“Don Ersilio Miccio vendeva saggezza”. Così comincia il racconto “Il Professore”, uno dei più belli della raccolta L’Oro di Napoli di Giuseppe Marotta (nella libera trasposizione cinematografica di De Sica è l’episodio nel quale Eduardo - Don Ersilio, tra le altre cose, tiene una lezione su come si esegue una pernacchia). Chi l’avrebbe detto che nel ventunesimo secolo lo spirito di quel genio che
raccoglieva tutta la saggezza millenaria partenopea, si doveva incarnare in un essere che aveva avuto i propri natali da una terra così diversa come la Padania. Ebbene sì, tutto questo è avvenuto, il miracolo si è compiuto, ne siamo ormai persuasi, lo spirito di quel genio si è incarnato in Tremonti Giulio da Sondrio, detto anche il Genio. Questi per un po’ non l’abbiamo più sentito, poi invece ha finalmente deciso di non farci più mancare la sua saggezza. Mentre il suo predecessore si limitava a distribuire, tra l’altro dietro compenso, la saggezza ai paesani dei bassi, il novello Don Ersilio dispensa la sua gratuitamente all’Italia, all’Europa e al Mondo interi. Le sue esternazioni scaturiscono da un meccanismo simile a quello che negli impianti idraulici si chiama del “troppo pieno”. La sua mente è talmente piena di saggezza che a un certo punto è inevitabile che trabocchi, in maniera del tutto involontaria. Nelle riunioni degli antichi cristiani accadeva spesso che alcuni soggetti
presi da un empito mistico (un troppo pieno spirituale) si abbandonavano involontariamente alla glossolalia, il Nostro invece preso da un troppo pieno di saggezza si abbandona a dispensare consigli, ammonimenti, insomma sapienzialità, molto probabilmente senza neanche rendersene conto. Ce ne siamo definitivamente persuasi leggendo la lettera che ha scritto oggi al direttore del Corriere della Sera. Come in trans e in preda a un trasporto ecumenico, ha invitato tutti i partiti a essere uniti (più “vincoli” avrebbe detto
Pappagone) perché “siamo in guerra: la guerra del debito pubblico”. Questa della guerra è una metafora cui il nostro don Ersilio padano deve essere molto affezionato. In Rischi Fatali (pag. 93) già aveva scritto, con riferimento all’euro: “il passaggio dalla vecchia alla nuova moneta … [ha prodotto] effetti comparabili per dimensione e direzione solo a quelli che un tempo producevano le guerre” (un giorno spero che avremo l’occasione di mostrare cosa è riuscito a scrivere il Nostro sulla moneta unica). Pure per la Cina, nei suoi libri ha insinuato che avrebbe provocato un guerra mondiale come la Germania del secolo scorso. Cosa volete? Lui ragiona solo in grande, quando c’è un conflitto da risolvere o si tratta di guerra o per lui non merita
di occuparsene, … e quindi vede guerre dappertutto. Nel suo empito
ecumenico ha affermato che “va comunque riconosciuto alla «Seconda
Repubblica» e ai suoi governi, tanto di sinistra quanto di destra, il
merito di avere governato non facendo, ma riducendo il debito pubblico
portandolo, prima dell`esplosione della crisi, vicino all`obiettivo
storico del 100% sul Pil”. Come è buono! Peccato che la riduzione
temporanea del debito era frutto solo dell’opera dei governi di centro
sinistra, grazie a uomini come Prodi, Ciampi e Visco, e che poi
arrivava l’allegro trio Berlusconi – Bossi – Tremonti e puntualmente,
a furia di barzellette, diti medi alzati e libri insulsi, dissipava
tutto facendo rialzare quel rapporto. Peccato che lui è quello che
ancora qualche mese fa invitava perentoriamente l'Europa a indebitarsi
per alimentare la "domanda pubblica". Ah questa crisi! Ha rovinato
tutto, senza di essa questo allegro trio ci avrebbe portati al
fatidico 60% del Pil nel giro di qualche anno, che dico?, di qualche
mese. Ovviamente la lettera al Corriere contiene anche “altissime”
analisi storiche sull’Italia della prima e della seconda repubblica
con sottolineature per le fasi di “unità nazionale” e del “compromesso
storico”, tanto per far commuovere alcuni giornalisti e crearsi
quell’immagine ecumenica alla quale spera che qualcuno abbocchi. Che
poi lui era quello che gratificava chi non la pensava come lui con
epiteti del tipo “demenziale”, “cretino”, “cialtrone” e così via, cosa
volete che sia!? Che poi sia stato lui a gestire in totale e
presuntuosa solitudine tutta la politica economica nella fase che ci
ha portati sull’orlo del disastro, cosa volete che sia!? Gli italiani
dimenticano presto, e sempre ci sarà qualche giornalista o
commentatore pronto a indicarlo come genio e "intellettuale di
spessore".
[PER LEGGERE I PRECEDENTI "INTERMEZZI" DI GIOVANNI LA TORRE CLICCARE NELLA COLONNA DI SINISTRA SUL VOLUME "ECONOMIA CRITICA"]
{ Pubblicato il: 31.12.2011 }