SCALFARI 22/7/12: (dopo aver rivolto a Draghi l’invito pressante a
comprare titoli pubblici dei paesi in crisi) “basterebbe l’annuncio e
un inizio di intervento per spuntare le unghie della speculazione che
vuole disarticolare il sistema euro”;
BOERI 23/7/12: (dopo aver rivolto l’invito alla Bce di comprare titoli
pubblici dei paesi in crisi) “basterebbe l’annuncio da parte della Bce
di un intervento massiccio, incondizionato nel caso in cui Spagna e
Italia non fossero in grado di finanziarsi, a rendere in gran parte
non necessari questi interventi”;
MICOSSI 23/7/12: “Quel che occorre sono interventi di liquidità, non
un finanziamento ai paesi interessati. L’azione di sostegno della
liquidità compete alla Bce, non può farla l’Efsf/Esm, e il modo di
farla è di seguire l’esempio della Federal Reserve americana e di
avviare interventi massicci – potenzialmente illimitati per poterli
fare in misura limitata – di quantitative easing. Gli spread anomali
scenderebbero immediatamente”.
Sullo stesso giornale, sia pure in due giorni differenti, viene
esposto lo stesso concetto: la Bce ci può salvare comprando titoli
pubblici dei paesi in crisi, anzi basterebbe il solo annuncio e la
cosa si sistemerebbe da sola. “Basta la parola” recitava un fortunato
slogan di Carosello per un lassativo. Se fosse vero i tedeschi
sarebbero proprio degli scemi, addirittura risparmierebbero anche
sulle parole, applicherebbero il rigore anche alle parole: roba da
matti! Ma sarebbero stati dei citrulli anche i governanti di
Argentina, Messico, Russia e altri, quando sono andati in default:
anche per loro “bastava la parola” e di colpo il default sarebbe
scomparso. Battute a parte, che senz’altro gli interessati mi
perdoneranno se mai dovessero leggere questo pezzo, il problema è di
sapere se i mercati percepiscono la nostra come una mera crisi di
liquidità o di solvibilità. L’azione suggerita sarebbe la via giusta e
risulterebbe sufficiente se i paesi in crisi dell’eurozona avessero
solo un problema di liquidità momentanea, ma se i mercati (a
prescindere se in maniera fondata o meno) attribuiscono alla Grecia,
all’Irlanda, al Portogallo, alla Spagna e all’Italia un rischio di
solvibilità, gli acquisti della Bce produrrebbero l’effetto che tutti
gli investitori si libererebbero dei titoli greci, irlandesi,
portoghesi, spagnoli e italiani e tutta l’Europa galleggerebbe su un
mare di liquidità (frutto della creazione di moneta della Bce per
comprare quei titoli) che provocherebbe altre bolle speculative a
ripetizione, e quei paesi avrebbero sempre gli stessi problemi, solo
che sarebbe cambiato il soggetto creditore. Quindi l’atteggiamento
prudente della Bce e della Germania non è frutto di ottusità, ma forse
serve a evitare guai peggiori. Coloro che insistono nel suggerire quei
provvedimenti alla Bce dovrebbero aggiungere, per correttezza
intellettuale, la dichiarazione "perché secondo noi i mercati non
avvertono un rischio di solvibilità per i paesi sotto attacco",
altrimenti è il solito andazzo di dare la colpa di tutto alla
Germania. Quanto poi al paragone con la Fed Usa, ribadisco quanto
detto altre volte: il paragone è semplicemente improponibile, perché
la Fed stampa una moneta per la quale tutto il mondo fa volentieri da
spugna, e inoltre nessun paese metterebbe mai in crisi il debito Usa
per il semplice fatto che si darebbe la zappa sui piedi in quanto le
riserve di ognuno di colpo diventerebbero carta straccia. Insomma gli
Usa con il dollar standard imposto a Bretton Wood hanno creato il
meccanismo perfetto: l’economia mondiale dipende dal dollaro, pertanto
chi si azzarda ad attaccarlo non fa altro che attaccare se stesso. Non
per niente Keynes si era opposto a questa decisione e aveva proposto
la creazione di una moneta virtuale per i regolamenti internazionali:
il bancor. Ma su questo mi riprometto di tornarci un’altra volta. Oggi
Monti ha detto che bisogna tornare a pensare all’economia reale: bene,
vedremo. Ieri la Banca d’Italia ha diffuso dei dati dai quali emerge
che le retribuzioni dei lavoratori dipendenti sono ferme da dieci
anni, quindi in pratica dal 2000, quindi ancora da prima della crisi.
Ebbene nella stessa giornata di ieri sul sito del Corriere della Sera
campeggiava il titolo “La crisi riduce le retribuzioni”, o qualcosa
del genere. Il rimbambimento che la destra è riuscita a diffondere in
tutto il mondo da quando ha realizzato finalmente la restaurazione
anti New Deal con Reagan, è tale che i giornalisti non si avvedono
neanche che il 2000 è ben prima dello scoppio della crisi. Fino a
quando non ammetteremo che l’impoverimento delle classi medie e basse
è la CAUSA della crisi e non l’effetto, da questa situazione non ne
usciremo. Almeno i media veramente indipendenti dovrebbero cominciare
a dirlo apertamente.
{ Pubblicato il: 22.07.2012 }