Tutti gli anni, sul finire dell’estate o all’inizio dell’autunno, Benedetto Croce, reduce dalla sua villeggiatura sulle montagne piemontesi, si fermava qualche settimana nella villa di Arcore del suo grande amico  Alessandro Casati, uomo politico assai colto, appartenente a una nobile famiglia del cattolicesimo liberale lombardo. Possiamo immaginare i colloqui che lì si svolgevano fra i due autorevoli esponenti del liberalismo italiano. Oggi un altro “liberale” si aggira per quelle stanze e vi organizza cene “eleganti”, con la collaborazione di uomini di pensiero quali Lele Mora ed Emilio Fede. In omaggio al multiculturalismo del nostro tempo, si eseguono, alla fine del convivio, danze esotiche di origine africana, alle quali partecipano fanciulle desiderose di servire al più presto la patria e le sue istituzioni. In questo modo si forma una nuova classe politica, che saprà finalmente riformare la vecchia Costituzione che ancora ci infastidisce e ci frena con i suoi paralizzanti formalismi. Dall’Italia dei nostri padri all’Italia di papi.

{ Pubblicato il: 16.04.2011 }