giovanni la torre
Nessun commentoIn attesa che il nostro genio spari qualche altra ca…, ca…, casistica (non mi viene mai il termine) su cui innestare le nostre riflessioni, mi è stato chiesto da qualche lettore, e la circostanza non vi nascondo che comincia a imbarazzarmi, di riprendere comunque la nostra corrispondenza con delle note che possono essere considerate alla stregua di “intermezzi” tra le “tremonti news”. L’idea non è male, anche perché potrebbero anche risultare più interessanti. Pensate che “La Serva Padrona” di Pergolesi, un autentico capolavoro, fu composta in origine proprio come due intermezzi da eseguire (nella distrazione generale) negli intervalli tra un atto e l’altro di un’opera seria dello stesso compositore. Oggi la prima è arcinota e ancora eseguita,
quella che era la principale è sprofondata nell’oblio. Chiuso il preambolo.
Penso che il momento non possa che indurci a parlare della recrudescenza della crisi, la qual cosa oltre tutto mi consente di citare il mio “La Comoda Menzogna. Il dibattito sulla crisi globale”.
Sono dell’idea (ma l’idea ormai è condivisa anche da economisti più
prestigiosi del sottoscritto) che finché non si prenderà atto che
l’eziologia della crisi è diversa da quella che si continua a
divulgare, non saranno mai adottati i provvedimenti giusti per
superarla. Si dice che la crisi è cominciata nella finanza e da lì si
è diffusa nell’economia reale. Ebbene, invece il processo è stato
inverso: la crisi di domanda già c’era nell’economia reale per la
compressione dei redditi disponibili delle classi medie e basse
cominciata negli anni ’80, essa è stata nascosta per un po’ dalla
bolla della new economy prima e dal credito al consumo facile poi,
quando il credito al consumo e i mutui sub prime non sono stati
rimborsati per quella insufficienza dei redditi disponibili, la crisi
si è manifestata sia nella finanza che nell’economia reale. Detto
questo aggiungo che questa crisi è la conferma del paradigma
keynesiano. L’economista inglese fa dell’eguaglianza S = I (risparmio
= investimenti) la “condizione di equilibrio” di un sistema
capitalistico: grosso modo se I > S si va verso una situazione di
crescita nella quale l’aumento del reddito farà aumentare anche i
risparmi fino a ricondurli al livello degli investimenti; nel
frattempo la differenza è colmata dalla creazione di moneta
creditizia. Se invece S > I possono essere in vista guai seri, perché
quel risparmio eccedente verrà distrutto attraverso la contrazione del
reddito se non si trova un sistema per rimetterlo in circolo. Esso nel
frattempo si riverserà sulla speculazione creando “bolle” che poi
esploderanno. E’ proprio quello che si è verificato negli anni
precedenti la crisi, a seguito dello spostamento dei redditi dal
lavoro ai profitti e al capitale. Per ulteriori dettagli e
approfondimenti rinvio al mio libro citato, quello che voglio
aggiungere è solo che i crolli di borsa e dei corsi dei titoli
pubblici di questi giorni e di quelli già avuti in passato, non sono
altro che il taglio di quel risparmio eccedente. Propongo, agli amici
lettori che sono autorevoli storici del pensiero economico e teorici
dell’economia, di chiamare questo “il rasoio di Keynes”. Così nella
storia del pensiero umano, dopo il “rasoio di Occam” farebbe il suo
ingresso “il rasoio di Keynes”. Invece agli amici lettori che sono
anche commentatori sui media invito a smetterla di dire che questa
crisi è tutta e solo colpa della finanza, perché in tal modo non si fa
che propagandare la “menzogna” che è molto “comoda” per politici e
imprenditori, i quali invece ne sono al vera causa per aver adottato
pedissequamente il modello neoliberista di stampo reaganiano,
illudendosi che quell'eccesso di profitti fosse "reale" e consolidato.
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{ Pubblicato il: 25.11.2011 }