Il rapporto annuale sulla laicità deve necessariamente
essere letto assieme alla
ricerca sulla presenza televisiva delle
gerarchie vaticane e più generalmente
di esponenti della Chiesa cattolica. Che
vi sia un “avanzamento” della secolarizzazione
della società è un dato di fatto e lo studio
lo dimostra sulla base di una numerosa
serie di parametri. Questa progressione è
indice di un fatto chiarissimo: il divorzio profondo
che c’è tra i richiami clericali all’etica
che vorrebbero condizionare la vita di tutti
i cittadini (e non solo dei cattolici) e la vita
quotidiana reale dei cittadini (compresi i
cattolici). Tutto questo avviene senza pubbliche
manifestazioni, senza rivendicazioni.
Il che accade perché, molto semplicemente,
chi dovrebbe recepire quei richiami riscontra
quotidianamente che quelli non sono
principi etici ma elementari diritti civili. Tutto
questo va intrecciato con lo studio con il
quale si dà conto dell’occupazione clericale
degli spazi televisivi, pubblici e privati. E, se
si avessero i mezzi per condurre uno studio,
risulterebbe che la peste clericale (che sarebbe
corretto definire per quel che è: clerico
fascista) occupa anche gli spazi sui mezzi
di informazione radiofonici e a stampa. In
passato l’associazione anticlericale.net fece
uno studio sulle fiction in programmazione
sui canali televisivi pubblici. Naturalmente
erano quasi tutte su personaggi e/o storie
di impronta cattolica. Questo per dire che
vi è un problema di quantità ma anche di
“qualità”, nel senso che è certamente più
penetrante la serie di don Matteo che non
«a sua immagine». Penetrante ma, di tutta
evidenza, apparentemente non efficace, come
dimostra la ricerca sulla secolarizzazione.
Credo infatti che tutto questo agitarsi,
Il rapporto annuale sulla laicità deve necessariamenteessere letto assieme allaricerca sulla presenza televisiva dellegerarchie vaticane e più generalmentedi esponenti della Chiesa cattolica. Chevi sia un “avanzamento” della secolarizzazionedella società è un dato di fatto e lo studiolo dimostra sulla base di una numerosaserie di parametri. Questa progressione èindice di un fatto chiarissimo: il divorzio profondoche c’è tra i richiami clericali all’eticache vorrebbero condizionare la vita di tuttii cittadini (e non solo dei cattolici) e la vitaquotidiana reale dei cittadini (compresi icattolici). Tutto questo avviene senza pubblichemanifestazioni, senza rivendicazioni.Il che accade perché, molto semplicemente,chi dovrebbe recepire quei richiami riscontraquotidianamente che quelli non sonoprincipi etici ma elementari diritti civili. Tuttoquesto va intrecciato con lo studio con ilquale si dà conto dell’occupazione clericaledegli spazi televisivi, pubblici e privati. E, sesi avessero i mezzi per condurre uno studio,risulterebbe che la peste clericale (che sarebbecorretto definire per quel che è: clericofascista) occupa anche gli spazi sui mezzidi informazione radiofonici e a stampa. Inpassato l’associazione anticlericale.net feceuno studio sulle fiction in programmazionesui canali televisivi pubblici. Naturalmenteerano quasi tutte su personaggi e/o storiedi impronta cattolica. Questo per dire chevi è un problema di quantità ma anche di“qualità”, nel senso che è certamente piùpenetrante la serie di don Matteo che non«a sua immagine». Penetrante ma, di tuttaevidenza, apparentemente non efficace, comedimostra la ricerca sulla secolarizzazione.Credo infatti che tutto questo agitarsi, questo occupare spazi di informazione per
trasformarli in occasione di comunicazione
perpetua non sia finalizzato alla “cattolicizzazione”
del popolo. Non hanno la necessità
di avere tanti buoni cittadini cattolici, che
liberamente vivano la propria religione. È
sufficiente avere una legislazione che obblighi
tutti a vivere cattolicamente. Tant’è
vero che al presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi è, per esempio, consentito non
solo prendere la comunione anche se divorziato
ma anche bestemmiare. L’obiettivo
è dunque quello di condizionare la classe
dirigente e far credere a tutti i cittadini che
questo è un Paese cattolico, a prescindere
da cosa voglia dire oggi l’essere cattolico,
visto che le gerarchie vaticane riconoscono
e si fidano proprio di chi nella classe dirigente
di questo Paese nella propria vita privata
testimoniano ben altro. Le ricerche sulla secolarizzazione
e sull’invadenza clericale negli
spazi informativi sono preziose proprio
perché dimostrano in modo accecante che
mentre c’è un Paese che nonostante tutto è
immune dalla presunzione vaticana, la sua
classe dirigente ne è succube. Non starò qui
a ricordare che tutte le più brutte pagine di
questo Paese, a cominciare dall’articolo 7
della Costituzione, sono state scritte sempre
da tutte le mani a disposizione, tranne
rarissime individuali eccezioni che riguardano
anche i parlamentari del Partito radicale
di Marco Pannella. Con questo dovremo
fare i conti. Se dalla ricerca si può trarre una
conclusione è che dobbiamo guardarci non
già dai cittadini, di cui la maggioranza ha
una religiosità di stampo cristiano, ma soprattutto
da quel pezzo di classe dirigente
che, di certo, la sapienza popolare, non definirebbe
cattolica. Oggi come ieri sono loro
i principali avversari della libertà di scelta,
così come le gerarchie vaticane avversano
la libertà religiosa. Libertà di scelta e di
religione che invece i cittadini sanno ben
governare.
{ Pubblicato il: 10.12.2010 }