Forse il decreto Monti salverà davvero l’Italia e con l’Italia l’euro. Staremo a vedere e applaudiremo, se questo accadrà. Ma che lo si debba chiamare equo oltre che rigoroso, questo proprio no, almeno se vogliamo continuare a dare alla parola equità il significato consueto. Si negano pochi soldi di rivalutazione anche a chi ha una pensione di mille euro o poco più, e intanto ai cosiddetti patrimoni scudati, già rientrati in Italia con una tassazione ridicola, si applica l’ulteriore aggravio dell’uno e mezzo per cento. Pensate un po’ che sacrificio per i signori evasori. Manca qualsiasi tassa sui grandi patrimoni: magari non si sarebbe da essa ricavato granché, ma si sarebbe dato un qualche segnale di equità. Il professor Monti si è tolto lo stipendio da presidente del Consiglio e il ministro Ferrero ha pianto sui sacrifici. Francamente non riusciamo a commuoverci: il primo può vivere tranquillamente senza emolumenti ministeriali e la seconda non cancella con i suoi pianti la durezza dei provvedimenti adottati. Non vorremo che dall’esibizionismo carnevalesco del precedente governo si fosse passati all’ostentazione quaresimale del nuovo. Autocontrollo, per favore.

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