Come si usa dire e come succede spesso in Italia, la situazione è drammatica, ma non seria. Siamo in recessione, la disoccupazione aumenta, il debito pubblico e lo spread si rincorrono affannosamente, le tasse lievitano, le banche non prestano soldi, le ministre piangono ( un tempo lo facevano solo le mamme), ma c’è ancora chi si diverte a fare il guitto sullo sgangherato palcoscenico della politica italiano. Prendete l’eterno Montezemolo, giovinetto decrepito afflitto dal complesso di Amleto, che ha ormai sfogliato i petali di un milione di margherite, ma non ha ancora deciso se scendere o meno in politica. Il bello è che nessuno lo aspetta più. C’è poi il governatore lombardo Formigoni, un tempo quasi monaca di clausura e che adesso si esibisce sul web con abbigliamento e movenze da discotecaro sballato. Infine non può mancare il solito numero del goliardo padano Calderoli che, circondato e sostenuto con fischietti dai compagni d’osteria, si rivolge al presidente del Consiglio chiamandolo ragioniere e pronunciando oscure minacce. Aveva davvero ragione Gobetti: l’Italia delle sagre è immortale.

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