enzo marzo
Nessun commentoAlle ore 21,43 di oggi 12 novembre con le dimissioni di Silvio Berlusconi si chiudono gli Anni di Fango che hanno deturpato la storia del nostro paese.
Ci attendono giorni durissimi, dobbiamo risalire la china dallo sprofondo in cui ci ha gettati un avventuriero che da quasi vent’anni ha considerato il nostro paese come cosa da depredare, come cosa di sua proprietà come le televisioni, i parlamentari, i giornalisti, le coscienze degli italiani.
Non lo abbiamo mai considerato un avversario”, perché era un nemico. Chi si siede al tavolo da gioco con un asso nella manica non è un avversario di gioco, ma un baro. E Berlusconi è stato sempre un baro, si è fatto e rifatto le regole a suo piacimento secondo i suoi interessi, ha distrutto lo stato di diritto, si è posto sotto i piedi la legalità, ha corrotto giudici e avvocati, ha introdotto e reso normali usi e costumi politici indecenti. Il tutto sfacciatamente, convinto di potersi mettere al di sopra della legge. Ha soprattutto corrotto gli animi e l’etica pubblica. Ha ridotto il parlamento in un suk di miserabili venditori di se stessi. Ci ha disonorati di fronte al mondo. Ora suscita solo ilarità e disprezzo. Ha baciato le mani a dittatori immondi, ha ridotto la politica estera ad affare personale, ha reso pratica quotidiana la menzogna più sfacciata, ha moralmente depenalizzato il malaffare e la criminalità organizzata. Degli italiani ha depresso le virtù ed esaltato i vizi storici. Ha distrutto le speranze di vita delle nuove generazioni. Ci ha imposto il personale politico più ridicolo e mediocre di tutta Europa, ha portato in Parlamento e al Governo le feccia del paese. Infine, il berlusconismo ha fatto scuola e ha esportato con successo i suoi valori e le sue pratiche presso l’opposizione. Quanti quisling collaborazionisti abbiamo dovuto sopportare in questi anni, quanti inciuci, quanti ammiccamenti esterni, quanti massimalisti d’estrema sinistra ridotti a complici spudorati. Sono state queste complicità a farlo durare troppo. In Francia si presentò il caso analogo di un avventuriero come Tapie che voleva sfruttare la politica per i suoi affari, ma la classe dirigente di destra e di sinistra di quel paese lo seppe liquidare in pochi mesi. In Italia troppe sono state le complicità. Non ci ha mai meravigliato il sostegno fino al penultimo giorno delle gerarchie cattoliche, né di alcuni sindacati, né della Confindustria, e soprattutto non ci ha meravigliato l’incapacità della cultura post-piccista a elaborare un’analisi del berlusconismo prima di tutto come negazione della democrazia e dei valori liberali. Per troppi, Berlusconi era un avversario come gli altri, e forse anche un potenziale alleato da giudicare semmai caso per caso. L’incomprensione del fenomeno lo ha fatto consolidare e durare. Così Berlusconi è stato abbattuto non dall’opposizione ma dalla Destra europea e dal mercato. Ma non è un paradosso.
Tuttavia un merito ce l’ha Berlusconi: è stata la cartina di tornasole per far emergere quanto fosse illiberale la cultura “liberale” ufficiale. Quelli che noi abbiamo definito i “liberaloidi” hanno mostrato di essere del tutto estranei alla cultura liberale europea e americana. Reduci di un moderatismo opportunista e senza valori, infatuati di un liberismo anarchico e asociale, hanno fatto finta di credere che un cialtrone monopolista - che chiunque avrebbe potuto riconoscere a occhi chiusi come tale - non fosse nientepopodimeno che il messia di una rivoluzione liberale o di un liberalismo di massa. E cosi gli hanno offerto fino all’ultimo coperture ideologiche e ministri, hanno demonizzato gli avversari e hanno sostenuto senza arrossire la leggenda di un mitico programma liberale berlusconiano che il destino cinico e baro, e forse il comunismo internazionale, per due decenni gli ha impedito di realizzare. Son queste colpe storiche che affossano e delegittimano il “liberaloidismo” per sempre.
Ps1: Posso aggiungere una considerazione strettamente personale? Sono profondamene convinto della giustezza di tutte considerazioni precedenti, ma devo confessare che il mio personale giudizio politico sul Cavaliere si è potuto formare prima ancora dell’inizio della sua avventura perché del personaggio mi è sempre stato davvero intollerabile la sua irrefrenabile trivialità.
Ps2: In questi momenti il mio pensiero va a Paolo Sylos Labini, liberale autentico ed appassionato.
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{ Pubblicato il: 12.11.2011 }