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Quando Lei ha deciso di promuovere la costituzione di un governo di
destra non abbiamo minimamente pensato di criticarla, anzi le siamo
stati grati perché era la via per liberarci di quel pattume che si
chiamava governo Berlusconi. Oltre tutto la destra che è andata al
potere è quella che abbiamo sempre sognato che nascesse in Italia. Da
quando questo governo è nato, però, lei ha cominciato a condividerne
le scelte in modo non proprio congeniale a un capo dello stato di una
repubblica parlamentare e, per quanto riguarda il merito, ancora meno
congeniale per un politico con le sue origini culturali e ideali.
Anche questo finora abbiamo accettato senza fiatare. Ma ora, in merito
alla vicenda della riforma del mercato del lavoro, e in particolare
della modifica dell’art. 18, ci pare che lei (ci perdoni
l’impertinenza) abbia un po’ esagerato. Prima ha detto che questa
riforma era necessaria per attirare gli investimenti esteri, poi ha
affermato che la mancata firma dell’accordo sarebbe stata una cosa
“grave”, con evidente riferimento alla Cgil, infine, ed è la cosa
(scusi ancora l’impertinenza) più sconcertante, ha garantito che se
passasse la modifica proposta dal governo di destra “non ci sarà una
valanga di licenziamenti”. Si rende conto di quello che ha detto,
signor Presidente? Va bene che Lei è anche il capo della magistratura,
ma da qui a pensare di dare, o anche solo prevedere, orientamenti
giurisprudenziali ci pare che ce ne corra, e anche tanto. Scusi signor
Presidente, e se poi invece quella valanga ci fosse veramente? Si
rende conto della responsabilità che si sarebbe assunto? Più in
generale si rende conto della responsabilità che si sta assumendo a
difendere questa riforma? Mi permetto solo di ricordare che le stesse
motivazioni e giustificazioni che vengono portate dai politici di
destra e dagli economisti neo liberisti a difesa di questa riforma,
sono le stesse che venivano addotte anni fa quando fu riformato il
mercato del lavoro nel senso della flessibilità totale: attirerà
investimenti stranieri, aumenterà la convenienza a investire e quindi
l’occupazione, aumenterà la competitività, ecc. ecc. Ebbene, signor
Presidente, dopo tanti anni nulla di tutto questo è accaduto, anzi è
accaduto il contrario. D’altro canto quale incentivo potrebbe avere
un’impresa a investire in innovazione tecnologica se è possibile
assumere un gruppetto di ragazzotti a ottocento euro al mese (quando
li guadagnano), per i giorni che servono e poi via? Il macchinario,
invece, una volta acquistato non lo puoi licenziare. La flessibilità
eccessiva è stata la causa principale del calo impressionante di
produttività che ha registrato l’Italia nell’ultimo decennio, lo
dimostrano autorevoli ricerche.
E quanto detto già dovrebbe essere sufficiente per dubitare delle
promesse che vengono fatte ora, che non sono altro che la replica di
quelle di allora, anche a non voler considerare le disastrose
conseguenze sociali che quei provvedimenti hanno prodotto. Lei ha
giustamente detto che il vero problema è il fatto che le imprese non
assumono e anzi licenziano perché devono chiudere a causa della crisi.
Giustissimo, Signor Presidente, ma a questo proposito ci permettiamo
di farLe notare che l’impoverimento delle classi lavoratrici non è
l’effetto della crisi, come spesso si vuol far credere, ma ne è stata
la causa: le imprese non hanno più avuto compratori capaci di
acquistare i loro prodotti. Gli imprenditori di tutto il mondo, dopo
la svolta neo liberista degli anni ottanta, si sono comportati come
novelli Re Mida. Questi aveva trasformato tutto in oro e poi ha
scoperto che non aveva più nulla da mangiare, gli imprenditori hanno
trasformato tutto in profitti e poi hanno scoperto che in giro non
c’erano più redditi sufficienti a comprare le loro merci. La bolla
finanziaria, cui comodamente si addossa tutta la responsabilità, ha
solo nascosto per qualche anno questa realtà. L’insistere nel
mortificare il lavoro, non fa altro che aggravare la crisi. Quanto
agli investimenti stranieri, caro Presidente, non vengono in Italia
non per l’art. 18, ma perché tra delinquenza organizzata e corruzione
nel nostro paese è molto difficile operare nella legalità in maniera
redditizia, l’ha fatto capire anche la cancelliera Merkel al nostro
presidente del consiglio Monti nel recente incontro.
Allora, Signor Presidente, si rende conto della responsabilità che si
sta assumendo a propagandare le ideologie (perché di ideologie si
tratta) della destra e del neo liberismo?
{ Pubblicato il: 23.03.2012 }