Gli azzeccagarbugli del cavaliere.
E' divertente assistere alle evoluzioni dialettiche degli avvocati difensori del cavaliere; è divertente per via del loro imbarazzo e della loro imbarazzata maniera di porre la linea di difesa del loro assistito, ma anche poderoso datore di lavoro, privilegi, incarichi istituzionali e denaro, tanto denaro, buona parte del quale è stato incaricato il popolo italiani di saldare il conto.
Non hanno trovato di meglio da sostenere che una ipotetica illegittimità nel pubblicare quello che ormai è un atto pubblico, essendo le telefonate intercettate depositati agli atti.
Nulla di dire del loro contenuto, che, a prescindere delle ipotesi di reato penale, mostrano un presidente del consiglio ricattabile a causa di una patetica storia sessuale (nega tutto e ti copro d'oro... fai la pazza e ti do cinque milioni di euro). Così si appresterebbero a querelare Repubblica, non per aver scritto o pubblicato il falso, ma semplicemente per aver reso pubblico e restituito al pubblico ludibrio, i contenuti e i toni delle telefonate intercorse tra Berlusconi e i suoi oggetti di spasso... oggetti, solo oggetti, con tanto di prezzo per ogni prestazione... altro che conquiste, fascino latino, innamoramenti disinteressati... solo oggetti, prezzo pattuito, prestazioni rese.
Trattandosi di un capo di governo di una nazione della NATO, il fatto stesso di essere così ricattabile sposta il problema nell'alveo della sicurezza nazionale e della stessa NATO.
E poi ha la faccia di bronzo di darsi da fare per poter scalare il colle del Quirinale ed accaparrarsi l’immunità per sette anni !
Vogliono le frequenze gratis.
Confalonieri finge di non capire che mediaset è finita; prepari i libri da portare in tribunale, e cerchio di evitare i falsi in bilancio.
Le frequenze gratuite non le avranno, perchè ciò produrrebbe una sollevazione di popolo.-
Non venga a piangere per i licenziamenti che minaccia di fare, si tratta di persone che perderanno il lavoro a causa di una errata gestione, tutta indirizzata alla propaganda personale del cavaliere; non sono persone diverse dagli operai della Fiat o dagli operai delle aziende che delocalizzano all'estero per pagare meno il lavoro. Si tratta di una realtà della quale il solo responsabile è Berlusconi che ha favorito la libertà di truffare, di appropriarsi indebitamente di pubblico denaro. Solo all'Avanti di Lavitola 23 milioni di euro e aspettavano il saldo di altri 2,3 milioni, solo per fare propaganda al cavaliere.
La Corte dei Conti dovrebbe indagare sulle spese della Presidenza del consiglio sotto Berlusconi e verificare se si tratta di spese istituzionali oppure per i bunga-bunga che servivano per distrarre cotanto presidente del consiglio dopo una settimana di lavoro per trovare ulteriori stratagemmi per truffare lo Stato.
La soluzione è a portata di mano; Confalonieri e Berlusconi dovranno tornare agli intrattenimenti sulle navi da crociera: Confalonieri il piano, la Minetti il violino e Berlusconi la tromba e voce solista.
Una lettera al Ministro della Giustizia
E’ il titolo in oggetto di una mail inviatami (forse) per conoscenza dalla sig.ra Beatrice Rangoni Machiavelli, contenente una lettera indirizzata al Ministro della Giustizia, Paola Severino Di Benedetto, nella quale viene sollecitato un testo di legge rigoroso per quanto riguarda la lotta alla corruzione.
Un testo di legge che non piacerà ai corrotti, non piacerà ai corruttori e non piacerà ai corruttibili, per cui
non piacerà alla totalità dei parlamentari PdL, ad una buona parte del Terzo Polo e non piacerà ad una larga fetta del PD, per cui avrà vita difficile, come vita difficilissima ha avuto, fino all’aborto, l’ipotesi di una patrimoniale in grado di colpire coloro che hanno goduto delle protezioni politiche per dilatare il loro patrimonio a spese della popolazione dilatando a dismisura il debito pubblico.
La sig.ra Beatrice Rangoni Machiavelli (tralascio i titoli nobiliari perché nulla aggiungerebbero al serio contenuto della lettera al ministro), appartiene a quell’alta borghesia (una volta nobile) che fu il perno centrale del liberalismo ottocentesco, che modernizzò la struttura economica dell’intera Europa.
E’ la medesima alta borghesia che da sempre ha snobbato Berlusconi fautore di un liberalismo personalistico, ben presto alterato in liberismo, forte del denaro malguadagnato, dell’arroganza del potere e del perverso fascino della corruzione.
Il liberismo berlusconiano si compone di quei parvenu, con “fabrichetta”, moglie tritadollari e amante con boutique in via Montenapoleone; evasori per convinta formazione mentale, arroganti grazie alle protezioni governative che hanno facilitato la loro vita, garantendo sanatorie, condoni e scudi fiscali, permettendo il falso in bilancio, chiudendo entrambi gli occhi sulle evasioni fiscali e sul trasferimento di capitali all’estero, in cambio dell’appoggio politico ed elettorale, il più delle volte ricattatorio.
Ma il liberalismo dentro il quale è cresciuta l’alta borghesia piemontese, lombarda e veneta non ha ancora compiuto il passo verso la Storia transitando dall’individualismo all’umanesimo per riconoscere agli uomini ,e a tutti gli uomini, parità di diritti e parità di doveri.
Ancora si accetta l’idea di un capitalismo esclusivo del denaro, mentre si discute di “mercato del lavoro”, come se il lavoro fosse una merce da esporre nelle bancarelle della società civile, in attesa dell’acquirente che stabilisca il prezzo, ignorando il “valore” del lavoro come funzione prioritaria dell’uomo.
Il liberalismo fece grandi passi avanti nel riconoscimento della solidarietà interclassista, ma rimaneva la distinzione delle classi, causata dalla nascita e dal censo, che non ha permesso la realizzazione di una vera democrazia, perché, privata della solidarietà non esiste democrazia.
Ciò ha causato eccessi opposti, come quel famigerato manifesto dell’estrema sinistra, durante il governo Prodi che recitava “Anche i ricchi piangono”; non fu altro che la riproposizione della vetusta lotta di classe, ben accettata dal governo successivo di Berlusconi, che ingaggiò una lotta di classe serrata, penalizzando le classi più deboli e sfruttando il lavoro. Così a piangere furono sempre gli stessi.
La crisi attuale sta segnando la fine del capitalismo liberista, ma senza avanzare ipotesi futuribili, stante le posizioni assunte che non dimostrano di voler essere aperte al dialogo costruttivo.
Se muore il “capitalismo liberista” targato Berlusconi, allora viva il “capitalismo sociale” che non ha un padrone o un padrino, ruolo che potrebbe essere assunto la liberalismo qualora compisse quel passo avanti verso la Storia, realizzando un “capitalismo del terzo millennio”, nel quale si dona ampio riconoscimento al capitale-lavoro, unico e solo possedimento di quanti, per vivere, non possono contare che sulla propria capacità lavorativa. Riacquisterebbe una dimensione umana anche il capitale-denaro, riproponendosi come metodo per promuovere il progresso e con il progresso lo sviluppo.
Si tratterebbe di un associazionismo sociale, con ruoli differenziati ma finalità uniche, composte dal riconoscimento della dignità del lavoro e del suo valore umano, sociale, antropologico e dall’accettazione del capitale-denaro come mezzo per promuovere il progresso e, nel processo, l’affermazione dell’umanesimo come comune aggregante della nazione, delle nazioni e del mondo.
La lettera della sig.ra Beatrice Rangoni Machiavelli ha l’autorevolezza per essere recepita dal ministro, mentre questa mia faticherà ad entrare nel circuito della mia rubrica, ma, sempre contando sull’autorevolezza della persona, Presidente dell’ECOSOC europeo (Economic and Social Council, Consiglio economico e sociale dell'ONU n.d.r.), potrebbe farsi promotrice di un avanzato liberalismo sociale che non rinnega il passato ma si proietta nel terzo millennio, unendo e associando i mezzi produttivi con la forza lavoro.
{ Pubblicato il: 26.04.2012 }