Riuscirà il governo a Monti a fare le liberalizzazioni che ha preannunciato? Sarà capace di rompere il muro fino ad oggi resistentissimo delle corporazioni, a portare la concorrenza dove c’è il monopolio o l’oligopolio, a creare non solo una nuova governance della Rai, ma a porre fino, con lo smembramento, a un carrozzone politico da sempre in mano ai partiti? Sarà davvero in grado di far pagare le tasse, sparando ad alzo zero contro gli evasori, come ha detto enfaticamente il sottosegretario Catricalà? Se ci riuscisse, sarebbe il miglior governo che l’Italia abbia avuto negli ultimi decenni. Ma, in questo caso, non sarebbe più un semplice governo tecnico, ma un governo squisitamente politico, che sceglie e decide, che sa quali interessi deve colpire e quali, invece, difendere, per migliorare la qualità di vita dei cittadini italiani. I governi tecnici si limitano a gestire correttamente l’esistente, ma, in questo momento, l’Italia non ha bisogno di un’amministrazione asettica della crisi, ma di un preciso indirizzo politico capace di frantumare le resistenze degli interessi a vario titolo parassitari. Nel vuoto lasciato dai partiti incapaci di governare, si insinuerà necessariamente un nuovo modo di fare politica. Con la semplice tecnica non si va da nessuna parte.

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