elisa ferrero
Nessun commentoAvevamo lasciato l'Egitto alla vigilia del "venerdì del recupero della rivoluzione", il 30 settembre. La manifestazione si è tenuta come da programma, senza tuttavia radunare le centinaia di migliaia di persone attese. Ancora una volta è stato dimostrato che la fase delle grandi manifestazioni di piazza si è conclusa e che altre strategie, più efficaci, sono necessarie.
Nonostante ciò, le proteste popolari, assieme a quelle delle forze politiche, hanno sortito qualche effetto. Il giorno 1° ottobre si è tenuto un incontro tra Sami Anan, Capo di Stato Maggiore, e i rappresentanti dei partiti. All'ordine del giorno c'erano l'emendamento della nuova legge elettorale, le leggi di emergenza e i tribunali militari. In seguito a questo incontro, il Consiglio Militare ha fatto alcune concessioni: l'emendamento dell'articolo 5 della legge elettorale, per consentire ai partiti di concorrere alla porzione di seggi in Parlamento (un terzo) da attribuirsi in base al sistema a candidatura unica; lo studio della possibilità di sospendere lo stato di emergenza e di bandire dalla politica (per due anni) alcuni leader dell'ex Partito Nazional Democratico; l'autorizzazione di mass media e organizzazioni locali (a discrezione della Commissione Elettorale) a osservare (e non monitare, badate bene) le elezioni; la sospensione dei processi militari ai civili, eccetto che per i crimini elencati nella legislazione militare.
Durante l'incontro, Anan ha inoltre annunciato che Fratelli Musulmani e salafiti hanno finalmente sottoscritto il documento sui principi sovra-costituzionali, stilato dal vice premier Ali el-Selmi. Riaggiustata anche la tabella di marcia elettoral-politica per il trasferimento di poteri a un governo civile. La prima seduta della nuova Assemblea del Popolo è prevista per la seconda metà di gennaio, mentre quella della Shura si terrà il 24 marzo. Le due Camere si riuniranno congiuntamente, per eleggere l'Assemblea Costituente, a fine marzo o a inizio aprile. Una volta riscritta la Costituzione, questa verrà sottoposta a referendum e, non appena annunciato il risultato, si apriranno le candidature alla Presidenza.
Queste concessioni, tuttavia, non sono state considerate soddisfacenti. Innanzitutto, la sospensione delle leggi di emergenza è, per ora, solo una vaga promessa. Poi, sostanzialmente, la nuova tabella di marcia per il trasferimento di poteri non accelera di molto la transizione che, secondo le dichiarazioni del Consiglio Militare rilasciate subito dopo la destituzione di Mubarak, avrebbe dovuto compiersi entro il 30 settembre (alcuni giovani di Tahrir si sono spinti a dire, durante le manifestazioni, che dal 30 settembre l'Egitto è ufficialmente sotto dittatura militare). Infine, il bando dei leader del PND colpirebbe solo coloro che sono già in carcere. Per questi e altri motivi, il 7 ottobre la gente è tornata in piazza per il venerdì del "grazie, tornate alle vostre caserme", invito chiaramente rivolto al Consiglio Militare. Anche questa manifestazione, tuttavia, non ha coinvolto un gran numero di persone.
Proseguono, invece, con una partecipazione sempre maggiore, gli scioperi di categoria. Agli insegnanti e ai trasporti locali si sono aggiunti, mercoledì 5 ottobre, i controllori di volo dell'aeroporto del Cairo, che hanno bloccato lo scalo per un giorno. Lo sciopero, poi, è stato revocato, giungendo a un accordo con il governo (bisogna aspettare, tuttavia, per sapere se tale accordo sarà veramente rispettato). Intanto, però, l'aeroporto è letteralmente piombato nel caos, con centinaia di turisti accampati nelle hall per lunghe ore, in attesa di un volo.
Accanto agli scioperi, e alle grandi dimostrazioni di piazza Tahrir, hanno avuto luogo anche altre proteste "minori". I copti hanno ripreso a protestare con forza in seguito alla distruzione di una chiesa di Aswan. Il governatore della regione si è difeso dicendo che la chiesa non era stata autorizzata, ma altri hanno fatto presente l'esistenza di ben tre documenti che attestano il regolare permesso di costruzione. Oggi, tuttavia, i copti hanno annunciato la fine delle loro proteste per non rischiare di innescare un nuovo conflitto con la comunità musulmana. Sempre oggi, gli egiziani di tutto il mondo stanno manifestando davanti alle proprie ambasciate per chiedere il diritto di voto all'estero, per ora negato. Sì, pare davvero che la rivoluzione continui, ma fuori da piazza Tahrir.
La scorsa settimana ha registrato inoltre alcuni movimenti all'interno del mondo politico. Il 28 settembre è nato il primo partito di sinistra: l'Alleanza Popolare Socialista. Giusto in tempo per le elezioni... Il 30 settembre, invece, il partito Wafd ha lasciato la Coalizione Democratica. Finisce, dunque, l'alleanza liberal-islamica che tale coalizione esprimeva. Molti l'avevano predetto con grande anticipo.
Ma qualche giorno fa, il 6 ottobre, si è anche festeggiata la "vittoria" dell'esercito egiziano nella guerra dello Yom Kippur, nel 1973. Nonostante il dibattito sulla reale vittoria o meno degli egiziani in tale guerra - che portò alla riconquista del Sinai, occupato da Israele nel 1967 - il 6 ottobre è festa nazionale in Egitto. Quest'anno, per la prima volta, i festeggiamenti hanno dovuto fare a meno della retorica su Mubarak, eroe di guerra. Ma nonostante questo "intoppo", le forze armate non hanno certo perso l'occasione di autocelebrarsi e autoesaltarsi, con un dispiegamento di mezzi che ha fatto inorridire molte persone. Nell'attuale crisi economica, sulla quale gli stessi militari insistono spesso, ci si aspetterebbe un uso delle risorse finanziarie di tutt'altro tipo. Inoltre, un'espressione così militaresca dell'orgoglio nazionale non fa prevedere nulla di buono. Qualcuno sostiene che sia un altro passo per preparare gli egiziani alla candidatura di un militare (l'ennesimo) alla Presidenza.
Sia come sia, per ben due giorni, il 4 e 5 ottobre, i cieli del Cairo sono stati sorvolati da rumorosissimi F16 e altri tipi di aerei, impegnati in uno show prolungato, il cui proposito nessuno ha veramente capito. Inoltre, i colori usati dalle frecce tricolori egiziane hanno lasciato letteralmente perplessi: rosso, bianco e blu. I colori della bandiera egiziana sono rosso, bianco e nero. Perché non sono stati usati questi? Il rosso, il bianco e il blu sono, in effetti, i colori della bandiera americana. E' vero che l'esercito egiziano è sistanzialmente mantenuto dagli Stati Uniti, ma questo sarebbe davvero un eccesso di sottomissione. Qualcuno ha collegato l'uso di tali colori, più o meno ironicamente, con la presenza al Cairo del Segretario alla Difesa USA Leon Panetta, giunto in Egitto, tra altre cose, per riportare in patria la presunta spia israeliana Ilan Grapel.
E a proposito di Grapel, la sua libertà è stata letteralmente comprata. Gli USA, infatti, hanno offerto aiuti economici in cambio del suo rilascio. Spero che tali aiuti economici, se non altro, saranno destinati agli egiziani e non al già gonfio budget dei militari.
Le forze armate, invece, non si sono affatto intenerite di fronte allo sciopero della fame del blogger Maikel Nabil. Se non sbaglio, oggi dovrebbe essere il quarantasettesimo giorno. Purtroppo, non sono riuscita a trovare notizie sul suo processo d'appello, che doveva tenersi il 4 ottobre. Temo che il ragazzo, ormai, sia moribondo.
Un'ultima piccola nota. Ieri, il mufti d'Egitto Ali Gomaa ha tenuto la sua khutba in una moschea, durante la cerimonia del venerdì. Non è riuscito, però, a concluderla. Un giovane, infatti, si è improvvisamento alzato tra il pubblico e gli ha urlato, suppergiù: "Sei un corrotto e un ipocrita! In passato hai detto che Mubarak e la sua famiglia sarebbero entrati in paradiso. Adesso cos'hai da dire?". La situazione in Egitto è difficile, ma gli egiziani non sono affatto domi...
{ Pubblicato il: 08.10.2011 }