All'inizio più che una notizia era un gossip.
Secondo voci, inizialmente riportate dal tedesco "Der Spiegel" e poi riprese dalla stampa di tutto il continente, ci sarebbe un accordo segreto tra il cancelliere Angela Merkel e i leaders dei principali Paesi dell'Ue riguardante le prossime elezioni presidenziali francesi.
Secondo le indiscrezioni il cancelliere tedesco sarebbe notevolmente preoccupato dal programma elettorale del candidato socialista Hollande, che prevede di rinegoziare il così detto "fiscal compact" sia con vincoli meno severi di bilancio, sia inserendo un capitolo nel trattato che impegni l'Ue a prendere in considerazione l'idea di un grande rilancio dell’economia continentale.
Queste proposte, se portate nell'agenda del direttorio franco-tedesco, potrebbero mettere in discussione l'intero lavoro compiuto finora dal duo Sarkozy-Merkel.
Il timore che questo avvenga è tale che il cancelliere avrebbe chiesto, molto ufficiosamente, ai capi di stato dei principali paesi europei di non incontrare il candidato Hollande in alcun tipo di cerimonia ufficiale per non dargli risalto mediatico e non farlo apparire uno sfidante degno istituzionalmente del suo rivale.
Ovviamente subito dopo l'indiscrezione sono piovute ondate di smentite su tutte le agenzie di stampa, ma comunque nessun capo di Stato sembra aver in programma incontri con il socialista francese nel prossimo periodo, nonostante il fatto che ci siano numerose occasioni possibili.
Come ci si poteva aspettare i partiti socialisti di tutta Europa hanno parlato di complotto delle destre conservatrici, che attualmente dominano incontrastate nei principali Paesi dell'Unione, per soffocare ogni vento di rinnovamento; in particolare i socialisti francesi, indignati, hanno ricordato come nessuno
Stato straniero possa interferire nella politica interna francese.
Quello che invece è sfuggito,ciò che non si trova nelle note ufficiali, è il lento e quasi impercettibile cambiamento di Hollande nel porre, dopo questa polemica, la questione crescita.
I toni accesi d'inizio campagna hanno lasciato il posto ad osservazioni più "istituzionali": certo il candidato socialista rimane favorevole ad una revisione dei trattati ma non ad una loro abolizione, rimane per lui necessario creare crescita con project-bonds ma escludendo ogni ripresa di spesa in deficit, infine è giusto, come si diceva ad inizio campagna, coinvolgere maggiormente i paesi periferici dell'euro-zona ma questo non significa mettere in discussione il direttorio franco-tedesco.
Se la reazione iniziale alla notizia, cavalcata ad arte, è stata di sdegno ne è seguita poco dopo la considerazione che un programma troppo ambizioso di riforma avrebbe potuto intimorire le Cancellerie europee e destabilizzare il già precario equilibrio continentale.
Hollande non si appresta a diventare solo il primo ministro francese, ma anche un leader della politica interna europea.
Quindi è ovvio che non voglia cadere, prima ancora di essere eletto, in un pericoloso isolamento all'interno dell'Unione.
Inoltre il candidato socialista non solo non vuole, ma neanche può permettersi un'ostilità europea e tedesca.
Così si ritrova in campagna elettorale a dover dare risposte non solo alle esigenze francesi di crescita e di ripresa, ma anche ai timori tedeschi di un'esplosione inflattiva dell'euro-zona, che sia a causa di un nuovo boom di spesa pubblica o che sia per un costo del denaro troppo basso.
Cosa ne è, allora, del principio di non intervento nelle politiche interne tra i Paesi dell'Unione?
In realtà giorno dopo giorno quel sottile filo che sembrava una volta separare la politica nazionale interna da quella internazionale europea va sempre più verso un punto di rottura,
l'indipendenza dei parlamenti è sempre più limitata e le politiche interne dei Paesi europei si riflettono in un dinamico dibattito continentale.
La coesistenza di questi due aspetti nella vita politica attuale europea, quello più esclusivo nazionale e quello più plenario continentale, porta al declino del principio di non intervento com'era stato fino a questo momento inteso.
Hollande, da politico intelligente e consapevole, è ben conscio di questo, tanto da cercare in continuazione un assist per le sue politiche nella stampa internazionale e nei partiti di centro-sinistra europei, ma anche andando incontro ai dubbi e alle perplessità dei capi di Stato dell'Unione.
La cancelliera tedesca del resto qualche giorno fa, in un'intervista al quotidiano "La Stampa" è stata molto chiara: il futuro dell'Europa, ha detto, è una completa unione politica.
Questo vuol dire che i confini del dibattito nazionale, anche in Germania, si stanno spostando verso un panorama post-nazionale.
Almeno su questo, sulla necessaria integrazione delle politiche nazionali in un contesto unico europeo, sia la conservatrice Merkel che il progressista Hollande sono d'accordo, quasi che siano veramente loro a sfidarsi, l'una conservatrice e l'altro progressista, in una nascosta campagna elettorale per il futuro dell'Europa.
[PER LEGGERE LE PRECEDENTI CRONACHE E ANALISI DE "GLI STATI UNITI D'EUROPA" CLICCARE NEL RIQUADRO BIANCO DELLA COLONNA DI DESTRA SULLA TESTATA "GLI STATI UNITI D'EUROPA"]
{ Pubblicato il: 12.04.2012 }