giovanni la torre
Nessun commentoTREMONTI NEWS N. 21
La miniera Tremonti ci offre continuamente occasioni per parlare del suo “pensiero”, molte di più di quante riusciamo a portarne avanti. Per esempio dovremmo commentare il revirement del revirement del revirement del revirement… e così all’infinito, perché ormai abbiamo perso il conto di quante volte abbia cambiato idea, rispetto alle partecipazioni statali e all’intervento pubblico nell’economia, ma non possiamo perché dobbiamo esaurire prima il filone Annozero che è ancora gravido di tesori “intellettuali” e “scientifici”.
E così il sottoscritto, ancora tentennante e bramoso di sapere se la mutazione è politica o economica, riprende l’esegesi del pensiero tremontiano, così come è stato generosamente espresso nella trasmissione di Santoro. Adesso il ministro disegna un enorme macigno che sovrasta la linea piatta dove stiamo noi insieme ad altri 4 miliardi persone “aperte al mercato”. Quel macigno rappresenterebbe la finanza perché oggi, ci rivela il genio, “per ogni operazione reale ce ne sono almeno 20 finanziarie di vario titolo …: i cosiddetti derivati. … Questo vuol dire che su questa vecchia linea, che è l’economia reale, si è sviluppata una massa finanziaria di dimensioni colossali, in rapporto da 20 a 1. Per tranquillizzare – ironizza Tremonti – il volume dei derivati è tornato come prima della crisi finanziaria del 2007”. Mamma mia! Avranno esclamato i telespettatori, guardando istintivamente fuori dalla finestra per vedere se qualche asteroide “finanziario” di dimensioni venti volte la terra si stesse abbattendo su di noi poverini, appiattiti su una linea, “meno male che c’è lui che ce le dice queste cose”. Allora, non voglio minimamente contestare che la finanza abbia assunto un ruolo, e occupato un posto, debordante nell’economia del pianeta, come pure non voglio escludere la possibilità di altre crisi finanziarie, che anzi le ritengo probabili fino a quando non verranno rimosse le cause vere della crisi globale, che a mio modesto parere sono nella stessa economia reale (v. “LA COMODA MENZOGNA. Il dibattito sulla crisi globale”, Edizioni Dedalo, 2011), non è questo che voglio contestare al Ministro. Quello che mi permetto di far rilevare è che l’esposizione di Tremonti dà una rappresentazione distorta della realtà e quindi non contribuisce affatto alla comprensione dei fenomeni reali. Questa idea dell’economia finanziaria che ha sovrastato ormai l’economia reale, come un macigno che sovrasta una linea piatta, il Nostro l’afferma anche nei suoi libri ed è frutto di uno dei tanti errori di metodo di cui si rende responsabile con alquanta incoscienza. A parte che quando si parla di valore dei derivati si fa di norma riferimento a quello che viene chiamato il “valore nozionale”, ma questo ci porta su tecnicismi eccessivi e quindi lasciamo perdere, a parte questo, l’errore di Tremonti consiste nel mettere a confronto due grandezze non omogenee, mischia le mele con le pere, come direbbe lui stesso. Perché il confronto avverrebbe tra l’ammontare della ricchezza finanziaria accumulata, della massa di attività finanziaria, da un lato e il Pil annuo dall’altro, cioè una grandezza stock, o fondo, con una grandezza flusso. Per dimostrare che la massa finanziaria è superiore all’economia reale il professor Tremonti dovrebbe (intanto individuare bene il valore della “Finanza” e spiegarci i criteri che ha usato) dimostrare che la massa finanziaria sia superiore non al Pil, che si riproduce ogni anno, ma all’ammontare complessivo della ricchezza reale che il mondo ha accumulato in almeno duemila anni di storia (strade, autostrade, porti, aeroporti, strade ferrate, impianti industriali, idrici, di produzione di energia, navi, aerei, treni, automezzi, opere d’arte, scoperte scientifiche, brevetti, know how, case, armi, ecc., ecc.) oltre a quanto ci ha donato la natura (terreni agricoli, miniere, animali, ecc.) solo dopo questo confronto, e se resterà confermata la sua asserzione, potrà continuare a MERAVIGLIARE i suoi uditori e lettori. Ad ogni buon conto, all’interno di quella massa, ci avverte il ministro, “che sovrastava e sovrasta la nostra economia può succedere un incidente. E’ successo nel 2007-2008 dentro la finanza americana …”. Santoro interrompe, a mio avviso con una leggera ironia, “il primo mostro del videogame è stata la crisi bancaria”, e Tremonti, che non aspettava altro che questo assist, giunge alla frase per concepire la quale aveva impegnato tutte le sue energie nei giorni precedenti. E così come un brano musicale perviene, dopo lunga e sapiente preparazione, al suo momento culminante, così la sinusoide dei ragionamenti del ministro “converge” finalmente verso la conclusione illuminante: “essendo totalmente incartato, quel mondo fatto di carta si incarta”. … Signori?! Oh momento sublime, oh estasi suprema, l’aver assistito in diretta all’esplicitazione di un pensiero così alto. Cosa sono al confronto la Teoria Generale di Keynes, il Capitale di Marx, la Critica di Kant? Niente, il nulla assoluta sono. Signori! “Essendo totalmente incartato, quel mondo fatto di carta si incarta”, ecco il pensiero che illuminerà le menti nostre e delle future generazioni; il pensiero che verrà scolpito sulla pietra accanto agli altri grandi pensieri che l’hanno preceduto e ci hanno illuminato finora, come “Apelle figlio di Apollo …”, oppure “trentatre trentini …”, oppure ancora “sopra la panca la capra campa …”. “Essendo totalmente incartato, quel mondo fatto di carta si incarta”, il solo ripeterlo ci giova, come un mantra. Inchiniamoci di fronte a tanta saggezza. E a questo punto l’emozione è troppo grande per poter continuare (in studio pare che qualcuno dei presenti si sia sentito male per la troppa emozione, una variante della sindrome di Stendhal).
{ Pubblicato il: 08.04.2011 }