merito delle riforme proposte. Renzi è, appunto, un innovatore a prescindere. Come avrebbe detto Totò.
Il ruolo degli autentici liberali democratici non è e non potrà mai essere quello di non disturbare il manovratore.
Verhofstadt è stato rieletto con una messe di preferenze dal suo partito liberale fiammingo. Circa 66 nuovi deputati europei si iscriveranno al Gruppo dell'ALDE; tra loro non ci saranno italiani. Pazienza, l'ideale europeo ed il liberalismo critico, prima o poi, riusciranno ad affermarsi anche in Italia.
E.M.: Ma, caro Livio, la politica non funziona così, non ha mai funzionato così.
Lo strumento che fa più danni alla politica è il pallottoliere. Serve ben
altro: radicamento territoriale e sociale, serve una classe dirigente
credibile, servono degli obiettivi, occorre occupare uno spazio politico
non affollato da altri competitori più forti, serve un leader riconoscibile ed
affidabile. Scelta europea di tutto questo non aveva nemmeno l'ombra. In
politica mai l'1+1+1+1 ha fatto 4. Ed è giusto che sia così. Un elettorato non è la somma di clientele. Non servono nemmeno documenti volenterosi e ben scritti. Più erano le sigle che si affollavano sotto le ali di Verhofstadt e più la lista affondava. Ma qual era il disegno politico di Scelta europea? Nessuno lo poteva capire. Semplicemente perché non c'era. In questo neppure Verhofstadt aiutava, perché anche l'Alde non è che un minestrone impolitico. Voler esistere assieme a chiunque e a qualunque costo non ha mai portato a nulla.
Perché mai un elettore di sentimenti liberali avrebbe dovuto votare per Scelta europea? Era solo un'accozzaglia di personaggi dal passato più che oscuro in cerca di sopravvivenza, probabilmente in disaccordo su tutto. Una destra laica e
conservatrice pulita non è nei miei programmi, ma riconosco che all'Italia,
dopo il bagno di fango a cui è stata costretta, servirebbe senz'altro. In
Europa non mancano certamente forze di destra, ma non hanno la pretesa
di chiamarsi liberali: sono conservatrici e confessionali. Scelta europea
aveva la pretesa di essere insieme liberale, conservatrice e clericale. E non era
nulla.
In Italia a ostacolare la nascita di una destra non canagliesca permangono
due ostacoli: ci sono ancora Berlusconi e i "diversamente berlusconiani"
che monopolizzano l'area, ed hanno potere, soldi e media. Ancora. Hai pensato
davvero che potessero essere in qualche modo disturbati da ex
berlusconiani, fuggiaschi solo perché lì non trovano più una poltrona comoda, e senza alcun radicamento? Di tutta questa avventura brancalonesca c'è un solo aspetto che mi permane oscuro: come abbia fatto un politico di valore come Verhofstadt a farsi coinvolgere e compromettere in tale assurdità. Capisco la scarsa conoscenza della situazione politica italiana o la fiducia accordata a consiglieri velleitari, ma non bastano come spiegazione. Fa venire i brividi pensare che ci siano state persone che hanno concepito l'idea di fare un nuovo partito liberale sotto le insegne della Giannini, e con questi presupposti. Come sai, non sono stato mai malagodiano, ma è offensivo anche solo pensare un accostamento tra le due figure. In un momento di grande bontà ti concedo che possono esserci dei moderati liberali, ma sicuramente i liberali non sono né i moderati né gli ultrà liberisti con alcuni decenni di ritardo. E nella Scelta europea non c'era (a parte qualche candidato gentiluomo) nessun moderato e nessun liberale. C'erano schegge di gruppuscoli falliti e alcuni di loro assai compromessi col berlusconismo. Per carità di patria lasciamo perdere i missini e gli ex fascisti. Ma anche la loro presenza era un segno della approssimazione, della disinvoltura, dell'opportunismo, dell'ansia da pallottoliere. Dopo un anno, ripetere in sedicesimo lo stesso errore di Monti ha dell'incredibile.
Neppure Monti si è riconosciuto in Scelta europea, forse per i motivi che
hai spiegato tu; secondo me, forse  semplicemente perché Monti non è e
non si sente liberale. E' un conservatore, politicamente molto incapace, che è legato all'establishment europeo. Anch'egli, quando alle Politiche ha
composto la sua lista, ha preso il pallottoliere e si è accaparrato tutti gli
endorsement possibili (specialmente quelli ecclesiastici); invece di guardare avanti ha cercato i reduci falliti. Invece di costruire una politica ha fatto la somma di cadaveri. Che è sempre una  sottrazione.  Col risultato che abbiamo visto. Tutte queste cose le ho scritte sempre con largo anticipo, né mi sono lasciato coinvolgere, perché davvero facili da prevedere.
Non si è fatta alcuna analisi approfondita del fallimento dell'esperienza montiana. Il suo è un insuccesso dal significato più grave di quello che è apparso. Ora si dice che il governo Monti ha fallito per la futilità politica del suo leader, ma è un giudizio ingiusto, perché con lui è affondato tutto l'establishment di quella borghesia italiana che non è stata mai liberale. E che ha fatto sempre governare gli altri. Alle elezioni politiche l'elettorato lo ha percepito e giustamente ha duramente sanzionato un governo che spocchiosamente si era presentato come il meglio della cultura poltica, e invece era solo uno specchio di un establishment incapace, e ora si scopre anche truffaldino. Non ce ne rallegriamo affatto, ma purtroppo il nostro paese dimostra di non avere classi dirigenti liberali. Chi si illudeva che la Bocconi producesse tanti piccoli Einaudi si deve arrendere al fatto che il suo astro è Briatore.

{ Pubblicato il: 28.05.2014 }




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Commento inserito da Livio Ghersi il 31.05.2014:
Caro Marzo, ho letto quanto hai scritto. Non capisco, però, perché Tu abbia riferito le tue osservazioni all'articolo "Europee: politica politicante senza ideali", da me scritto quando sono stati noti i risultati ufficiali delle elezioni europee, e abbia invece ignorato le mie osservazioni al tuo articolo "25 maggio? No, 18 aprile". Questo mio secondo scritto riguardava proprio la questione se basti essere una libera rivista di cultura politica, qual è Critica liberale. Chi critica, apparentemente, ha sempre ragione. Parlar male di "Scelta Europea", poi, è fin troppo facile; quasi come sparare sui mezzi della Croce Rossa. Si può perfino tirare fuori dal cilindro l'ex deputata europea Cristiana Muscardini (questa volta non ricandidata) e fare intendere, quindi, che la lista ospitava pure ex fascisti. L'ALDE è un minestrone? Vero, tant'è che nella scorsa legislatura europea ha accettato l'adesione pure degli eurodeputati eletti nella lista di Di Pietro. Tuttavia, tra questi, c'è stato Rinaldi che almeno ha preso sul serio il suo mandato. Ma vorresti forse sostenere che il gruppo del Partito socialista europeo non sia anch'esso un minestrone, altrettanto composito? Criticando, criticando, si scopre che mai nessuno va bene, nessuno è sufficientemente onesto, nessuno è all'altezza. Mettiti bene in testa che di gente come Piero Gobetti, Ernesto Rossi, Carlo Rosselli, non ce n'è più in giro. Sono morti ed erano espressione di altri tempi, di altra cultura. Noi dobbiamo accontentarci della gente che vive intorno a noi e che magari è stata formata dalle sempre più scadenti istituzioni scolastiche del nostro Paese (i disastri della Scuola pubblica: questo sarebbe un bel tema da affrontare, nel quadro della più complessiva decadenza italiana). Io non rinunzio alla ricerca di una forza politica che faccia politica nel presente. Con tutte le imperfezioni umane, sarebbe sempre meglio di niente. Ero pronto a dar fiducia a Rutelli e Tabacci quando hanno fondato l'Alleanza per l'Italia, ma non mi hanno consentito di operare imbarcando in Sicilia alcuni personaggi impresentabili. Ho dato fiducia a Tabacci e soprattutto a Verhofstadt oggi con Scelta Europea. La cosa che più mi fa arrabbiare e che ci sia perfetta identità di vedute fra gli ipercritici come Te e quei tanti operatori dei mezzi di informazione che applicano bovinamente lo schema del bipolarismo: tutto ciò che tende o rafforza il bipolarismo è buono e va incoraggiato, chi sta nel mezzo e non ama Renzi, né la destra berlusconiana, ha torto per definizione. Secondo questo schemino, i centristi, effettivi o potenziali, devono essere messi in condizione di non poter operare, perché sono un elemento di disturbo in quanto tali. Non devono esistere. Ciò vale anche nelle analisi delle vicende della Unione Europea: è ammessa la dialettica soltanto tra PPE e PSE, mentre quando non si può fare a meno di citare i liberali, si aggiunge che sono "ininfluenti", o stanno scomparendo. Tra i tanti miei difetti, rivendico il merito di non seguire i luoghi comuni e di essere libero e critico anche nei confronti dello schemino mentale del bipolarismo. Che in Italia, dal 1994 ad oggi, ha funzionato malissimo. Con la tendenza dei due partiti maggiori dei due poli ad accordarsi fra loro, schiacciando ogni altra realtà politica. Non penso che avrò voglia di continuare a collaborare con Critica liberale. Senza rancore Palermo, 31 maggio 2014 Livio Ghersi
Commento inserito da enzo marzo il 02.06.2014:
Sarò brevissimo per non annoiare i lettori. In effetti ho pubblicato il primo e non il secondo dei tuoi due articoli per un puro errore materiale. Ma i contenuti non erano dissimili. Comunque lo pubblico qui di seguito. Solo alcune precisazioni. 1. Certo. Anche il partito socialista europeo è un minestrone (anche se meno dell'Alde e del Ppe). Nel mio commento non criticavo solo l'Alde ma tutti e tre i gruppi europei che da tempo non credono più a un'Europa federale e sono soltanto tre centri burocratici che i Governi hanno reso irrilevanti. 2. Certo. Non si vedono in giro dei Gobetti, ma tra i Gobetti e le Giannini ci corre un Pacifico. Ti prego di leggere il suo accorato appello al Papa per strappare qualche volto cattolico. Non credo che si possa affidare la rinascita di una forza liberale ai De Luca o ai Cirino Pomicino. E non si tratta neppure solo della qualità del personale politico, che poteva essere anche eccelsa, bensì, come credevo di aver spiegato, si tratta di "politica". Che in Scelta europea era pressoché assente. E quel che si vedeva aveva molto poco a che fare col liberalismo. ma non sei tu a deprecare la "politica politicante" e "l'assenza di ideali"? 3. Certo. Lo so che l'ottimo è nemico del buono, ma il pessimo lo è ancor di più. Scelta europea con il suo risultato catastrofico ha sparso ancora un po' più di sale sulla possibilità di rinascita di una formazione liberale. E ha propagandato che il liberalismo è un ingrediente così insignificante da poter essere cucinato in tutti i piatti e da tutti i cuochi, da vetero-democristiani, da omofobi, da ultrà liberisti, da ex tangentari, da repubblicani ministri di Berlusconi eccetera eccetera. La passione per il liberalismo non ha nulla a che fare con la passione sportiva, dove si segue la squadra del cuore "comunque". Il liberalismo è una teoria politica, e non può essere messa tra le braccia dei suoi nemici di sempre. Non trovi che questa possa essere una giustificazione della mia "cattiveria"? 4. Lo so che sei contrario al bipolarismo, ma i centristi hanno dato la prova che hanno dato con un sistema proporzionale. Alcune altre liste, proprio per questo, pur rimanendo assai minoritarie, non sono rimaste schiacciate. . . Livio Ghersi: . Lettera al Direttore di Critica Liberale.Caro Marzo,ho tetto il tuo articolo di commento del voto del 25 maggio. Penso che Tu sia stato eccessivamente cattivo ed ingeneroso nei confronti del tentativo, non riuscito, di realizzare, con la lista di "Scelta Europea", una presenza politica dichiaratamente liberal democratica in Italia. Si ritorna all'eterno problema: se sia sufficiente svolgere un'azione di cultura politica, di volta in volta fornendo il proprio contributo critico rispetto all'azione dei rappresentanti delle Istituzioni e dei politici di professione. Intendiamoci, non che questo ruolo di libera critica sia da disprezzare: ce ne fossero, in Italia, tanti gruppi di minoranza non asserviti ai potenti di turno, quale da sempre è Critica Liberale! Penso che l'azione politico-culturale non basti: occorre che qualcuno, di nostra fiducia, operi nel terreno strettamente politico, là dove si decide come governare, come amministrare, come legiferare. Una cosa è esserci quando si decide; cosa del tutto diversa è commentare liberamente una decisione che, comunque, ci piaccia o non ci piaccia, è già stata presa da altri. In politica, si tocca con mano che l'ottimo è nemico del buono. Poiché i Camillo Benso di Cavour non nascono tutti i giorni, bisogna accontentarsi del materiale umano che si rende disponibile su piazza: tante individualità mediocri possono risultare potenziate in un soggetto politico, organizzato con criteri liberali e democratici al proprio interno, che stia in campo come intelligenza collettiva. Personalmente, so che mi mancano alcune doti necessarie per essere un politico dignitoso: l'attitudine ad ascoltare gli altri, anche quando parlano tanto per parlare; l'incapacità di non mandare immediatamente a quel paese chi sostiene posizioni contrastanti con le mie più profonde e radicate convinzioni; la difficoltà a rinunciare ad una parte delle soluzioni che mi sembrano più intelligenti ed efficaci pur di arrivare, comunque, ad una sintesi che raccolga un consenso più largo. La vita del politico di professione non è poi tutta rosa e fiori! Viaggiare continuamente risulta piacevole e stimolante all'inizio, ma poi stanca. Non tutti sono tagliati a trascorre la maggior parte del tempo lontani dai propri affetti più cari, a dormire in camere d'albergo, ad essere, fondamentalmente, soli. Aggiungo che, quando si tratti di governare o di amministrare, spesso occorre misurarsi con problemi di grande complessità, tali da far venire i capelli bianchi a chi veramente se ne voglia fare carico. Le persone oneste, intenzionate a non trarre illeciti vantaggi dalla propria carica, dovrebbero dire: Signore allontana da me questo calice! Per fortuna, entra in gioco la componente dell'ambizione personale e, quindi, si trova sempre qualche pazzo disposto a confrontarsi anche con quanto appare impossibile. Messi insieme tutti questi elementi, quando trovo un candidato (maschio o femmina non importa) che si presenti in modo dignitoso, che si esprima in buon italiano, che magari padroneggi qualche altra lingua, che non abbia le caratteristiche del faccendiere o del profittatore del pubblico denaro, sono molto contento di averlo individuato. Gli sono anzi grato perché rende più facile la mia scelta di elettore. Non è che nella lista di "Scelta Europea" mancassero candidati e candidate con queste caratteristiche soggettive. Per di più volevano impegnarsi per un'Europa che procedesse sulla via dell'integrazione secondo il modello federale, dichiarando di voler superare l'attuale criterio intergovernativo. Per di più volevano aderire al Gruppo dei Liberali e Democratici europei. Ti sembra poco? Ti rammarichi perché, per molto tempo ancora, non ci sarà in Italia un partito di sinistra liberale democratica, liberalsocialista, azionista. Io condivido appieno che un liberale democratico italiano oggi non possa schierarsi con il centro-destra, il quale ha in sé posizioni molto più discutibili rispetto alla stessa, criticabile, linea politica del Partito popolare europeo (PPE) nell'ambito dell'Unione europea. Tuttavia, potrei tanto più volentieri accettare di essere parte di uno schieramento di centro-sinistra, quindi di confrontarmi con il Partito Democratico (oggi renziano), quanto più potessi fare sicuro riferimento ad una autonoma organizzazione partitica, che riscuotesse la mia fiducia, e che avesse una sua propria forza politica per dire sì ai provvedimenti che fanno bene all'Italia ed all'Europa e dire no ai provvedimenti scriteriati, o contrari alla buona gestione dell'economia. Il Segretario politico di Scelta Civica, il Ministro Stefania Giannini, a me personalmente simpatica, ha ottenuto 3.195 preferenze individuali nella Circoscrizione Centro. Per fare le dovute proporzioni, Bruno Tabacci ha ottenuto 10.472 preferenze individuali nella Circoscrizione Sud. Il fatto che i quadri dirigenti ed i potenziali elettori di "Scelta Civica" non abbiano votato il proprio Segretario politico dimostra che in quel partito la linea ufficiale liberaldemocratica era, in realtà, soccombente, mentre hanno prevalso altre due linee: una di sostanziale confluenza nel partito di Renzi; la seconda fautrice di una collocazione organica nel centro-destra, in nome del PPE. Perché un liberale, critico e di sinistra per quanto Tu voglia, dovrebbe rallegrarsi della sconfitta della Giannini e preferire la linea dell'asservimento tout court a Renzi, o la linea della sacra unione dei moderati inseguendo il primo Passera che si propone? Livio Ghersi.