Attualità de “I promessi sposi”
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Imminente lo sponsalizio politico di Berlusconi con la Marcegaglia, seguendo il programma elaborato dalla Santanchè di mettere accanto al cavaliere una dama credibile e non coinvolta con l’eleganza berlusconiana delle cene. La scelta coinvolge la Marcegaglia che ha debiti di riconoscenza con il cavaliere a proposito
dell’ex Arsenale di La Maddalena diventato un hotel a 5 stelle con porto turistico grazie agli interventi programmati per la riunione G 8 poi spostata a L’Aquila. Una dei fulcri del noto sistema gelatinoso. Sono stati spesi 118.946.000,00 euro in proposito di soldi pubblici.
La gestione è stata affidata – per 40 anni – alla Mita Resort s.r.l. del Gruppo Marcegaglia, verso il pagamento di 31 milioni di euro e un canone annuale di 60 mila euro. Una miseria. L’affidamento è stato effettuato dalla struttura di missione gestita dal sottosegretario alla Protezione civile (e direttore del Dipartimento della Protezione civile) Guido Bertolaso.
http://tuttodastabilire.blog.tiscali.it/2010/03/26/bertolaso-marcegaglia-e-gli-affari-a-la-maddalena/
La Marcegaglia sa bene di esporsi fin troppo partecipando ad un tale ticket con Berlusconi, per cui, in atto, si può parlare solo di una promessa di sponsalizio, che non si sa se sarà mai consumato.
Così viene riscritto il capolavoro manzoniano, riproponendo i personaggi adeguati ai tempi.
Personaggi e interpreti:
Renzo: Berlusconi
Lucia: Marcegaglia
Agnese: Rosy Bindi
Don Abbondio: Cicchitto
I bravi:La Russa, Gasparri
Don Rodrigo: Fini
Il Griso: Bocchino
L'Innominato: Dell'utri
La monaca di Monza: Daniela Santanche'
Azzeccagarbugli: Ghedini
Il card. Borromeo: Tremonti
Fra Cristoforo: Bondi
I Capponi di Renzo: Bersani, Dipietro, Vendola, Scilipoti
I Monatti: lega nord e transfughi IDV
La peste di Milano: lo spread
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Berlusconi e l'aborto
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Began: «Sono incinta di Berlusconi»
Ma poi: «Ho perso il bambino»
(Il Messaggero del 24 agosto)
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Perso ????
Veramente il cavaliere già una volta si è liberato dal peso di una gravidanza non gradita, eppure si trattava di Veronica, amante ma non ancora moglie.
Fu la stessa Veronica a confessare che "prima della nascita di Veronica" dovette abortire al 7° mese di gravidanza, quando non si tratta più di aborto ma di infanticidio, in quanto al 7° mese il feto è già una persona completa e titolare di diritti inalienabili.
Sarebbe stato "non sano"... e se ne sono accorti al 7° mese !!!
http://www.giornalettismo.com/archives/56478/berlusconi-laborto-veronica/
http://www.polisblog.it/post/3595/non-era-sano-laborto-di-veronica-berlusconi-e-la-difesa-della-vita-a-corrente-alternata
http://italianimbecilli.blogspot.com/2010/03/quellaborto-al-7-mese-in-casa.html
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/04_Aprile/08/veronica.shtml
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Di nuovo la social card ???
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Social card e detrazioni per famiglie.
(Il Messaggero del 25 agosto)
Questa patente di povertà che non ha funzionato, ma ha mortificato i meno abbienti.L'impressione è che Monti voglia dare un contentino a Berlusconi adottando una iniziativa vergognosa, costosa, sprecona e per niente rispettosa delle esigenze degli aventi diritto.
Molte meglio un assegno "una tantum" di pari importo, risparmiando l'acquisto delle card, l'amministrazione, la gestione.
Anche solamente 500 euro alle medesime persone, risulterebbe un gesto molto più gradito, senza i costi che sono serviti per favorire i soliti notissimi.
Sappia il presidente Monti che dei provvedimenti di Berlusconi non c'è nulla da prendere, perchè, nella migliore delle ipotesi, nascondono trabocchetti utili a se stesso o ai suoi amici.
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Mediaset e le truffe mediatiche
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Invio la presente a tutti i registrati nella mia rubrica, giunta a oltre 2.600 iscritti; mi auguro che inj molti aderiscano all’iniziativa, che non è mia, ma alla quale aderisco e chiedo agli amici di aderire e collaborare.
http://www.change.org/it/petizioni/agcm-stop-agli-spot-ingannevoli-in-televisione?utm_campaign=new_signature&utm_medium=email&utm_source=signature_receipt#
Mediaset è tenuta in uno stato di vita artificiale vegetativa nella speranza che un colpo di coda possa consentire al cavaliere di riprendere le redini del suo ronzino e galoppare nuovamente verso il potere.
Ma c’è di peggio: pur di far sopravvivere mediaset si sono anche prestati alla truffa con marchingegni mediatici frutto dei cervelli berlusconiani che all’estero nessuno ha voluto.
Da luglio le reti Mediaset trasmettono uno spot che invita i telespettatori a rispondere ad alcune domande molto facili, facendo loro credere di partecipare solo a un’estrazione, ma in realtà abbonandoli a un servizio che ha un costo mensile. Chiediamo all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) di agire contro la pubblicità ingannevole come la legge prevede, facendo ritirare gli spot e multando l’azienda responsabile.
Ecco come funziona. Negli spot alcuni testimonial invitano i telespettatori a partecipare a un’estrazione che mette in palio un iPad, un iPhone e 500 euro di ricarica. Per aderire basta mandare un SMS al 4.81.82 con la risposta a una domanda molto semplice. Esempio: «Chi è il miglior amico dell’uomo? Il cane o il gatto?».
Il problema è che la facilità della domanda spinge i telespettatori “più ingenui” a partecipare senza capire esattamente a cosa vanno incontro, dato che le condizioni del servizio sono scritte molto in piccolo su un lato dello schermo. Cosa c’è scritto? Che mandando l’SMS non si partecipa solo all’estrazione, ma
si attiva in automatico un abbonamento per ricevere suonerie e sfondi per il cellulare al prezzo di 24 euro al mese.
Molte persone sono già cadute in trappola e per qualche mese hanno dovuto pagare questa cifra prima di decidere, con fatica e vergogna, di farsi aiutare da qualcuno per disdire l’abbonamento.
Lo spot è chiaramente ingannevole e sfrutta l’ingenuità di alcuni telespettatori per fare facili guadagni, con la complicità delle rete televisive che lo trasmettono.
Per questo chiediamo all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) di ordinare l'immediato ritiro di questi spot, di multare la società responsabile, e di vigilare perché in futuro spot del genere non possano andare nuovamente in onda.
Rosario Amico Roxas
Per aderire e sottoscrivere:
http://www.change.org/it/petizioni/agcm-stop-agli-spot-ingannevoli-in-televisione?utm_source=action_alert&utm_medium=email&utm_campaign=9760&alert_id=zmAnjSGyeF_SphgCLuVpi
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La memoria corta di Belpietro
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Fini dovrebbe scusarsi con i contribuenti per gli 80.000 euro sperperati per la sua scorta. Così, impassibile, servile come sempre, aggressivo come un cane addestrato, conclude il suo editoriale su Libero il direttore Belpietro. Certo Fini dovrebbe scusarsi dello sperpero di pubblico denaro che la sua carica comporta, ma Belpietro conta troppo sulla memoria corta degli italiani.
Lui finge di non ricordare, ma spera che gli italiani non ricordino, magari perchè afflitti dalla calura .
Se di sperperi di vuole e di deve parlare, allora non è possibile contenere ad un caso il problema, va visto nella sua dimensione globale, a cominciare, ovviamente, dal vertice massimo di tali sprechi, dalla persona che, profittando della carica istituzionale, ha ordinato, favorito, preteso l’utilizzazione delle risorse nazionali a fini personalistiche, come la nomina della Santanchè a sottosegretario con l’assegnazione di auto blu, autisti, e scorta. Ma si tratta del minimo dei costi che Berlusconi ha caricato sulle spalle dei contribuenti.
La scorta personale di Berlusconi conta oltre 30 guardie del corpo, con un numero imprecisato di auto blu, rigorosamente estere; poi ci sono le pattuglie bloccate a guardia dei suoi palazzi, castelli, ville e … segreti di Stato dei quali ho ampiamente parlato, senza alcun riscontro; poiché il numero è risultato sproporzionato per i compiti di scorta al cavaliere, ecco che ha sfruttato le medesime scorte per accompagnare le varie escort chiamate ad allietare le serate a luci rosse del cavaliere.
Basterebbe analizzare il bilancio della presidenza del consiglio per valutare quanto quest’uomo ha profittato della dabbenaggine degli elettori che lo hanno votato.
Fini dovrebbe chiedere scusa, e Berlusconi ? Ma Belpietro non ce lo dice.
Quando i numeri mentono. RAR
Una volta si diceva che non c’è nulla di meno manipolabile dei numeri, e invece, con la buona volontà, si riesce a manipolare anche i numeri fornendone interpretazioni di comodo che non rispettano la verità ma ne forniscono una più conveniente.
Accade così con le quotazioni in borsa e i vari parametri minimi e massimi che dimostrerebbero il buon andamento di taluni titoli oppure la loro caduta libera.
Oggi 17 agosto 2012, con in testa Il Giornale, si esalta la buona tenuta dei titoli della Borsa di Milano che avrebbero ottenuto ottimi risultati, “guidati da Mediaset e dai titoli bancari”.
Se si va a guardare lo specifico, allora si trova il falso finalizzato a puntellare il titolo-guida del cavaliere con una pietosa menzogna che stravolge lo storico del medesimo titolo.
Leggiamo infatti che il riferimento alla massima quotazione del titolo è di 2,88, mentre oggi il titolo, che fin ora si attestava intorno a 1,10, con una perdita del 60%, si fissava in 1,63 scendendo sotto la soglia psicologica della perdita superiore al 50%.
Il trucco sta nel riferimento a quella massima quotazione, come se rappresentasse la reale massima quotazione raggiunta dal titolo; il trucco sta nel fare riferimento non in assoluto al titolo, ma relativamente al rapporto con lo stesso mese dello scorso anno.
Andando al valore assoluto, vediamo che Il 18 gennaio 2007 le azioni Mediaset valevano 9,367 euro per azione, per un volume di azioni di 1.181.227.564, per cui si ottiene con una capitalizzazione superiore a 11 miliardi euro, mentre con la quotazione odierna, esaltata dal giornale personale di Berlusconi, la capitalizzazione (1,63 x 1.181.227.564) non raggiunge nemmeno i due miliardi di euro, non essendo cambiato il numero delle azioni.
L’azione corretta che l’azionista di maggioranza (Berlusconi) doveva fare era molto semplice: ritirare dal mercato un grosso numero di azioni, anche con un’OPA e ridurre il numero delle azioni in circolazione; solo così avrebbero ottenuto una credibile maggiore quotazione e un limite nelle perdite.
Il rapporto corretto, invece, va fatto tra il picco massimo del valore di mercato a 9,367 : oltre 11 miliardi
e la quotazione odierna 1,63, che non arriva nemmeno a due miliardi, con una perdita reale e consolidata dell’ 83% .
I piccoli risparmiatori che si sono fidati dell’imprenditore Berlusconi, si ritrovano in perdita netta, senza alcuna speranza di ripresa significativa, tant’è che sono costretti a giochini infantili per dimostrare che la situazione non è molto grave.
Non è la prima volta che Mediaset si ritrova nelle pesti; accadde già quando venne salvata dalla legge Gasparri, quindi accadde di nuovo quando venne salvata da finanziatori americani, che foraggiarono le casse fallimentari con un finanziamento di 6,5 miliardi di euro, casualmente ciò accadde contestualmente all’invio del contingente italiano nella guerra di Bush in Iraq, ipocritamente “in missione di pace”, ma sottoposti al codice militare di guerra.
Oggi per salvare Mediaset dovrebbe intervenire il contribuente italiano che dovrebbe regalare al cavaliere le frequenze TV a titolo gratuito arricchendo il patrimonio (inesistente) del valore di tali frequenze, quantificabile in 4/5 miliardi di euro.
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Tornano i venti sionisti di guerra
«Piano di Israele per attaccare l'Iran»
(Il Messaggero del 16 agosto 2012)
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Un piano già noto, non portato a compimento a causa della sconfitta repubblicana che, a sua volta, scatenò la crisi economica attuale per mimetizzare gli enormi interessi che avevano fomentato le guerre del petrolio volute dai Bush, padre e figlio.
Non viene detto, però che nel piano di attacco sionista all’Iran, l’Italia è coinvolta molto attivamente, grazie agli accordi di reciproco sostegno in caso di intervento militare, firmati dal governo Berlusconi.
Il coinvolgimento avverrebbe “in caso di aggressione” che Israele subirebbe; ma sappiamo benissimo che basta auto spedirsi un razzo, magari pilotato, controllato, per dichiarare di essere stati aggrediti. E’ già accaduto, ed ha giustificato l’ultima strage nei territori di Gaza, con espressioni di compiacimento da parte del governo Berlusconi.
La situazione italiana è paradossale, perché si è fatta parte attiva nel sostenere le politiche aggressive di Israele, ispirate dagli USA di Bush e ancora in attesa di sviluppi.
Dopo che il Senato italiano ne ha approvato la ratifica il 2 febbraio 2004, l'accordo Italia-Israele sulla cooperazione nei settori militare e della difesa è arrivato alla Camera. Qui, il 16 marzo, ha ricevuto luce verde dalla commissione esteri ed è quindi pronto ad andare in aula.
Nella commissione esteri della camera hanno espresso parere contrario non solo Rifondazione comunista e Verdi, ma anche Democratici di sinistra, L'Ulivo e Margherita-L'Ulivo.
Il parere contrario è stato motivato con il fatto che l'accordo viola la legge 185 sull'esportazione di armamenti, poiché estende a Israele il trattamento privilegiato previsto solo per i paesi Nato e Ue, e stabilisce una cooperazione militare con un paese che non ha firmato il Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari.
Gli impegni dell’Italia.
Le implicazioni in realtà sono ancora più gravi. E' «un accordo generale quadro» comprendente interscambio di materiale di armamento, organizzazione delle forze armate, formazione e addestramento del personale militare, ricerca e sviluppo militare. Secondo fonti militari israeliane citate da Voice of America (22 novembre 2004), Italia e Israele hanno già concordato e finanziato
«lo sviluppo congiunto di un nuovo sistema di guerra elettronica altamente segreto».
Poiché questo è un campo in cui Israele ha finora cooperato solo con gli Stati uniti, significa che l'accordo italo-israeliano è stato preventivamente approvato o preteso dalla Casa bianca. Non è quindi solo un accordo tecnico: i ministri degli esteri e della difesa lo hanno definito «un preciso impegno politico assunto dal governo italiano in materia di cooperazione con lo stato d'Israele nel campo della difesa».
Un accordo quinquennale.
Un accordo quinquennale, stipulato dal precedente governo Berlusconi, prorogabile automaticamente, ha impegnato anche i futuri governi a una precisa scelta di politica estera: quella di essere a fianco del governo israeliano qualunque cosa faccia. Una scelta particolarmente grave, dal momento che il governo israeliano è deciso a usare ogni mezzo per mantenere in Medio Oriente il monopolio delle armi nucleari. In un servizio pubblicato nell’aprile del 2007, The Sunday Times (il giornale britannico che nel 1986 riportò la testimonianza di Mordechai Vanunu sull'arsenale nucleare israeliano) rivela che le forze israeliane si stanno addestrando per un attacco agli impianti nucleari iraniani. A tale scopo è stata costruita nel deserto del Negev una copia in dimensioni reali dell'impianto nucleare iraniano di Natanz. L'attacco verrebbe effettuato da commandos dell'unità di élite Shaldag e dalla 69a Squadra aerea con caccia F-15 armati di bombe penetranti.
Verrebbe distrutto anche l'impianto nucleare di Bushehr, costruito con l'aiuto della Russia che, con un accordo firmato il 27 febbraio 2005, si impegna a fornire il combustibile nucleare e a ritirare le scorie garantendo così che l'Iran non se ne serva per produrre plutonio.
Il programma di accordo Italia-Israele, che prevede anche l'attivazione delle forze nucleari israeliane pronte a colpire in caso di rappresaglia iraniana, è stato concordato con gli Stati Uniti.
I caccia israeliani passerebbero dallo spazio aereo iracheno controllato dal Pentagono e sarebbero guidati dai sistemi satellitari statunitensi. L'esistenza del piano non è più segreta: funzionari Usa hanno dichiarato che «un attacco militare contro gli impianti nucleari iraniani da parte di forze israeliane o americane non è da escludere se la questione dovesse bloccarsi alle Nazioni unite». Secondo gli esperti, «ritardare l'attacco militare comporta il rischio che, una volta avviati i reattori di Bushehr, la loro distruzione potrebbe causare una catastrofe ambientale simile a quella di Cernobyl».
In tale situazione, proprio mentre l'Ue è impegnata in una delicata trattativa con l'Iran sulla questione del nucleare, l'approvazione da parte del governo italiano dell'accordo militare con Israele fornisce al governo sionista il segnale politico che l'Italia è pronta a sostenerlo nell'attacco all'Iran.
La corsa israeliana all’armamento continua senza sosta, creando un deposito bellico che non ha riferimento alcuno con nessuna altra potenza mondiale, in rapporto alla dimensione dello Stato.
Israele al supermarket degli armamenti.
Per la modica cifra di 319 milioni di dollari, il governo sionista di Israele ha ottenuto il N.O. del Pentagono per rinnovare l’arsenale di bombe penetranti con testate all’uranio impoverito. La cifra non è campata per aria: la si trova tra le righe di un rapporto del Congresso americano della prima decade di ottobre 2007, perchè gli Stati Uniti vogliono vendere ai preziosi alleati israeliani armi in grado di far loro mantenere il "vantaggio qualitativo" militare e nel contempo favorire gli interessi strategici e tattici degli Usa in Mediooriente.
Nel dettaglio, si tratta di 500 "bunker busters" da una tonnellata capaci di frantumare bunker di cemento spessi più di due metri; 2500 bombe "normali" da una tonnellata; 1000 da mezza tonnellata; 500 da 250 chili, altri cinquecento ordigni di varia natura.
L'apparato militarindustriale americano sa di poter contare sui buoni uffici della Casa Bianca, del resto c'è una formidabile affinità d'interessi con le aziende del settore israeliane, e per non mettere troppo in imbarazzo il governo sionista si è ricorso ai soliti fondi garantiti dagli ancora più consueti finanziamenti agevolati.
Il presidente del consiglio Monti, al quale la presente è inviata per conoscenza, è al corrente della trappola che Berlusconi ci ha preparato ?
{ Pubblicato il: 26.08.2012 }