Oggi il nostro Presidente del Consiglio, dopo i dati più che
sconfortanti pubblicati dall'Istat sulla nostra economia (meno 2,6% di
Pil), ha dovuto ammettere: "Io penso che in parte le nostre decisioni
abbiano contribuito ad aggravare la situazione congiunturale". Di
fronte alla sincerità il polemista si ritrova un pò disarmato, ma in
questo caso riprende subito lo spirito quando pensa al contesto
scientifico-teorico che guida l'azione di persone come il prof. Monti,
e nel quale inquadrare la predetta dichiarazione. Per i liberisti la
crescita riprende automaticamente per il solo fatto di aver attuato il
rigore e aver fatto le "riforme", infatti lo stesso capo del governo
ha detto che la ripresa ci sarà già nel 2013. Non mettiamo
assolutamente in dubbio che riforme ben fatte assicurino crescite
durature e strutturali, ma questo avviene quando si è in un contesto
di domanda crescente o comunque sostenuta. Oggi è proprio questo che
manca, e non solo in Italia. In una situazione di deficit di domanda a
livello globale il perseguire miglioramenti nazionali di produttività
può rimanere senza effetti anzi, come ha ammesso lo stesso prof.
Monti, risultare depressivi. Oltre tutto quand'anche riuscisse a
imprimere una scossa al paese interessato attraverso le esportazioni,
si tratterebbe sempre, in uno stato di domanda globale stagnante, di
una crescita fatta a scapito degli altri e quindi con il fiato corto,
come le stesse Cina e Germania cominciano a rendersi conto. Come
abbiamo detto, il problema è che questi liberisti ritengono, senza
dimostrare come, che la riduzione della spesa pubblica, il pareggio di
bilancio, il rigore insomma, da soli rimettano in pista un paese e lo
fanno crescere. Ripetiamo che non cè alcuna dimostrazione seria che
questo debba avvenire di per sè e pertanto questa fede nella capacità
del "mercato" di risolvere tutto da solo, fa venire il sospetto che la
"mano invisibile" che costoro hanno in mente sia quella di un mago che
fa nascere dal nulla una domanda aggregata tale da far ripartire la
produzione. Anche il ministro Passera ha detto la "sua" da buon
liberista: "i salari potranno aumentare solo dopo che sarà aumentata
la produttività". Pregherei qualcuno che ha la possibilità di
avvicinarlo di porgergli questa domanda: quando negli ultimi
trent'anni si verificava quel fenomenale spostamento di redditi dal
lavoro ai profitti, come documentato da un'infinità di ricerche anche
di enti istituzionali, e che ad avviso di chi scrive è all'origine
della crisi e dell'insufficienza della domanda, si era forse
verificato un aumento della produttività marginale del capitale
rispetto al lavoro? La risposta è no! Si è trattato solo di
un'appropriazione consentita dal nuovo clima istituzionale di quegli
anni. Così pure per le retribuzioni di certi top manager che sono
arrivate a essere mille volte e più di quelle dei loro dipendenti
normali. Questo modo di vedere e affrontare la crisi, che è purtroppo
comune alla maggior parte dei governanti europei, non ci farà uscire
dalla recessione. Se il prof. Monti e il suo omonimo che sta a
Francoforte, avessero impiegato le loro energie per indurre la
Germania non a concedere qualcosa come l'acquisto di alcuni titoli
pubblici sulla cui utilità nel medio periodo si nutrono seri dubbi, ma
per indurre la Germania ad aumentare la propria domanda interna e a
convincere l'Fmi ad applicare lo statuto laddove impone che in caso di
squilibri persistenti nelle bilance commerciali vengano richiamati
all'ordine anche i paesi creditori, molto probabilmente le speranze di
crescita sarebbero state ben più fondate.
{ Pubblicato il: 11.09.2012 }