Spero che molti lettori mi perdoneranno (ma io sono un vecchio liberale un po’ reazionario ), se mi dichiaro d’accordo con Benedetto Croce che sosteneva il dovere dei giovani di diventare “vecchi” il prima possibile, cioè di diventare maturi e consapevoli delle difficoltà della vita. Di smettere, insomma, di fare i bamboccioni. Sono stato, quindi, consenziente con Padoa Schioppa, quando usò questo termine per definire coloro che, spesso senza alcuna giustificazione, cercano di prolungare la loro adolescenza a spese dei genitori. Da vecchio reazionario, resto inoltre stupefatto tutte le volte che sento qualcuno che dichiara di essere “un ragazzo di quarant’anni”, e mi vien da ridere quando incrocio per strada certi sessantenni che si vestono come se ne avessero venti. Perché, purtroppo, ci sono anche molti bamboccioni con i capelli bianchi. A questo punto, mi tocca dichiararmi d’accordo perfino con il vice-ministro del welfare Michel Martone, che pure qualche diffidenza istintivamente me la suscita. Essere secchione è bello e studiare tanto, contrariamente a quello che gli sciocchi pensano, fa anche bene alla salute, ma, caro Martone, a cui auguro di perdere al più presto il prefisso vice, bisogna mettere i giovani capaci e meritevoli in condizione di studiare. Lo dice la Costituzione, ma in Italia ancora non lo si è fatto.