Mi hanno chiesto in tanti di commentare il "Manifesto" di Tremonti. Francamente non so se ne valga più la pena, perché dopo le cose che ho scritto in passato non ci dovrebbe essere più alcun dubbio sul "livello intellettuale" del soggetto. Ad ogni buon conto il Manifesto l'ho letto ed è pieno delle solite tremontate da far mettere le mani nei capelli o, se volete, da crepare dalle risate. Intanto leggendolo si ricava subito la solita sensazione di un'apertura mentale pari a quella del bottegaio del "piccolo mondo antico". Quella mentalità che per esempio lo induce sempre a fare tutto da solo, come quando da ministro dell'economia non aveva nessun economista come consigliere ma solo un ex militare. Quella mentalità che lo porta a costringere i problemi che esamina in un'angustia che è pari al suo orizzonte, ma che non combacia affatto con la complessità delle cose. Anche nelle "trovate" di marketing mediatico alla fine risulta per forza di cose
goffo, come con l'idea di lasciare in certe pagine del documento metà foglio in bianco perché il lettore possa aggiungere le sue considerazioni: semplicemente patetico. Per quanto riguarda il contenuto, la proposta "forte" che caratterizza il Manifesto e quindi il suo "programma" governativo, sta tutta nel "compraitalia", cioè nell'invito alla popolazione e agli enti italiani a comprare tutti i titoli pubblici detenuti attualmente da stranieri, in quanto sarebbero questi ultimi i fomentatori della speculazione antitaliana. Ditemi voi se questo può essere il fulcro di un programma governativo. Di questo
passo un altro partito potrà puntare sulla persuasione a "non evadere
più le tasse", un altro sull'invito a "comprare prodotti italiani", un
altro ancora a "non prendere più tangenti", e via di questo passo.
Ovviamente non mancano affermazioni populistiche come quel distinguere
"noi e loro" senza dire chi siano fisicamente questi "loro", o
addirittura alla Grillo quando dice che i politici devono guadagnare
come un precario o quando lamenta che la nostra Costituzione sia stata
redatta "prima di internet". Tutto il documento è pervaso, come già
abbiamo rilevato per l'ultimo libro, da un malcelato livore da
frustrazione verso tutti, al punto che non capiamo come potrebbe mai
più presentarsi sugli scenari internazionali, a meno che si sia
persuaso da solo che i suoi scritti non li legge nessuno perché
ritenuti mere accozzaglie di parole. Del suo fallimento governativo dà
tutta la colpa a Berlusconi che avrebbe sconfessato pubblicamente il
suo "rigore". Vi è poi un'idea veramente gustosa che vi voglio
riportare. Quando parla della spesa sanitaria dice che nell'attività
medica bisogna basarsi sempre meno sui sintomi e sempre più sui
"biomarcatori" e sulle "molecole"(??? fa pure il medico a quanto pare)
e per fare questo aggiunge che c'è bisogno delle "reti", di cui una
potrebbe essere quella dei medici di base e l'altra (sentite un pò):
"quella delle Poste Spa, che attrezzandosi tecnologicamente ... può
affiancare la rete dei medici assistendo capillarmente gli ammalati,
gli anziani, a casa loro ..." (pag. 70-71). Cioè ha scritto nel suo
"programma" che le Poste Spa, con i suoi uffici postali, devono fare
assistenza e profilassi sanitaria (!?!). Roba da matti! Ci pensate:
mentre si fa la coda per una raccomandata bisogna di corsa spostarsi
per far passare qualche infermiere con delle flebo in mano che corre.
Giacché c'è, dica di farlo fare anche agli sportelli bancari ... Ecco
il programma di una persona che è stato ministro dell'economia di un
paese del G7 ed era in predicato di diventare capo del governo. Una
persona che veniva considerato, e da alcuni ancora oggi, un "raffinato
intellettuale", un "genio", il "ministro che ci invidia tutta
l'Europa", ecc. ecc. ecc. A quanto pare, però, c'è un segno di
resipiscenza da parte dei media perché la sua "lista" e il suo
"manifesto" la stampa pare non se li sia filati molto, tranne il
Corriere della Sera il quale, avendo come editore Rcs, cioè lo stesso
dell'ultimo libro di Tremonti, è costretto a continuare a pomparlo,
anche perché pare che quel libro sia un vero e proprio flop.
{ Pubblicato il: 11.10.2012 }