Ci eravamo lasciati con la promessa che avrei scritto un saggio
sull’ultima pubblicazione di Tremonti. Ebbene il lavoro è stato
completato abbastanza presto ma poi si sono avuti problemi di
distribuzione, nel senso che il libro non sarebbe potuto uscire prima
di luglio-settembre, quindi troppo tardi. Allora il direttore della
rivista Critica Liberale, Enzo Marzo, che qui ringrazio pubblicamente
insieme all’editore Dedalo, mi ha proposto di pubblicare il testo come
numero monografico della rivista stessa (n. 197) e così è stato.
Con questa comunicazione terminano le “Tremonti news”, per il “venir
meno dell’oggetto” direbbe un giurista. Queste news iniziarono il 28
ottobre 2010 come reazione del sottoscritto alla mancata messa in onda
di un’intervista concessa a una nota trasmissione televisiva nella
quale indicavo le principali motivazioni che mi avevano spinto a
scrivere il libro “Il Grande Bluff. Il Caso Tremonti” (Ed. Melampo).
L’autocensura cui si sottoposero gli autori di quella trasmissione mi
convinse ancora di più dello stato di intontimento generale intorno al
personaggio. Evidentemente all’epoca era meno grave accusare qualche
potente di intrallazzi e ruberie che dire pubblicamente che le tesi di
Tremonti fossero strampalate, prive di contenuto scientifico e
contraddittorie. Aumentò così in me l’imperativo di far conoscere a
quanta più gente possibile l’abbaglio cui un intero paese era
soggetto. Chissà che non ci saremmo risparmiati qualche basis point di
spread se quell’intervista fosse andata in onda. Resta comunque il
fatto che qualcuno degli opinion leader italiani dovrebbe spiegare
come siano potuti nascere e durare così a lungo i miti di “Tremonti
maitre à penser”, di “Tremonti ha previsto la crisi”, “Tremonti
antimercatista, antispeculatori e portatore di valori positivi”, ecc.
ecc. Pensate che ancora qualche settimana fa abbiamo sentito il
giornalista Vittorio Zucconi dire “Tremonti aveva previsto tutto”, “ma
de che?” dicono a Roma.
Vi ringrazio per avermi seguito e sostenuto finora. Pensate che
qualche amico, a mio avviso un pò burlone, ha persino insinuato che
queste news abbiano contribuito alla defenestrazione dell’ex super
ministro, e questo perché la loro diffusione pare fosse molto maggiore
di quella a me nota. Se questo sia vero o meno per me è secondario
rispetto all’altra questione di sentirmi a posto con la coscienza,
perché che l’ex ministro ci avrebbe portato al disastro lo capii
presto e lo scrissi sin dal 2009. E lo dimostrai in modo evidente
prendendo come prova gli stessi suoi scritti. Non so se tutto il
giornalismo italiano può avere a questo proposito la stessa coscienza
pulita. Questa vicenda ha reso ancora più forte in me una convinzione
che ho sempre avuto, e cioè che in Italia certe cose, come per esempio
anche il fenomeno Berlusconi, accadono non perché la popolazione sia
meno matura delle altre, ma perché è meno matura e meno degna la
cosiddetta “classe dirigente”, di cui i giornalisti sono componente
importante. Se i Berlusconi e i Tremonti non nascono o non durano
tanti anni negli altri paesi avanzati, non è perché lì la popolazione
è più matura, ma perché c’è una classe dirigente che soffoca certi
processi alla nascita, basta ricordarsi la fine che hanno fatto fare a
Bernard Tapie in Francia, che era considerato proprio il “Berlusconi
francese”.
Comunque non mi vedrete scomparire perché proseguirò con gli “Intermezzi” che a questo punto però si chiameranno in altro modo. Ve
lo dirò presto.
[PER LEGGERE LE PRECEDENTI "TREMONTI NEWS" DI GIOVANNI LA TORRE CLICCARE NELLA COLONNA DI SINISTRA SUL VOLUME "ECONOMIA CRITICA"]
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