L’ansia di difendere lo status quo sta portando Scalfari su lidi inaspettati solo un paio di anni fa. Addirittura sulla mafia si è spostato sulla posizione che fu di Andreotti e di quel ministro di Berlusconi che affermò che “con la mafia bisogna imparare a convivere”. Infatti come altro interpretare la perorazione della trattativa stato-mafia che ha fatto in occasione della risposta all’articolo di Zagrebelsky sullo stesso argomento? Ecco il testo: “Ci sarebbe anche da distinguere tra trattativa e trattativa. Quando è in corso una guerra la trattativa tra le parti è pressoché inevitabile
per limitare i danni. Si tratta per seppellire i morti, per curare i feriti, per scambiare ostaggi. Avvenne così molte volte ai tempi degli anni di piombo. Il partito della fermezza che non voleva trattare con le Br, e quello della trattativa. Noi fummo allora per non trattare; socialisti, radicali e una parte della Dc erano invece per la
trattativa. A nessuno però sarebbe venuto in mente di tradurre in giudizio Craxi, Martelli, Pannella, ed anche Sciascia e molti altri intellettuali che volevano trattare” (La Repubblica 19/8/12). Ci sarebbe da replicare che le BR non si erano infiltrate nello stato come la mafia, tant’è che sono state sconfitte, e che quindi il rischio che si corre riconoscendo quest’ultima, quasi fosse uno stato straniero accreditato dall’Onu, è ben altro. E poi, un conto è proporre pubblicamente la trattativa, un conto è farla realmente e di nascosto. Ma almeno vorremmo far rilevare che se la scelta fosse
quella di trattare, come Scalfari autorizza a fare, forse era il caso di avvertire tutti quei magistrati, poliziotti, politici, imprenditori, ecc., che si sono fatti ammazzare per la loro intransigenza.
Quanto al neo liberismo Scalfari sembra essersi accodato a tutti
quelli che danno la colpa alla Cgil per le “riforme” che non si fanno,
infatti ha definito la Cgil, in occasione del mancato accordo sulla
produttività, “sindacato massimalista e populista in una fase storica
che non consente errori così macroscopici. Speriamo che le teste
inutilmente calde (ovviamente quelle della Cgil – Nda) si ravvedano,
almeno di fronte al concreto rischio di essere abbandonate dai loro
stessi seguaci” (La Repubblica 21/10/12). Caro Scalfari non le viene
il dubbio che senza le resistenze della Cgil l’Italia modello
Marchionne sarebbe finita in una deriva cinese? Tra l’altro a
proposito della Fiat, perché Repubblica non chiede a Monti e agli
altri ministri e relativi congiunti se in passato hanno mai svolto
consulenze a favore del gruppo Fiat? O il conflitto di interessi
esiste solo per Berlusconi? Ma la difesa acritica del governo Monti ha
conosciuto un picco nell’editoriale di domenica 11/11, quando pur di
metterne in mostra i “meriti” si è imbarcato in ragionamenti
matematici che evidentemente non è in grado di portare avanti.
L’argomento concerne la presunta luce che si vedrebbe in fondo al
tunnel che secondo Monti e Scalfari sarebbe evidente e secondo altri
meno. E allora il fondatore di Repubblica attacca: “A parte una
legittima differenza di punti di vista sull'andamento delle cose, c'è
una cifra condivisa da tutti gli interlocutori di questo dibattito:
l'andamento del Pil in Italia. Sarà del meno 2,4 o meno 2,3 quest'anno
e meno 0,2 o addirittura in pareggio nel 2013. Il segno meno permane
in tutti e due gli anni considerati ma tra l'uno e l'altro si registra
un miglioramento di tre punti il che significa un aumento di circa 50
miliardi in cifre assolute. Non è molto ma neppure poco. Tre punti di
Pil non sono una luce? A me sembrano considerazioni elementari”. Sono
talmente elementari che non ci si capisce niente, sembrano fatte
proprio da un bambino delle elementari. Dove ha calcolato quei tre
punti di miglioramento? Al massimo il miglioramento è di 2,4 punti
(2,4 meno 0). Ma poi si tratterebbe di un miglioramento nel senso che
rallenta il precipizio, diventa positiva la derivata seconda direbbe
un matematico, ma di quei 50 miliardi vaneggiati da Scalfari non ci
sarebbe traccia (ma neanche di 30, 10, 1). Al massimo vuol dire che
anziché perdere altri 38 mld. nel 2013 se ne perdono 6 o niente. Non è
la prima volta che Scalfari si improvvisa economista e commette errori
grossolani. Ricordo anni fa spacciò per keynesiana la teoria del tasso
di interesse degli avversari monetaristi, tanto che si beccò il
rimbrotto di Spaventa. Un’altra volta confuse i “fondi sovrani” con i
“debiti sovrani”, tanto per dire le cose più eclatanti. Figuriamoci
quando poi vuole discettare di diritto costituzionale con Zagrebelsky.
{ Pubblicato il: 13.11.2012 }