giovanni la torre
Nessun commentoTREMONTI NEWS N. 17
Tremonti ha deciso di far superare a noi italiani l’egoismo che pretende l’esclusiva nel beneficiare della sua saggezza, e così ha elaborato un’idea di cui possono godere tutti gli europei: gli eurobond.
Di questo argomento sono stato invitato ad occuparmi da alcuni miei lettori già da tempo, ma finora mi sono astenuto dal farlo perché lo ritenevo troppo tecnico, ma penso sia giunto il momento di affrontarlo anche perché l’ “idea” ha conquistato diversi economisti, tra cui lo stesso Mario Monti.
Quando si parla di eurobond lo si fa secondo due accezioni: la prima è quella di Delors, cioè uno strumento cui ricorrere in casi particolari per finanziare grossi progetti di infrastrutture europee. L’altra, più recente, è stata avanzata proprio da Tremonti e prevede il suo utilizzo in maniera massiccia per spostare buona parte del debito pubblico dei paesi dell’eurozona, sul groppone di un’agenzia comune. In particolare questa agenzia dovrebbe emettere gli eurobond per acquisire la provvista necessaria a comprare i debiti di tutti i paesi dell’eurozona fino al raggiungimento di una certa percentuale del Pil (60%?). In questo modo, si dice, siccome la media dei rating di tutti i paesi che darebbero vita a questa agenzia, sarebbe migliore di quello dei singoli paesi meno virtuosi, questi ultimi beneficerebbero del ribasso dei tassi. La conclusione è che i paesi meno virtuosi guadagnerebbero e quelli più virtuosi non ci rimetterebbero. Insomma sarebbe la quadratura del cerchio.
Ebbene, va detto che perché il rating e, conseguentemente, il costo medio dell’indebitamento europeo risulti più basso di quello dei paesi meno virtuosi è necessario che a garantire l’INTERO debito ci siano anche i paesi virtuosi, non solo, è necessario che questa garanzia sia “solidale”, come dicono i giuristi, cioè a dire che ognuno garantisca per il tutto, e che quindi il creditore possa liberamente rivalersi, in caso di default, sul garante che più gli garba. Perché se invece si dicesse che i sottoscrittori degli eurobond si possono rivalere solo sugli stati inadempienti, vorrebbe dire che non sarebbe cambiato nulla rispetto a oggi. E’ quindi evidente che in caso di default dell’agenzia emittente, a seguito dell’inadempienza di qualche stato nel rimborsare quei bond che l’agenzia ha comprato, i creditori aggredirebbero subito la Germania e la Francia che sono i più solvibili. Ma, stando così le cose, questo vorrebbe dire che la Germania e la Francia oltre a garantire i loro debiti garantirebbero anche quelli degli altri e ciò, oltre a essere un peso già di per se stesso per il rischio enorme che comporterebbe per quei paesi, avrebbe come ulteriore conseguenza un abbassamento del loro rating, perché un conto è sopportare un rischio di X, un altro è sopportare un rischio multiplo di X. Anche la Germania e la Francia, come tutti i paesi al mondo, non hanno una capacità di credito illimitata. E se si abbassa il loro rating, quei due paesi ne risentirebbero perché aumenterebbe il costo anche dei loro bond emessi al di fuori dell’agenzia. Quindi non è vero che per loro il tutto sarebbe a costo zero. In conclusione: Germania e Francia si accollerebbero il rischio del debito di tutta l’eurozona, e in più vedrebbero aumentare il costo del loro indebitamento. Il meccanismo potrebbe essere al massimo proponibile se si cedesse la sovranità nazionale a quei due paesi, cosa non all’ordine del giorno, o se si facessero finalmente gli Stati Uniti d’Europa, cosa che per il momento è, purtroppo, solo utopia, ma non nell’attuale situazione istituzionale.
Penso che ora sia chiaro perché Sarkozy e la Merkel hanno dichiarato che l’argomento eurobond non è neanche stato preso in considerazione. E si capisce perché lo stesso Draghi in un intervista al Frankfurter Allgemeine Zeitung ha dichiarato: “se l’Europa fosse anche un’Unione con una politica di bilancio in comune, l’emissione di eurobond avrebbe un senso. Ma non è così. I cittadini di uno Stato non sono disposti a pagare le tasse per finanziare in quel modo un altro stato”. E circa l’idea che gli eurobond possano essere utilizzati per indurre a una maggiore severità fiscale gli stati, sempre Draghi ha detto: “questo è tanto difficile quanto acchiappare un elefante per la coda e tentare di portarlo a passeggio così”. Insomma anche Draghi, guarda un po’!, si mette di traverso e impedisce che della saggezza illuminata del nostro ministro genio si possano avvalere tutti gli europei. Per concludere, sperando di essere riuscito a essere sufficientemente chiaro, l’idea degli eurobond per finanziare il debito pubblico degli stati mi sembra una delle tante “idee” tremontiane, caratterizzate da una particolare angustia tipica della furbizia contadina. Ma questo atteggiamento può far fessi gli italiani, ma non gli altri statisti europei
{ Pubblicato il: 11.03.2011 }