Economia di mercato e società di mercato
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L’evoluzione del liberalismo ha imboccato una strada sbagliata, perchè sbagliato era l’improvvisato capotreno che ha privilegiato la comoda strada degli interessi personali, mortificando gli interessi della collettività.
Riempiendosi la bocca con parole di libertà, ha forzato l’evoluzione del liberalismo, fautore dell’economia di mercato, ben controllato dalla centralità dello Stato, verso un liberismo anarchico; praticamente ha promosso una evoluzione dell’economia di mercato verso una società di mercato, con lo Stato collocato in piccionaia a guardare gli avvenimenti senza poter intervenire in nome di una libertà che diventava ogni giorno sempre più libertinaggio.
Il mercato inglobò tutto, anche le relazioni interpersonali, allontanati dai rapporti umani per diventare soggetti di rapporti economici, dove i valori vengono negati per evidenziare i prezzi di vendita o di acquisti.
L’economia di mercato che organizzava l’attività produttiva e che fu foriera di quel “miracolo economico” degli anni ’60, dismise il suo ruolo cedendo alla società di mercato, dove si mercanteggia su tutto.
La corruzione, che dilaga senza controllo, non deriva che dal convincimento secondo il quale una percentuale del guadagno che una persona favorisce nell’esercizio della sua professione, per la quale è lautamente retribuito, gli sia dovuta in omaggio al mercanteggiamento; perchè mai, quindi, meravigliarsi se nella sede massima della Democrazia partecipativa, il Parlamento della Repubblica, si mercanteggia sui consensi, perché l’approvazione di una certa legge favorisce qualcuno, il quale deve retribuire quanti lo hanno permesso, offrendo il loro consenso ?
Se poi alla presidenza del consiglio siede una persona ingolfato fino al collo nel conflitto di interessi, allora ogni legge deve produrre un ritorno per chi la vota; per questo il premier ha necessitato di una maggioranza numericamente consistente ed ha voluto “nominare” i parlamentari, con una legge antidemocratica, evitando che gli elettori scegliessero la persona di fiducia; e quando la maggioranza è venuta meno ugualmente, non essendo stati soddisfatti tutti i desiderata dei parlamentari che avrebbero dovuto votare il provvedimento, allora il premier non doveva far altro che rivolgersi al mercato delle vacche, che una volta si chiamava “Transatlantico”, dove trovava peones della politica, con il cartellino del prezzo al collo e comprare quelli che mancavano al conteggio finale.
L’aggravante in tutto ciò è che viene ritenuto corretto, in nome di una malintesa interpretazione della libertà.
Ogni giorno vengono a galla scandali per milioni di euro, ovunque ci sia maneggio di pubblico denaro, con raccapriccio da parte del popolo che tutto deve pagare e nostalgico ricordo da parte dei corrotti e dei corruttori, ai quali Berlusconi ha chiesto “datemi il 51 %”, per poter riprendere l’azione di malgoverno lì dove aveva dovuto lasciare, con una precipitosa fuga, non senza avere anticipato il suo programma: uscire dell’UE e uscire dall’euro, al fine di evitare quei controlli che provocarono la sua fuga e che alimentano il suo desiderio di rientrare, anche perché senza la poltrona di presidente del consiglio sono proprio le sue aziende, cresciute con i sistemi che ha portato avanti, che si trovano sull’orlo del fallimento, giunte ad un livello di perdita, dalla migliore quotazione del 2011, superiore al 70%, limite che gli esperti giudicano senza ritorno….
A meno che….!
Ed è questo “…a meno che….” che ci preoccupa !
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Tentennamenti cavallereschi.
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Al Fano aveva promesso "la più grande novità della politica italiana", dopo la quale "nulla sarebbe stato come prima".
Mentre diceva ciò il cavaliere lo silurava negandogli il possesso del "quid" che distingue i politici dai portaborse. Per cui una grande novità annunciata da un portaborse, non ha incuriosito nessuno, anche perchè la grande novità sarebbe stata quella di annunciare il rientro dalla porta del cavaliere dopo essere uscito dalla finestra.
Un po' come la promessa di Bossi di tornare al vertice di quel che resta della Lega, ritorno che escluderà la lega dalla conquista del quorum; e questo Maroni lo sa bene, per questo vorrebbe rinunciare al parlamento nazionale, per evitarsi di esserne escluso dagli elettori.
Lo stesso accadrebbe a Berlusconi, basterebbe la sua candidatura per scoraggiare gli elettori e riversare con sensi sulla protesta di Grillo.
La responsabilità del crollo del PdL Berlusconi la riversa sui parlamentari, specialmente quelli ex AN che considera come ospiti nel PdL, ma ospiti che hanno superato da tempo i fatidici tre giorni, dopo i quali puzzano.
Si arriva al paradosso secondo il quale l'ultima chance di Berlusconi sarebbe una alleanza con l'odiato PD, anche in posizione subalterna, ma sempre ricattatoria, priva di chiarezza e trasparenza.
Il PD non ha alcun bisogno della presenza del cavaliere, che sarebbe squalificante; necessita piuttosto di personalità qualificate, in grado di apportare valori, distanti dai prezzi correnti dell'attuale mercato.
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Grande coalizione con chi ?
Fini: «Per il 2013 grande coalizione
il premier lo sceglieremo dopo»
(Il Messaggero dell’ 8 luglio 2012)
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Sembra proprio un escamotage per far rientrare dal portone chi è stato defenestrato dagli italiani, con una verifica elettorale alle amministrative che non lascia adito a dubbi o interpretazioni faziose.
Con questa affermazioni Fini vorrebbe far credere possibile una grande coalizione tra PD, PdL, UDC con le frattaglie che ruotano intorno; una possibilità ai limiti esterni della razionalità, che riporterebbe in corsa il cavaliere, giunto ormai all'ingresso dell'officina della rottamazione.
Significherebbe riavere nella stanza dei bottoni i vari La Russa, Gasparri, Al Fano, Cicchitto e la schiera delle escort, con un Berlusconi mimetizzato dietro le quinte, pronto a profittare dei momenti topici per esercitare i ricatti dei quali si è sempre farcita la sua attività politica.
Una grande coalizione troppo simile ad una grande ammucchiata, dove potrebbe prevalere il peggio, grazie al possesso dei mezzi di informazione. Ancora oggi la presenza del cavaliere, mimetizzata quanto si vuole, esercita un malefico influsso limitando e condizionando l'azione del governo, che non riesce a ristabilire l'EQUITA', perchè minacciato dagli scherani portavoce del cavaliere.
{ Pubblicato il: 08.07.2012 }