giovanni la torre
Nessun commentoTREMONTI NEWS N. 19
Ho riguardato la puntata di Annozero del 10 marzo, sempre per motivi “professionali”, e negli interventi di Tremonti ho rivisto quelle cose che avevo notato nei suoi libri e che mi avevano provocato un impulso irrefrenabile a scrivere il libro “IL GRANDE BLUFF. Il caso Tremonti”: ricostruzioni approssimative, conoscenze storiche e scientifiche posticce, senza quindi che abbiano portato all’acquisizione di un autentico concetto, prosa banale, scarsa considerazione per il principio logico di non contraddizione, gusto quasi erotico per l’eloquio e per il motto di spirito fine a se stesso, e poi quell’ansia di continuamente MERAVIGLIARE, quell’atteggiamento di chi è convinto che stia confidando una scoperta della quale l’interlocutore non era minimamente a conoscenza e non avrebbe mai appreso senza la sua rivelazione. Insomma da Tremonti vengono anche sollevati problemi seri e importanti ma poi vengono affrontati e portati a soluzione, sia pure solo dialettica, con mezzi largamente inadeguati. Qualcuno dei miei lettori potrà dire che è esagerato giudicare Tremonti su queste cose, visto che è un ministro e non uno scienziato. A costoro rispondo che è il ministro stesso che costringe a fare questo, visto che dedica i suoi interventi solo a cose teoriche, visto che scrive libri nei quali vuole insegnare il mestiere agli storici, agli scienziati politici, agli economisti, visto che invita perentoriamente questi ultimi al “silenzio”, visto che i media lo omaggiano con epiteti del tipo “raffinato intellettuale” ecc. ecc., e visto, infine, che dietro questo comportamento nasconde l’inerzia totale sul piano politico concreto, positivo.
Il professore all’inizio ha tenuto una vera e propria lezione con tanto di lavagna a fogli mobili e pennarello e mentre si avvicinava a questi sentenziava, con riferimento al servizio di apertura sui profughi della crisi libica: “è evidente che la Storia si è rimessa in cammino e se uno vuole essere aggiornato dovrebbe credo leggere o rileggere la Bibbia: Mosè con il mare che si apre”. Pensate un po’! Fra un po’ quindi i maghrebini attraverseranno a piedi il Mediterraneo, ce lo dice il Genio. Bisogna sapere che Tremonti usa spesso queste immagini nella sua retorica e non si rende conto che questo abuso rende inefficaci i presunti concetti sottostanti. Ha anche detto, per esempio, e lo ripeterà nella stessa serata da Santoro, che nell’89, con la caduta del “muro”, e poi nel ’94, con la costituzione del WTO, la storia ha “subito un’accelerazione”. In altre e frequenti occasioni ha detto che con la crisi (anni 2007/2008) il mondo era a “un tornante della storia” e vi chiedo scusa se me ne stanno sfuggendo altre (per esempio il commento all’attacco alle torri gemelle del 2001, ecc.). Ora, “aperture di mari”, “accelerazioni”, “tornanti” e quant’altro se si verificano così di frequente dovrebbero indurre, ad avviso di chi scrive, una persona dotata di cultura vera a concludere che la storia è un continuo fluire, corsi e ricorsi direbbe il nostro Vico, e la sottolineatura di una situazione o evento eccezionale dovrebbe essere usata con molta parsimonia. Ma il contenimento retorico non fa parte dei valori del nostro ministro. Prendiamo anche il rinvio alla Bibbia. Già a commento della crisi aveva sentenziato negli anni scorsi: “questo è un momento della storia in cui non devi andare a leggere i libri di economia, ma la Bibbia”. Insomma basta leggere il libro sacro e tutta la scienza e la cultura appariranno inutili e poca cosa. La reiterata affermazione, a mio avviso, non va sottovalutata e non deve spingere solo all’ironia, perché potrebbe costituire un metro per valutare il sistema di valori politici e culturali del più importante ministro di questo governo e spiegare perché, per esempio, non si preoccupi dei tagli alla scuola, alla ricerca e alla cultura: basta leggere la Bibbia e la formazione è completa. Non sto scherzando, perché collima con altre affermazioni, per esempio contenute nei suoi libri, che dimostrano la nostalgia del Nostro per il “piccolo mondo antico”, dove, come è noto, l’unica fonte di cultura per i più era l’omelia domenicale del parroco.
Poi dirà, mentre traccia una linea sulla lavagna: “il vecchio mondo, venti o trenta anni fa, era fatto come una linea orizzontale, … mettiamo un miliardo di persone ammesse al mercato. Il mondo occidentale era più o meno confinato su questa linea in questa dimensione”. E’ noto che i grafici servano a sintetizzare e dare una visione immediata, con pochi cm quadrati, di ragionamenti e concetti che richiederebbero più tempo e spazio per essere esposti. Mi chiedo: cosa vuol dire che il mondo occidentale era confinato su una linea piatta? Forse era opportuna una spiegazione, ma niente di tutto questo è stato fatto. Chiamare poi “vecchio mondo” il mondo degli anni ottanta e novanta del novecento, serve a dargli l’immagine di un uomo moderno per il quale venti o trenta anni sono un’eternità. Invece mano a mano che sviluppa i suoi concetti si ha l’impressione che i suoi riferimenti siano proprio a un mondo realmente vecchio, ma di diversi secoli fa. E questo sarà l’oggetto della prossima mail.
{ Pubblicato il: 24.03.2011 }