Segreti di Stato o segreti di Berlusconi?
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Non avendo ricevuto alcuna risposta ai miei quesiti, reitero la ragione di una serie di lettere aperte, indirizzate sia al presidente del consiglio che al ministro dell’ambiente.
Si tratta del segreto di Stato che, a suo tempo, il presidente del consiglio Silvio Berlusconi utilizzò per coprire gli abusi edilizi e l’appropriazione indebita di aree demaniali sia per ristrutturare la mega villa La Certosa, di proprietà dell’imprenditore Silvio Berlusconi, che l’annesso porto, realizzato in area demaniale con vincoli esclusivi anche su porzione del mare antistante.
E’ chiaro che, trattandosi di segreti di Stato i relativi costi furono demandati ai soliti contribuenti.
Trascuro l’affermazione dello stesso Berlusconi secondo la quale si è vantato telefonicamente, con una escort di turno, di avere trovato, nel corso dei lavori, anche una ventina di tombe fenice, ritrovamento che avrebbe sovvertito la storia dell’isola, solo che ne avessero avuto notizia gli archeologi; tutto finì annegato nel silenzio “tombale” (è il termine esatto, visto che si tratta di tombe), grazie all’intervento del più grande ministro dei bene culturali degli ultimi 150 anni, Sandro Bondi.
Ora il dubbio è il seguente: tali segreti si Stato sono diventati segreti di Berlusconi ? A che titolo ?
Sconsiglio l’avv. Ghedini di sostenere che le spese furono affrontate dallo stesso proprietario-presidente-del-consiglio, perché allora si perfezionerebbe anche la recondita volontà di perfezionare una appropriazione indebita di aree demaniali, realizzando un illecito arricchimento alla sua proprietà.
E’ lecito, secondo le leggi italiane che un privato cittadino abbia il possesso esclusivo un sito coperto da segreto militare ? Cosa c’è in quel porto abusivo che lo rende segreto di Stato ? Trattandosi di un porto siamo autorizzati a pensare che possa trattarsi di una base a scopi militari; sarebbe ilare un segreto di Stato per mimetizzare gli arrivi, via mare, di escort a pagamento.
La stampa tace, il governo tace (c’è la spina in mano al cavaliere che traballa) anche i partiti tacciono; ma se un povero diavolo realizza una modestissima palizzata, sforando in una zona demaniale, cosa accadrebbe ?
Continua la pantomima della legge uguale per tutti, … per tutti… tranne per Silvio Berlusconi.
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Tutti (o quasi tutti) gli uomini del presidente.
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Si tratta del presidente Formigoni e la sua personale ragnatela di personaggi collocati in posti-chiavi, in posizioni strategiche per favorire illeciti arricchimenti sotto la “cristallina” cappa di Comunione e Liberazione. Ovviamente Formigoni si dichiara “sereno”, non fosse altro perché si tratta della parola d’ordine che tranquillizza i complici; dichiararsi “sereno” significa che le prove sono occultate così bene che difficilmente potranno coinvolgere più della sola persona indagata, la quale, dichiarandosi “sereno” annuncia il suo omertoso silenzio. Si spiega così la reiterazione di una manifesta serenità, proprio quando cominciano a venire a galla prove di corruzione, interessi privati, il tutto realizzato alla grande, come si conviene in una regione che vanta la propria “eccellenza”, anche nelle truffe: dal Pio Albergo, al San Raffaele, al Pirellone, alle varie fondazioni che sfondano nel latrocinio del pubblico denaro.
“Amabilmente” si occupa di Formigoni nell’esercizio delle sue prioritarie attività la sig.ra Beatrice Rangoni Machiavelli, giornalista, impegnata già da giovanissima nella politica, nel sociale, nella cultura, ed è autrice dell’articolo che qui accludo, al fine di darne visibilità anche presso i miei amici virtuali iscritti nella mia rubrica, giunta a 2610 indirizzi.
Ritengo sia doveroso darne la più ampia diffusione perché accade sempre più spesso che dei peggiori personaggi, grazie ai media compiacenti, emerga solo la faccia di un buonismo ipocrita.
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GAP economico o GAP politico ?
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Il mio invito a cercare “il bosone di Higgs” nel centro-sinistra, è stato recepito dalla maggior parte degli amici che hanno avuto la pazienza di leggere la nota. Si tratta di una metafora per sollecitare una unità di intenti, accettando anche una cessione programmata delle singole individualità, per ottenere una massa omogenea, tenuta insieme dall’urgenza di risanare lo Stato e impedire che minacciose ipotesi possano affacciarsi nel futuro politico dell’Italia.
Il singolo individuo, o il singolo partito o movimento, non può raggiungere il necessario sviluppo, se non attuando un incontro dialettico, progettuale e programmatico nel quale tutti abbiano qualcosa da dare e da ricevere.
Lo stesso bene individuale non si può costruire in maniera autonoma, distinta dal bene degli altri, ma, per sua intima essenza, si completa nel promuovere il bene della comunità.
Si tratta di una possibilità che difficilmente potrà ripetersi, perché riguarda il centro-sinistra e solo il centro-sinistra.
Il centro-destra berlusconiano, con il ritorno del cavaliere in sella ad un nuovo predellino, non ha dialoghi da ipotizzare con altri, ha solo ordini da impartire a interessati vassalli e non si tratta di ordini che riguardano una buona amministrazione della nazione, bensì un eccellente uso di potere che deve coniugarsi con l’interesse personale del cavaliere.
Che proprio in questo momento di grande squilibrio manchi la “ratio” per realizzare una massa omogenea in grado di neutralizzare a monte i pericoli che si intravedono all’orizzonte, sta a significare che, proprio nel centro-sinistra, manca “il bosone di Higgs”, in grado di realizzare l’unione.
Si tratta di dilatare l’individualismo in una forma di universalità che deve riflettersi nella ricerca comune del bene della nazione; tale universalità deve diventare sinonimo di sviluppo integrale della nazione e non limitatamente a caste selezionale, ad amici, soci, complici, in quanto rappresenterebbe il medesimo calcolo ben studiato per dilatare il GAP (inteso come spazio che intercorre fra due cose discontinue) e separare una minoranza opulenta, dalla maggioranza penalizzata, che abbiamo vissuto e subito negli ultimi 18 anni con i governo liberisti di Berlusconi.
Attualmente il GAP che divide il popolo italiano in classi, non è solamente economico, è, prevalentemente politico, perché è la politica che ha imposto un regime finanziario che ha sostenuto la classe opulenta con sanatorie, condoni,scudi fiscali e ha mortificato le fasce più deboli con quella vergogna della “patente di povertà” , ribattezzata goffamente “social card”, che riconosceva al “fortunato possessore” il diritto a 400 gr. di pane al giorno. Se il GAP è politico è la politica che deve neutralizzarlo impedendo il ripetersi dell’esperienza che ci ha portato nell’attuale condizione e per poterlo fare deve poter esprimere coesione e forza, superiori ai canti delle sirene.
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I conti della serva
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Pdl, Alfano (Al Fano ndr): Berlusconi si ricandida
(Il Messaggero dell’11 luglio 20’12)
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Ha raggiunto la certezza della vittoria per cui:
cura dimagrante, chirurgia estetica al viso, semina di capelli, per tornare nella forma che affascina e conquista, quindi i calcoli dei sondaggisti.
Il PdL è dato al 20 %, ma l'apporto personale di Berlusconi vale almeno il 10%, per cui siamo al 30%.
Poi ci sono i voti di quanti si sono astenuti, pari al 40% degli elettori, che tornerebbero a votare,in quando si sono allontanati perchè è stato Berlusconi ad allontanarsi dalla politica; con il suo ritorno recupererebbe almeno la metà dei voti degli astenuti che sono tutti voti del centro-destra; quindi un altro 20% da aggiungere al 30% precedente per formare un buon 50%.
Berlusconi intende recuperare la Lega, per questo Bossi torna alla carica; tramite la Lega, che non andrebbe oltre il 2% (due percento), da aggiungere al 50% precedente, eccoci al 52%, quando Berlusconi aveva chiesto appena il 51%.
Ci sono da considerare ancora i voti della Destra di Storace, quantificabili in 0,2%, per cui la percentuale dei voti che lo farebbero vincere si consolida nel 52,2 %.
Non ci sarebbe neanche bisogno di andare a votare tanto i calcoli del cavaliere sono realistici; risparmieremmo un sacco di milioni che tornerebbero molto utili non appena Berlusconi si sarà insediato per i prossimi 25 anni; i clienti da soddisfare sono tanti e non si possono deludere.
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Il bosone di Higgs del centro-sinistra
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Eufemisticamente chiamato anche “particella di Dio”, il bosone di Higgs sarebbe quell’elemento, fin ora ipotetico, che costituisce il denominatore comune a tutti gli altri elementi, grazie al quale amorfi individualismi senza storia si trasformano in massa composita, dando origine a tutto ciò che ci circonda, diventando visibile e creatore della sua storia.
Indubbiamente tale bosone esiste dalla notte dei tempi, altrimenti non esisterebbe la massa, ma solo adesso i ricercatori sono riusciti a fornire la prova della sua esistenza; avendone fornito la prova è da escludere che possa trattarsi di una “particella di Dio”, piuttosto di una delle tante componenti che formano la catena dell’esistenza, dove, però, continua a mancare l’anello più importante, quello la cui presenza escluderebbe l’esistenza di Dio, che diventerebbe superfluo nella geografia cosmica.
L’anello mancante ci tiene legati al soprannaturale, pur senza concedere alcuna possibilità di dimostrazione scientifica.
Ma c’è un altro bosone che necessita un approfondimento, peraltro urgente, per il quale non necessitano acceleratori di particelle, né tunnel sotterranei che hanno fatto uscire di senno la povera Gelmini, incaricata a gestire un ministero zeppo di misteri, per la ministro, oscuri e indecifrabili.
Si tratta del bosone del centro sinistra, un bosone politico, ma non politicante, equilibrato ma non fantasioso, concreto senza essere materialista, corretto senza rischiare il bigottismo. Un bosone capace di un’impresa veramente storica, quando paradossale: coagulare intorno al centro-sinistra le forze politiche che al centro-sinistra si rifanno, senza, però, cercare accordi dialettici le altre forze politiche in modo da formulare un progetto unico, un programma condiviso, una ipotesi futuribile indirizzata alle prossime generazioni e non, utilitaristicamente, alle immediate elezioni con l’esigenza di doverle vincere per accaparrarsi la stanza, ormai, diventata “la stanza dei BOTTINI “. L’aggregazione di forze diverse, ma non differenti viene, attualmente, impedita da una forma esacerbata di individualismo, che nulla cede o vuole cedere alla dialettica politica che prevede una parziale cessione ideologica nella reciprocità di un compromesso in grado di scontentati tutti nella medesima misura e di contentare tutti nella univoca speranza di ricostruire tutto ciò che in quasi venti anni è stato distrutto.
Si vorrebbe un “largo ai giovani” senza nemmeno valutare il livello di esperienza; non basta essere eletti sindaci della protesta, quando non si riesce nemmeno a formare una giunta di governo, mancando quel minimo di esperienza amministrativa indispensabile.
Diciamo piuttosto “largo all’esperienza”, “largo alla correttezza”, “largo all’onestà”, “largo alle idee”, “”largo alla libertà” purchè non si trasformi in libertinaggio.
Nell’attuale centro-sinistra manca l’elemento politico in grado di generare intorno a sè quel minimo comune denominatore che trasformi la parcellizzazione dei principi, in un’unica volontà costruttiva; come il bosone di Higgs aggrega le varie particelle diverse ma non differenti, per formare un’unica massa omogenea.
Sono ormai oltre due anni che lancio ipotesi di tal genere, proponendo anche l’avvicinamento di personaggi in grado di fare la differenza con un recente e poco esaltante passato.
Spero proprio che l’immediato futuro veda realizzarsi tale ipotesi, così prossima da non comprendere perché mai non si sia realizzata; gli uomini ci sono, basterebbe stimolarli.
Non occorre una “particella di Dio”, basterebbe una “particella di buon senso”
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Sottrarre poco a molti affinchè pochi possano accumulare molto
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Non è un gioco di parole, né tanto meno una iperbole retorica, è il primo e l’unico comandamento al quale ubbidiscono ciecamente i liberisti di stampo berlusconiano, ovviamente a cominciare dallo stesso Berlusconi. L’evoluzione del liberalismo storico coincide con l’avvicinamento alle fasce più deboli della popolazione, quelle che vivono del loro lavoro, che il liberalismo ha utilizzato per promuovere il progresso e anticipare lo sviluppo umano.
Per affermarsi il liberalismo ha esercitato i suoi sistemi in ambiente politicamente democratico, perché il liberalismo nasce, cresce e si sviluppa solo in una democrazia compiuta, con il fulcro centrale proprio nella piccola e media borghesia: una democrazia privata del sostegno della borghesia diventa autoritarismo, per tenere a bada le masse popolari e borghesi che mal tollerano lo sfruttamento del lavoro e la sua riduzione a merce da mercato.
E’ per questa ragione che ogni tentativo, palese o strisciante, di instaurare un sistema autoritario, pronto a diventare regime, inizia sempre con lo svuotamento della democrazia, la mortificazione della piccola e media borghesia e della classe operaia, svalutando il lavoro e costringendolo allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. I valori della democrazia vengono, quindi, surrogati dai dis-valori dell’economia e della finanza, con la convinzione che il denaro, per sua natura, può generare altro denaro senza dover ricorrere alla fastidiosa incombenza del lavoro e del rischio di impresa, utilizzando e sfruttando la “finanza creativa”, parente prossima (molto prossima) di ogni forma di sfruttamento, di corruzione, di malvessazione, di interessi privati, ivi compresi i conflitti di interessi, quando gli interessi si confondono nella medesima persona che si inpone coma controllore e controllato. Lo svuotamento della democrazia è solo il primo passo per altre modificazioni che portano il sistema liberal-democratico a diventare liberismo privo di ogni controllo; passo importantissimo è la concessione della “libertà di stampa” come surrogato al lavaggio del cervello che imporrà il condizionamento della “libertà di opinione”. La libertà di stampa diventa, così, complice della negazione della verità, perché i fautori del liberismo capitalista, controlleranno, come momento indispensabile, la maggior parte degli organi di informazione, per violentare i fatti con interpretazioni di parte, con martellante ossessione, finchè una menzogna ripetuta tante volte, non diventi, nella mente degli ascoltatori afflitti da ben più gravi problemi, una verità indiscutibile.
Il capitale perde la sua naturale funzione di promozione del progresso e diventa il metro dell’autorità e dell’autoritarismo, tant’è che riesce anche a trasformare una economia di mercato in una società di mercato, dove tutto ha un prezzo secondo le leggi di mercato, compreso il lavoro.
Lo svuotamento della democrazia spiana la strada all’esaltazione di una classe di possidenti, numericamente e statisticamente insignificante, mentre la stragrande maggioranza rimane isolata tra la mancanza del necessario e dell’indispensabile.
Oggi in Italia il 15% della popolazione possiede il 60% dell’intera ricchezza nazionale, con un progetto (vedi programma della P2) che avrebbe dovuto portare il 10% della popolazione a possedere l’85% della ricchezza nazionale, praticamente una forma plateale di “argentinizzazione” dell’economia.
Come ha fatto questa modesta fretta della popolazione a possedere tanta parte della ricchezza nazionale ?
Basta guardare il debito pubblico e analizzarne il come si sia sviluppato, per capire il nesso che lega un simile possesso ai servizi che rende la politica ai suoi complici.
La ricchezza nazionale, secondo gli esperti, sarebbe valutata in 10.000 miliardi di euro; se il 15% ne possiede il 60%, significa che 9.000.000 di persone possiedono il 60% di 10.000 miliardi, mentre il resto della popolazione diventa partecipe, in parti uguali con quel debito pubblico che ha prodotto quelle ricchezze.
Ciò significa che 9 milioni di persone possiedono, mediamente, 1.111.111 (un milione centoundicimilacentoundici) euro.; tutto il resto deve essere diviso per i restanti 51 milioni di italiani, che si accollano il debito pubblico.
Ecco cosa significa : sottrarre poco a molti affinchè pochi possano accumulare molto.
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Legittima difesa.
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Scrivere un articolo significa esprimere il proprio parere e realizzare il diritto alla “libertà di opinione”, spesso mortificata dalla “libertà di stampa” che serve agli editori per condizionare i lettori secondo opinioni prefabbricate, al servizio di chi paga o promette o elargisce favori.
Non ho avuto editori alle mie spalle, né ho mai scritto su ordinazione; vanto la mia libertà che, a volte, ho dovuto pagare, ma l’ho sempre mantenuta.
Quindi darmi del “vile che accusa senza fornire prove o particolari”, è solo un modo come sfidarmi.
L’articolo che ha irritato il lettore (di chiara fede berlusconoide !) che mi ha scritto, è l’ultimo: “Sottrarre poco a molti affinchè pochi possano accumulare molto.”
Mi si chiedono esempi, o prove di quanto affermo, forse con la speranza di cogliermi in fallo o impossibilitato a fornire prove concrete a sostegno delle mie osservazioni.
Così, esercito il diritto alla difesa e scendo in particolari che avrei tenuti in serbo per occasioni migliori.
Faccio l’esempio della sontuosa villa “La Certosa” in Sardegna, proprietà di Silvio Berlusconi, imprenditore ed presidente del consiglio al momento dei restauri, per la quale è stato elevato il segreto di Stato quando la Magistratura cercò di vederci chiaro sugli abusi edilizi che si stavano commettendo. Il segreto di Stato, precipitosamente inserito dal presidente del consiglio, casualmente proprietario di quella villa, servì a mettere alla porta i magistrati e mettere tutto a tacere. Poi venne anche costruito un porto privato, con dragaggi e blocchi di cemento come frangi-flutti, il tutto su terreni demaniali, battigia e porzione del mare antistante. Trattandosi di segreto di Stato i costi vennero delegati ai soliti contribuenti.
Ora emerge un paradosso, alla luce del quale risulta che alcuni segreti di Stato legati a quella mega-villa, pagati dai contribuenti, siano divenuti proprietà private dell’ex presidente del consiglio. Se per altri reati il cavaliere insegue la prescrizione, in questo caso è chiaro che cerca l’usucapione, cioè quel modo furbastro di acquisto di una proprietà a titolo originario basato sul perdurare per un determinato periodo di tempo del possesso su un bene, senza che ne sia stata richiesta la restituzione. In Italia è regolato dagli articoli 1158 e seguenti del codice civile.
In questo caso quanto è stato sottratto ai contribuenti ha due aspetti:
1) Il costo delle opere pagato dai contribuenti in quanto segreti di Stato;
2) Il plus valore che ha acquistato quel bene con un porto privato, il cui valore aggiunto alla proprietà, secondo esperti da me interpellati, è quantificabile in almeno 10 milioni di euro.
Perché quel titolo che ha irritato il mio lettore berlusconiano ? Perché i dieci milioni di valore aggiunto rappresentano un ammanco nelle tasche degli italiani di 0,11 centesimi di euro per ogni italiano; si vorrebbe esercitare un diritto di possesso per 11 centesimo di euro ?
Ecco realizzata la sottrazione minima ad ogni italiano (poco a molti), il cui montante (10 milioni di euro) finisce per intero nelle tasche di una sola persona (molto ad una sola persona)
Nessuno penserà a confiscare quei segreti di Stato, altrimenti il cavaliere toglie la spina al governo.
{ Pubblicato il: 12.07.2012 }