giovanni la torre
Nessun commento“competizione tra continenti”, sugli economisti che devono “tacere” e cose simili, e si guadagnava i titoloni delle prime pagine. Povero Giulietto, pare proprio che non se lo fili più nessuno; o forse no, può darsi che ci sia ancora qualcuno a sinistra che spera in lui per far fuori Berlusconi. Poverini anche loro. La situazione in cui è venuto a trovarsi il Nostro ce lo sta rendendo sempre più patetico e comincia a ispirare compassione; egli allora merita un conforto adeguato, un che di consolatorio. Me ne sono venute in mente due che
mi permetto di suggerire all’interessato: la lettura di “A’ la recherche du temps perdu” di Proust, dove il ricordo diventa rivitalizzante esperienza estetica, e l’ascolto della musica di Mahler, la quale, secondo qualcuno (se non ricordo male Leonard Bernstein), conteneva anche il presagio delle catastrofi del 900 e della caduta dell’Impero Asburgico e quindi, negli adagi struggenti, il rimpianto del tempo che fu o che avrebbe potuto essere. Scegliesse in quale rifugiarsi.
Ma chi vi scrive (testardo, maniaco? Fate voi) è andato a cercare una
qualche dichiarazione fatta in quel convegno, sempre per dare parte di
quella luce che emana dal genio al volgo assetato di sapienza, e
qualcosa ha trovato. Per esempio, pare che si sia lamentato dei
“troppi governi che ci sono in Europa” e soprattutto di quelli di
paesi che “pur piccoli, esprimono posizioni di veto, riflesso di una
stagione che vede soprattutto nel Nord e nel Centro Europa emergere
l’estremo dell’estrema destra, i protezionismi e i localismi”. Come
non dargli ragione. Evidentemente si riferisce a tutti quei “politici
e intellettuali di spessore” che hanno dato spago e energia a forze
come la Lega, o a coloro che hanno inveito contro l’Europa, o quelli
che hanno invocato provvedimenti protezionistici, o ancora che hanno
esaltato “le piccole patrie” e addirittura “le consuetudini famigliari
e municipali” o, ancora, che hanno invitato perentoriamente ad
accettare “l’esistenza di altri governi sotto lo Stato”. Ma chi scrive
ha trovato anche una di quelle dichiarazioni, particolarmente
congeniali al Genio, nelle quali i concetti espressi sono così
avanzati (per carità, non nel senso di “avanzi”) che non sono alla
portata della comprensione dei contemporanei, ma esposti a beneficio
dei posteri che li capiranno e si avvantaggeranno, ve la riporto
testualmente: “paesi che pensano che in una Unione non ci debba o
possa essere solo l’equilibrio tra realtà che sono oggettivamente
diverse per peso, per storia. L’equilibrio dei trattati, l’equilibrio
politico, è diverso dalla struttura gerarchicamente ordinata che si
pensa debba essere applicata”. Se qualcuno dei miei lettori dovesse
ritenersi, con il rischio però di macchiarsi del peccato di empietà,
di essere allo stesso livello intellettuale del Genio (o di avere lo
stesso spessore), e fosse in grado di spiegare l’alto concetto
espresso in quelle parole, porti all’attenzione di tutti le sue
deduzioni, gliene saremo grati.
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{ Pubblicato il: 28.10.2011 }