Nella ridda di ricordi, dichiarazioni e giudizi vari sul defunto don Verzè, mi hanno colpito queste parole di Berlusconi che vennero pronunciate quando il prete visionario e affarista compì novant’anni : “mi confessa e mi dà l’assoluzione senza neppure sentire i miei peccati perché, conoscendomi, già li conosce. Io a don Luigi auguro l’eternità perché se c’è uno che se la merita è proprio lui”. Se non ricordo male, nella dottrina della Chiesa l’assoluzione può essere data se il peccatore si pente per aver offeso Dio e la sua legge. Ma poiché questo tipo di pentimento è assai raro, la santa madre Chiesa che non è élitaria come i calvinisti, ma ci tiene ad avere dietro di sé le masse, ha disposto che ci possa essere assoluzione anche nel caso in cui il peccatore si pente per timore delle pene infernali. A quale delle due categorie può essere ascritto Berlusconi? Alla prima non si direbbe, ma neppure alla seconda, perché nulla c’è, nei suoi comportamenti antichi e recenti, che faccia pensare al timore ossessivo delle fiamme infernali. Oltretutto, la più recente teologia papale appare alquanto incerta sulla caratterizzazione precisa dell’eterna dannazione. Per chi ha i mezzi e le conoscenze giuste, c’è l’eternità e basta.

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