redazione
1 commentoLA CAMERA DEI DEPUTATI LICENZIA LA PROPOSTA DI LEGGE SUL BIOTESTAMENTO
Con 363 voti favorevoli 4 astenuti e 182 contrari la Camera dei Deputati ha approvato in prima lettura il disegno di legge “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”, più comunemente definito “biotestamento”. Si sono espressi a favore del provvedimento: Pd, Movimento 5 stelle, Mdp, Sinistra Italiana – Possibile e due deputate, Ravetto e Prestigiacomo, di Forza Italia. Ora il testo passa al Senato, auspichiamo, senza ulteriori riduzioni del diritto di scegliere sulla propria vita.
Si tratta di una legge attesa da anni, che ha ancora molti punti complessi non chiariti, ma è pur sempre un passo in avanti verso il riconoscimento dei diritti individuali. Riportiamo l’intervento, in dichiarazione di voto, della Deputata di Possibile Beatrice Brignone, che indubbiamente, più rappresenta la nostra sensibilità.
BEATRICE BRIGNONE. Presidente, onorevoli colleghi, non nascondo l'emozione di prendere la parola in quest'Aula in occasione del voto finale di un provvedimento così atteso e richiesto. Votiamo oggi un provvedimento che è sì d'iniziativa parlamentare, ma ancor prima un provvedimento che va nella direzione di una proposta di iniziativa popolare firmata da migliaia di persone e sollecitata nella sua calendarizzazione e discussione da anni. In questi anni ho avuto modo di incontrare molte persone, migliaia di persone, in tutta Italia, e di confrontarmi su questo tema: ognuno di loro è stata un'occasione di crescita e di maggiore consapevolezza su una questione su cui avere certezze non è sempre facile ed immediato. Tra queste ricordo un sacerdote missionario che, con una battuta, mi disse: il problema del fine vita ve lo ponete voi qua, in Africa non ce lo poniamo, lì il fine vita quando arriva arriva; il progresso tecnologico vi porta a questo tipo di dibattito. Quindi, se il progresso scientifico, medico, è fondamentale, è da sostenere, non è messo in discussione - vaccini compresi, mi si permetta una battuta -, si pone in questa sede anche uno spunto di riflessione, perché la politica ha il dovere di guardare lungo, ha il dovere di guardare avanti. Allora, qual è il confine e l'asticella che divide la vita dalla macchina?
Se un domani il progresso scientifico, sacrosanto, permettesse di sostituire ogni organo a una macchina, fino a che punto si può dire che vive la persona e non la macchina? Che cosa prevale tra la vita e l'individuo, la persona, l'uomo? Da un punto di vista filosofico, etico, morale, religioso, ciascuno di noi si può dare una risposta, ma come legislatori siamo tenuti a rispondere a una bussola fondamentale, che è la Costituzione. Cito solo alcuni articoli: la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo; ogni individuo ha il diritto alla vita, alla libertà, alla sicurezza della propria persona; la libertà personale è inviolabile; la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo. Ho citato solo gli articoli 2, 3, 13 e 32, ne potrei citare altri, perché nella Costituzione prevale la persona, l'individuo è tutelato. Ciò perché se prevale la vita, allora tutto vale, anche ogni forma di accanimento, ma se prevale l'uomo, la persona, l'individuo, allora non si può prescindere da due elementi fondamentali della persona, che sono la dignità e la libertà, due elementi che devono camminare sempre insieme. E l'asticella della dignità è diversa per ciascuno di noi.
Oggi mettiamo un punto importante: diciamo che questa asticella ciascuno di noi la può dichiarare, che si è tenuti a rispettare questa asticella e che possiamo dire fino a che punto riteniamo la nostra vita degna di essere vissuta. Noi avremmo preferito una legge più snella, più netta, una legge che desse la certezza a ciascuno di vedere garantito il rispetto delle proprie volontà, quando non sarà più in grado di esprimerle. È una legge che risente della ricerca di un equilibrio, e come tale rischia di dover ancora battersi nelle aule di tribunale per vedere garantito il diritto magari di un proprio caro. È per questo che anche noi abbiamo grandissime perplessità se non contrarietà all'apertura che è stata data a un'obiezione di coscienza, e chiediamo al Governo di assicurare che poi non verrà messa in atto.
Abbiamo ascoltato accorati appelli alla vita, alla tutela del paziente, sincere preoccupazioni contro una cultura della morte - è stata ripetuta spesso -, della prevaricazione, della violenza. Io li rispetto e li condivido e vorrei ascoltare la stessa energia, la stessa forza, la stessa nettezza a battersi per il diritto alla vita, alla salute, all'inviolabilità dell'individuo anche quando si parla di barconi, di profughi, di reato di tortura.
Io non lo so, Presidente, cosa farò, se compilerò mai le DAT e, conoscendomi, credo che chiederò di non staccare proprio nessuna spina, ma di non farmi soffrire, ma sono orgogliosa oggi di vestire le parti di un legislatore laico e repubblicano, che prescinde dal proprio credo ed evita che su un tema come questo altri possano imporre il proprio credo.
Ho iniziato questa battaglia a fianco di un caro amico, Max Fanelli, e non sedevo ancora in quest'Aula; a fianco di lui ho imparato tante cose, divorato giorno per giorno dalla SLA. Fino al suo ultimo giorno si è battuto per il rispetto costituzionale dell'autodeterminazione e ripeteva spesso una frase: “Se vuoi decidere della mia vita, prenditi anche la mia malattia”. Si è parlato molto di coscienza: io credo che, in coscienza, nessuno farebbe cambio.
{ Pubblicato il: 20.04.2017 }