Il governo Monti procede faticosamente in mezzo a difficoltà e insidie che provengono soprattutto dai berlusconiani. Costoro stanno rialzando la testa, nella speranza che il governo si logori, giorno dopo giorno, nel tentativo quasi impossibile di mettere assieme riordino dei conti pubblici e incentivi allo sviluppo. Ci vorrebbe, probabilmente, un coraggio che questo governo non può avere a causa della sua fragile e sempre pericolante base politica. D’altra parte le vere riforme, i cambiamenti sostanziali di indirizzo economico e sociale, non li fanno mai i cosiddetti tecnici, ma i politici che hanno una qualche visione del futuro e su di essa sono pronti a rischiare. Di simili politici oggi, in Italia, non si vede l’ombra. Riottosi e insicuri della propria identità, i partiti si sono rifugiati all’ombra di Monti, sperando che il professore sciolga i nodi di una situazione drammatica che essi hanno saputo soltanto aggrovigliare. Si limitano a pericolose azioni di disturbo, mentre nel paese cresce lo scetticismo e la sfiducia. E’ così possibile che alla fine, per disperazione, gli italiani, come già fecero nel 1948, riversino i loro voti su un rinnovato partito cattolico. E’ questo che vuole la sinistra?