Nell’intervista concessa al giornale tedesco Die Welt, e riportata in sintesi dai giornali italiani, il nostro capo del governo ha invitato la Merkel e l’Europa a fare qualcosa per l’Italia onde evitare che cresca un sentimento anti europeo e anti tedesco. Non ha però precisato in concreto cosa dovrebbero fare la Germania e l’Europa per l’Italia, si riserva evidentemente di farlo nel colloquio bilaterale di oggi.
Se ci è consentito vorremmo dare due suggerimenti, uno concernente quello che non dovrebbe dire, e l’altro quello che invece dovrebbe dire: 1) Non fare il piagnisteo tremontiano sugli eurobond. A parte l’effettiva utilità di questo strumento nell’attuale congiuntura e nell’attuale contesto istituzionale europeo, sulla quale nutriamo forti dubbi, vi è il fatto che sul punto la Germania è irremovibile e pertanto è inutile insistere, altrimenti il rischio è che montino
sentimenti antieuropei in Germania. Sul punto ci sentiamo abbastanza tranquilli perché nel rapporto che nel maggio 2010 il prof. Monti redasse per il presidente Barroso si può leggere, a proposito degli eurobond: “qualsiasi soluzione deve evitare che i paesi con una politica di bilancio responsabile siano costretti a salvare, in un modo o nell’altro gli Stati membri ‘indisciplinati’. Il semplice
timore di un’evoluzione in questo senso comprometterebbe la loro posizione attualmente favorevole sul mercato, rendendo immediatamente poco attraente qualunque proposta”. L’altro piagnisteo che dovrebbe evitare è quello sulla Bce che dovrebbe diventare “prestatore di ultima istanza”. Questa formula è diventata una sorta di giaculatoria che viene recitata da quasi tutti gli economisti. Anche su questo strumento nutro dei dubbi se lo intendessimo senza limitazioni, in quanto il ricatto che sottostarebbe verso i detentori dei titoli è “state bravi altrimenti vi inondiamo di moneta e i vostri titoli verrebbero svalutati dall’inflazione”. Anche questo la Germania non l’accetterà mai, quindi è inutile insistervi. Tra l’altro consentite una parentesi. Su quest’ultimo punto si fa spesso riferimento all’esempio degli Usa, e della Fed in particolare, e si sostiene che quell’esempio dimostrerebbe che “basta la parola” perché poi i
mercati si placherebbero da soli. Questo paragone però – non capisco
perché lo si dimentica sempre – sembra che trascuri che la Fed ha dalla sua il fatto che il dollaro è moneta di regolamento e di riserva internazionale, e gli Usa vengono comunque considerati il posto più sicuro dove custodire i capitali, a ragione o a torto non si sa ancora, soprattutto in periodi di crisi, e quindi prima che ci sia una crisi reale del debito penso che ce ne passi.
2) Quelle richieste, se portate avanti, denoterebbero l’accettazione
piena di quello che nel mio libro ho definito “La Comoda Menzogna”, e
cioè che la colpa della crisi sia tutta colpa della sola finanza.
Siccome chi scrive è convinto che la colpa principale sia invece della
cosiddetta “economia reale”, le richieste allora da rivolgere alla
signora Merkel sono altre. Va fatto rilevare che la Germania, insieme
alla Cina, è una delle responsabili di quelle che vengono chiamate le
“International Imbalances”, quelle sì tra le cause della crisi, per
aver creato con le loro esportazioni surplus finanziari enormi che
hanno vagato per il mondo per poi accasarsi soprattutto negli Usa
determinando liquidità in eccesso e quindi credito facile (al consumo,
e non per investimenti vista la scarsa domanda). Allora bisogna dire
alla sig.ra Merkel che questo non può più andare avanti e quindi
cominciasse lei ad aumentare la domanda interna, anche attraverso un
aumento della spesa pubblica, sì della spesa pubblica, in modo da dare
sfogo anche alle esportazioni degli altri paesi e far riprendere la
crescita anche altrove. In secondo luogo deve chiedere che la Germania
si faccia portatrice, insieme a tutta l’Europa, di un messaggio nei
consessi internazionali teso a chiedere a tutti i paesi esportatori di
aumentare la loro domanda interna e, in molti casi come la Cina, non
solo attraverso la spesa pubblica ma soprattutto attraverso un aumento
dei salari in modo da allentare la tenaglia anche sui salari dei paesi
sviluppati, visto che le imprese non lo fanno spontaneamente.
Questo mi sono permesso di suggerire al prof. Monti, ben sapendo che
difficilmente verrà accolto perché in Europa siamo governati da un
“monocolore” (come si diceva nella prima repubblica) di destra
(compreso il nostro governo attuale), cioè di quelle forze politiche
che negli anni scorsi hanno totalmente sposato le tesi che ci hanno
portato alla crisi, al di là delle belle parole che vanno distribuendo
adesso.
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{ Pubblicato il: 11.01.2012 }