Chissà se ha ragione il vice-presidente della commissione economica europea Olli Rehn, quando dice che anche il famoso parroco degli anni cinquanta inventato da Guareschi e il suo eterno amico/nemico, il sindaco comunista Peppone, sosterrebbero oggi il governo Monti. Don Camillo e Peppone appartenevano a un’Italia talmente diversa da quella  attuale da rendere impossibile ogni paragone. E chi potrebbe essere poi il don Camillo di questi ultimi anni? Berlusconi con la Minetti al posto della perpetua e le olgettine nel ruolo delle pie donne? Non parliamo poi del sanguigno Peppone, un rude padano con la sua ingenua fede comunista. Oggi probabilmente sarebbe un sindaco leghista, furibondo contro il governo dei professori che vogliono alzare l’età pensionabile e magari dare la cittadinanza ai figli dei negri. L’Italia di allora era povera, ma sperava nel futuro e, quando si spera, si diventa anche generosi. L’Italia odierna  ha paura e non crede più nel suo futuro;  se Camillo e Peppone si incontrano, lo fanno in qualche talk-show televisivo fra sondaggi, insulti e consigli per gli acquisti.
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{ Pubblicato il: 26.11.2011 }