Mario Monti e la moglie Elsa sono due cattolici praticanti: li abbiamo visti a messa a Sant’Ivo alla Sapienza, quando il professore sbarcò a Roma per iniziare la sua difficile avventura politica. Meno che mai il nuovo capo del governo è un anticlericale, laicista e mangiapreti. Direi che è semplicemente un uomo che ha il senso dello Stato, della sua dignità e della sua autonomia. Osservando bene le riprese televisive del suo incontro col papa, mi è sembrato anche leggermente emozionato. Ma servile e untuoso come il suo predecessore immediato e come tanti altri politici italiani, proprio no. La schiena era bella diritta e non si è piegata per baciare l’anello papale, anche se qualche collaboratore non ha avuto il buon gusto di astenersi da questo omaggio feudale alla Chiesa cattolica. La signora Monti, a sua volta, era a capo scoperto, così come si presentò al pontefice Flavia Prodi. Di fronte ai tanti e drammatici problemi che Monti deve affrontare, queste possono sembrare cose di poco conto. Ma non è così. Se il premier, oltre a tenere il busto dignitosamente eretto, riuscirà anche nell’impresa, sollecitata dalla Comunità europea, di far pagare l’Ici alla Chiesa, avremo la consolante certezza che il cattolicesimo liberale esiste ancora.

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