Doveva arrivare l’italiano Mario Draghi alla presidenza della Bce per sentire una bestemmia mai pronunciata prima da un rappresentante di un’istituzione europea, anzi forse neanche da qualche commentatore:
“il modello sociale europeo è morto”. Dottor Draghi cosa dice? Come si permette di dire una cosa simile? La dichiarazione è stata fatta nell’ambito di un’intervista concessa al Wall Street Journal. Molto
probabilmente si tratta di quel tributo servile che ogni operatore economico e finanziario deve dare all’ambiente finanziario della capitale dell’impero, se vuol continuare a godere di buona stampa.
Questo noi lo comprendiamo, e lo possiamo anche ammettere. Anche
Benigni falsificò la Storia facendo arrivare per primo un carro armato
americano nei lager tedeschi, pur di vincere l'Oscar. Quello che non
consentiamo è che questo tributo venga versato con certi “beni” che
l’Europa ha realizzato e custodito nell’ultimo secolo e mezzo e che
vanno a completare i contributi che la civiltà europea ha dato al mondo intero.
Chi legge i nostri interventi sul sito www.criticaliberale.it si
ricorderà che avevamo espresso qualche dubbio sulla capacità e
possibilità che Draghi diventasse presidente della Bce, e questo per
due motivi. Il primo era che Draghi è stato funzionario della Goldman
Sachs negli anni precedenti la crisi, e quella banca viene considerata
negli Usa tra quelle che più hanno contribuito a determinare lo
sconquasso. La seconda, a nostro avviso ancora più grave, riguardava
l’episodio che aveva visto l’allora governatore della Banca d’Italia
partecipare a una cena “segreta” a casa del giornalista Vespa, insieme
al capo del governo del proprio paese (Berlusconi), con il quale
avrebbe dovuto avere solo incontri ufficiali al fine di salvaguardare
l’autonomia dell’istituzione, al politico Casini e al card. Bertone,
cioè un ministro di uno stato (Vaticano) che aveva al suo interno una
“banca canaglia” (Ior). Tra l’altro i giornali riferirono che lo scopo
della cena segreta era di rassicurare Berlusconi che né Casini né
Draghi stesso stavano tramando per farlo cadere e prendergli il posto.
Draghi poi ce la fece lo stesso ad arrivare alla Bce, grazie
soprattutto al fatto che il governatore della Bundesbank rinunciò e
non c’erano in giro altri candidati proponibili. Contrariamente quindi
a quanto detto dall’agiografia nazionale, la nomina di Draghi è stata
in un certo senso subìta come una cosa inevitabile, per assenza di
alternative, dai paesi dell’Ue. Ma nell’intervista di Draghi ci sono anche altre cose che meriterebbero un commento. Per esempio l’affermazione che la crescita potrà riprendere attraverso “il canale della fiducia”. Questa della “fiducia” detta da certi liberisti sembra una sorta di ectoplasma, un qualcosa che comparirà all’improvviso da sola. Cari signori, fiducia in economia vuol dire la convinzione per un’impresa che se compra un macchinario o costruisce uno stabilimento per produrre dei prodotti, ha buone probabilità di vendere convenientemente quei prodotti, altrimenti quegli investimenti non li farà mai. E per esserci quella convinzione, nel mercato ci deve essere
adeguata capacità di acquisto pronta ad assorbire quella produzione.
Dagli anni ottanta in poi quella capacità d’acquisto è andata sempre
più erodendosi per il modello sociale che si è imposto in tutto il
mondo e che il nostro Draghi vuol rendere ormai definitivo in Europa.
Da quanti anni in paesi come l’Italia si dice che ci sono “famiglie
che non arrivano alla quarta settimana del mese”? Almeno da sette o
otto anni, comunque molto prima del 2007. Ebbene a nessuno è mai
venuto in mente che in quella quarta settimana ci sono imprese che non
vendono? Deve resuscitare Keynes per affermare una banalità simile?
Pur di non modificare l’attuale modello sociale si continuano a
ripetere idiozie del tipo “deve tornare la fiducia”, senza ulteriori
specificazioni. Ci eravamo illusi che la politica monetaria più lasca
di questi mesi ci consentisse di cambiare le valutazioni che avevamo
maturato su Draghi, ma ora quelle affermazioni ci fanno tornare nel
nostro vecchio giudizio. Il monocolore di destra in Europa si rafforza
sempre più, anche se penso che la sparata di Draghi sul modello
sociale europeo che sarebbe “morto”, non l’avrebbe pronunciata nessun
altro, e meno che mai un tedesco. Ed allora: dottor Draghi, torni a vendere i prodotti Goldman Sachs.
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{ Pubblicato il: 26.02.2012 }