valerio gigante
Nessun commentoLa riflessione sul dibattito intorno al nucleare dentro la Chiesa cattolica, alla luce delle disastrose conseguenze del terremoto giapponese, non possono che ripartire da qui. Dal fatto cioè che la gerarchia cattolica ha spesso sottovalutato la questione delle energie rinnovabili, il rischio di un ritorno al nucleare, e più in generale i temi che riguardano la sostenibilità ambientale. Tutte questioni legate ad un concetto di “difesa della vita” che evidentemente non tocca le corde profonde di cardinali e vescovi quanto avviene invece per i temi dell’aborto, del testamento biologico, della fecondazione assistita.
Ma se da parte delle gerarchie c’è stato disinteresse o, come nel caso dell’opuscolo dello scorso anno, adesione entusiasta nei confronti del nucleare, non così è avvenuto tra le realtà di base della Chiesa, che anche su questo tema hanno evidenziato uno scollamento rispetto alla gerarchia, mobilitandosi per la raccolta di firme in calce ai referendum di giugno per bloccare la costruzione di nuove centrali atomiche, costituendo reti sui territori, elaborando documenti, organizzando momenti di riflessione, incontri, dibattiti (v. Adista nn. 30 e 55/10; 19/11).
Intanto però, fuori dai nostri confini italiani le cose sembrano andare in maniera assai diversa. La Chiesa tedesca, ad esempio, nei giorni scorsi ha preso con decisione la strada del no al nucleare, con il presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, mons. Robert Zollitsch, che il 14 marzo scorso ha dichiarato che «l’energia atomica non è l’energia del futuro», ma una «tecnologia di passaggio» ed ha esortato i politici tedeschi a «ripensare al settore energetico per adottare fonti energetiche più ecologiche e sostenibili. Occorre tener conto degli interessi delle generazioni future». La Chiesa italiana sembra molto in ritardo. Nessuna dichiarazione ufficiale dei vertici della Cei su quanto avvenuto in Giappone e sulle sue ripercussioni rispetto alla scelta del governo italiano di dare il via libera al nucleare. (valerio gigante)
"Difendere la vita" è anche difendere il pianeta: due vescovi rompono il silenzio
36056. romA-adista. Per sollecitare l’apertura di un dibattito sui temi del nucleare civile anche dentro l’episcopato italiano, Adista ha intervistato due tra i vescovi che negli ultimi anni si sono mostrati più sensibili alle tematiche sociali ed ecologiche: mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo dal 2001 e membro della Commissione Cei per le Migrazioni, e mons. Giovanni Giudici, vescovo di Pavia e Presidente di Pax Christi Italia. Di seguito, le due interviste. (valerio gigante)
MONS. MOGAVERO: SCELTE ENERGETICHE NEL RISPETTO DEI DIRITTI DEI POPOLI
Ritiene allarmistiche le voci di chi, in Italia, chiede di riconsiderare con urgenza la scelta dell’opzione nucleare, recentemente rilanciata dal governo italiano? O piuttosto è questo il momento più giusto per riconsiderare il rapporto rischi-benefici di tale opzione?
Ritengo che su questo tema e anche su tanti altri che toccano direttamente la vita della gente bisogna riflettere senza lasciarsi prender la mano dalle reazioni emotive, soprattutto senza creare allarmismi o panico. In particolare, occorre considerare che nessuna realtà umana è perfetta e, dunque, immune da rischi e pericoli. Se così non fosse l’uomo sarebbe infallibile e ineccepibili le sue realizzazioni. Occorre, d’altra parte, comprendere i timori e le paure dell’opinione pubblica, disorientata troppe volte dalla scoperta di macchinazioni e di furbate che stanno dietro a verità di comodo e non si fida, perciò, delle assicurazioni con cui si vogliono liquidare i problemi. La scelta più corretta in merito all’opzione nucleare è, allora, quella di discutere della questione alla luce del sole, senza allarmismi ingiustificati e senza pregiudiziali di alcun genere (ideologiche, politiche, economiche…), ma guardando al bene delle persone e all’utilità comune.
La Chiesa cattolica finora non ha espresso una posizione in merito al nucleare. C’è solo il pronunciamento, favorevole, dal card. Raffaele Martino. Su questioni del genere è bene che la Chiesa apra un periodo di dibattito al suo interno o è invece auspicabile, sulla scia di quanto recentemente fatto dalla Conferenza Episcopale Tedesca, una presa di posizione netta a favore delle fonti energetiche alternative al nucleare e “sostenibili”?
Anche se la Chiesa cattolica non ha assunto posizioni ufficiali sul merito dell’energia nucleare, ritengo pertinenti al problema le numerose e consolidate affermazioni riguardanti la centralità della persona umana, la custodia e tutela del creato, il rispetto per l’ambiente, valori tutti connessi direttamente con il tema in questione. Quanto al nucleare, non ritengo pertinente e utile che l’episcopato si riservi l’ultima parola in merito; almeno per due ragioni: primo, perché i vescovi non hanno una competenza specifica per pronunziarsi su un problema che coinvolge anche aspetti scientifici non secondari; secondo, perché in tutto ciò che attiene alla vita pubblica e privata dei cittadini un ruolo primario spetta ai fedeli laici. Dunque, ben venga all’interno delle comunità ecclesiali un confronto aperto e ampio per approfondire e valutare e per proporre soluzioni valide nel superiore interesse di tutti.
Molte realtà ecclesiali, negli ultimi mesi, si sono mobilitate a sostegno della raccolta di firme per il referendum contro il nucleare e, più in generale, sui temi della tutela del territorio. Più rari, invece, sugli stessi argomenti, i pronunciamenti dei vescovi, mentre a volte qualche diocesi ha esplicitamente “sponsorizzato” l’opzione nucleare. C’è un ritardo dell’episcopato rispetto alla sensibilità che sul tema del nucleare emerge in tanta parte del laicato cattolico e più in generale nell’opinione pubblica italiana?
I vescovi sono portatori delle potenzialità e dei limiti del proprio tempo e scontano, perciò, tutti i ritardi, soprattutto, quelli culturali negli ambiti più innovativi. Se a questa considerazione di carattere generale aggiungiamo che le tematiche ecologiche sono entrate a fatica e solo di recente tra le attenzioni pastorali, non deve stupire più di tanto che i vescovi esprimono opinioni diverse in materia di energia nucleare; opinioni che, magari, non toccano la dimensione esatta della complessa problematica.
In ogni caso, a me pare che per affrontare questo nodo cruciale, sul quale si gioca il futuro del mondo, occorra tenere fermi alcuni punti inderogabili: il problema energetico va affrontato senza pigrizie e senza concedere favori a nessuno; ogni scelta strategica deve rispettare le aspettative e le necessità di tutti i popoli, soprattutto di quelli ancora in via di sviluppo; le soluzioni adottate devono rispettare l’ambiente perché trasformare il mondo in una pattumiera significa porre le premesse per distruggere, con la Terra, l’uomo stesso.
MONS. GIUDICI: LA “DIFESA DELLA VITA” PASSA ANCHE PER L’ACQUA, LA TERRA, L’ARIA
Il terremoto in Giappone e le conseguenze che il sisma ha provocato sulla sicurezza della centrale nucleare di Fukushima hanno riaperto anche nel nostro Paese il dibattito sull’opportunità dell’opzione nucleare, recentemente rilanciata dal governo italiano. Ritiene sia giusto ridiscutere questa scelta?
L’emozione che oggi segna l’opinione pubblica a proposito del nucleare è enorme; i fatti drammatici di questi giorni ci mostrano con chiarezza i problemi provocati dal nucleare come fonte di approvvigionamento dell’energia e ci invitano a una seria riflessione. Al di là dunque del dibattito possibile sulla competitività economica che il nucleare civile assicura, è evidente a tutti quanto sia difficile ancora oggi il controllo di questa fonte di energia.
L’episcopato tedesco il 14 marzo scorso ha dichiarato che “l’energia atomica non è l’energia del futuro” e ha invitato il governo a prendere con decisione la strada del no al nucleare. Ritiene che anche in Italia sia tempo che l’episcopato inviti il mondo politico a ripensare al settore energetico per adottare fonti energetiche più ecologiche e sostenibili?
Va ampliandosi la platea di coloro che concordano sul fatto che i rischi del nucleare civile sono, per noi e per le generazioni future, enormemente più grandi dei benefici attuali. È dunque opportuno affermare che la scelta del nucleare non è sullo stesso piano della scelta di promuovere fonti energetiche alternative (solare, eolica). I vescovi tedeschi hanno decisamente imboccato un percorso che veniva descritto nel messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace del 2010: «È necessario che le società tecnologicamente avanzate siano disposte a favorire comportamenti improntati alla sobrietà, diminuendo il proprio fabbisogno di energia e migliorando le condizioni del suo utilizzo. Allo stesso tempo, occorre promuovere la ricerca e l’applicazione di energie di minore impatto ambientale».
Tante realtà del laicato cattolico si stanno impegnando sul tema della sostenibilità e delle energie alternative, oltre che su una lettura critica della scelta nucleare. Si può parlare di un impegno dei cristiani per la difesa della vita?
È evidente la presenza nel mondo cattolico di una sensibilità precisa, che talvolta si fa esplicita proposta, del riconoscimento della vita come una benedizione da rispettare e proteggere, incrementare e custodire. La centralità dell’essere umano, e dunque il suo sviluppo integrale, è verità della nostra fede da accogliere. Da essa ci viene l’impegno nel riconsiderare il modello di sviluppo che si è venuto attuando: esso pone al centro ogni persona o la crescita senza limiti di esperienze e utilità solo per alcuni fortunati? Ci accorgiamo che vi è una corsa ad accaparrare beni essenziali come l’acqua e ci avviciniamo al referendum a proposito della privatizzazione degli acquedotti. Questi beni, acqua, terra, aria, sono di tutti o di chi se li può assicurare con il denaro o con la forza? La promozione della vita riguarda l’esperienza umana dall’inizio alla fine e in tutto il suo svilupparsi nel tempo e nei rapporti sociali.
L’attenzione dei credenti al rispetto della vita in tutto il suo dispiegarsi e la capacità di organizzarsi per denunciare le situazioni in cui essa viene calpestata ci offrono un ulteriore spunto di riflessione. Le soluzioni concrete, evidentemente, sono affidate ai cristiani, ricchi dei carismi donati loro dallo Spirito, resi capaci di leggere la situazione attuale e di realizzare di fatto una società rispettosa della vita. Ce lo ricorda la Gaudium et spes quando invita i laici a non pensare «che i loro pastori siano sempre esperti a tal punto che, a ogni nuovo problema che sorge, anche a quelli gravi, essi possano avere pronta una soluzione concreta, o che proprio a questo li chiami la loro missione: assumano invece essi, piuttosto, la propria responsabilità, alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione rispettosa alla dottrina del magistero».
{ Pubblicato il: 18.03.2011 }