giovanni la torre
Nessun commentoTREMONTI NEWS N. 15
Nel pieno dello “scandalo Ruby” si è letto che anche la Chiesa sta pensando di sostituire Berlusconi con Tremonti. La cosa viene spiegata con il comune sentire tra le attuali gerarchie ecclesiastiche molto “impegnate”, come è noto, ad affermare il Vangelo in questa valle di lacrime, e il nostro ministro genio che si sarebbe assunto la stessa missione, come si può “notare” leggendo i suoi libri. Allora forse è il caso di vedere come il nostro super ministro annuncia il Vangelo e Dio nei suoi libri, soprattutto quando parla di Europa, e in particolare quando invita perentoriamente a salvaguardare le nostre “radici giudaico-cristiane”. Considerato che voglio riportare per intero alcune citazioni passo subito a queste per non occupare troppo spazio. Allora, il Tremonti che invoca l’esplicitazione delle radici cristiane per l’Europa e la coniugazione della modernità con “Dio, Patria e Famiglia” è lo stesso che ha scritto pagine intere per distinguere e differenziare noi dagli “altri”, cioè gli extra comunitari, precisamente: “una comunità può e deve definire la sua identità solo per mezzo dei suoi valori storicamente consolidati; rispetto a questi, le altre comunità sono <altre>. Perché è proprio e solo nella <differenza>, nella comparazione differenziale, che si forma il carattere unitario di una comunità. Identità non è infatti solo ciò che siamo, ma anche differenza da ciò che non siamo. Tutto è chiuso nella coppia dialettica <noi – altri>. Se il <noi> non viene marcato, ma all’opposto viene obliterato e censurato, finisce che tutto è <altro> e niente è <noi>; all’inverso, perché esista un <altro>deve esistere un <noi>. Non vale qui la logica <sia l’uno che l’altro>” (La Paura e la Speranza, pag. 77). Timoroso che possa non essere completamente compreso, se la prende e condanna: “un tipo di cultura universalistica, basata sull’idea assoluta, aprioristica e non selettiva di <uguaglianza> indifferenziata e di <importazione> libera, categorie queste progressivamente estese dalle persone alle merci. … La confusione tra <noi> e gli <altri> può anche essere banale e normale, in tempi normali, ma nel pieno della globalizzazione persistere nella confusione è tutto tranne che banale e normale” (La paura e la Speranza, pag. 77-78). Come si vede il nostro “raffinato intellettuale” ha istituito il concetto - ossimoro di “uguaglianza selettiva”, oltre a usare il termine “importazione” anche per le persone. Non solo, ha anche condannato, come si vede, l’universalismo di certi concetti e valori, come l’uguaglianza appunto, dimenticando che “cattolico” viene dal greco Katholikos che vuol dire proprio “universale”. Quindi non si capisce sulla base di quale investitura si erga a paladino dei valori della religione della maggioranza degli italiani, e sulla base di quali considerazioni l’attuale gerarchia vaticana lo abbia eretto a paladino dei valori cattolici. Penso non vi sia persona, religiosa o laica, che non si avveda della pericolosità delle congetture di Tremonti. Soprattutto la distinzione tra “noi” e gli “altri”, marcata in questo modo categorico, non può non contrastare quel processo di convivenza che le persone civili e quelle veramente religiose cercano di affermare. Insomma se mai Tremonti invocasse un Dio, non ci pare si tratti di quello cattolico, dal quale promanano valori “universali” e di “uguaglianza non selettiva”, bensì si tratterebbe di qualche altro dio. Forse si tratta di una divinità celtica e precisamente di Teutates, un dio guerriero protettore della “tribù” (appunto!), e quindi anti universalistico. Per la storia, a questo dio venivano offerti sacrifici umani immergendo il povero malcapitato con la testa in giù in una botte piena d’acqua.
Ma a questo punto si impone una domanda: come mai Tremonti gode della stima e fiducia incondizionata dell’attuale gerarchia ecclesiastica? Qui penso ci soccorra la riflessione fatta da Curzio Maltese nella prefazione al mio libro e cioè che quella stima derivi dal fatto di essere Tremonti l’inventore di quel meccanismo dell’8 per mille grazie al quale pur essendo poco più del 30% i contribuenti che mettono la firma a favore della chiesa cattolica, a quest’ultima vanno più del 90% dei fondi, pari a circa un miliardo di euro l’anno. Se si pensa che quando era lo Stato italiano a mantenere i sacerdoti la cosa ci costava, in moneta di oggi, 400 milioni di euro, si può capire il gran guadagno che il sistema dell’8 per mille abbia consentito al Vaticano. Se poi aggiungiamo i benefici fiscali e di altro genere concessi, anche in questo periodo di crisi e sacrifici, sarà forse chiaro perché la chiesa cattolica stimi Tremonti e lo voglia portare addirittura a Palazzo Chigi. Che poi il soggetto divulghi concetti anti cattolici …, ma che volete che sia? Signori laici “bisogna contestualizzare!”.
{ Pubblicato il: 24.02.2011 }