NELLA FOTO, MARINA BERLUSCONI
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Lacrimogeni dal ministero
un nuovo giallo: gli agenti sul tetto
Video choc sul corteo, Severino ordina un'indagine, il questore: «sparati dalla strada».
(Il Messaggero del 17 nov. 2012)
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A chi ubbidisce il questore Fulvio Della Rocca ?
E' un fatto ben noto che nelle istituzioni militari ci sono "fedeli servitori" di più padroni, cioè di quanti promettono di più: dall'esercito alla polizia, dalla Finanza ai carabinieri; forse si salvano i forestali perchè non dispongono di armamenti adeguati.
Si tratta di una riedizione riveduta e istituzionalizzata del vecchio "Gladio", costituito da personaggi di vertice che aspirano a legittimazioni personali.
E' stato il governo Berlusconi che ha stabilito lo stipendio d'oro del capo della polizia; un motivo deve esserci stato.
Quesito: se i dimostranti erano in strada e anche in fuga, cosa facevano gli agenti sui tetti ? E' possibile che i dimostranti si siano piazzati sui tetti e andavano controllati ?
La tecnica di infiltrare violenti nelle manifestazioni pacifiche, per cercare la motivazione per una repressione violenta, non è nuova, la descrisse a chiare lettere Kossiga, così altri hanno cercato di imitarne i metodi.
La Russa ha selezionato alcuni reparti dove non si entra senza una notevole quantità di nero nel sangue; sono i militari dal grilletto facile (ricordiamo quell'incitazione "annichiliscilo") di un soldato, rivolto ad un compagno durante un rastrellamento in Iraq.
Fu lo stesso La Russa che propose la presenza “discreta” di reparti scelti dell’esercito durante manifestazioni a rischio; sarebbe stato il primo passo per una repressione autoritaria.
Sia chiaro : la destra berlusconiana, con i tanti discutibili personaggi neo-fascisti, solo con la violenza potrebbe riprendere il potere, con tutto ciò che ne seguirebbe.
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Sembra scritto oggi
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“Agorà liberale” (http://www.agoraliberale.it/) pubblica un brano di Demostene che val la pena leggere, sembra scritto a commento della biografia di uno dei tanti “potenti” che circolano ancora in piena libertà:
Gli uomini di Stato un tempo si mostravano così semplici nella vita privata e i loro costumi erano così conformi al carattere della nostra città che se qualcuno di voi potesse vedere la casa di Aristide o di Milziade o di altri cittadini illustri di quei tempi non la troverebbe più adorna di quella del suo vicino. Essi infatti non miravano ad arricchire trattando gli affari pubblici... Leali verso i greci, pii verso gli dei, rispettosi dell'eguaglianza nella città, ci procurarono, come ci si doveva aspettare, una grande prosperità... Oggi, mi si dirà, i nostri affari non sono brillanti ma in città si è fatto di meglio. Ma che cosa mi si può effettivamente citare? I parapetti degli spalti lastricati a nuovo, le strade e le fontane ristrutturate, tante cose da niente... Ma rivolgete la vostra attenzione agli uomini che hanno fatto questa politica; gli uni sono passati dalla indigenza alla ricchezza, gli altri dall'oscurità agli onori, alcuni si sono costruiti case più imponenti degli edifici pubblici e, nella misura che la fortuna della città declinava, la loro si ingrandiva.
(Demostene, 111 Olintica, 26 e 29.)
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L'America che non vuole ruggire !
Obama: Il meglio deve ancora venire
(Il Messaggero del 7 nov. 2012)
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Ed è il meglio che il mondo si aspetta da Obama; e cosa può esserci di meglio se non la pace, il disarmo nucleare, la lotta alla fame nel mondo ?
Romney ha perso perchè così doveva essere; direi che ha fatto di tutto per perdere, esibendosi quale guerrafondaio.
Ha perso quando si è recato in Israele a cercare la benedizione di Netanyahu, e i finanziamenti per la campagna elettorale da parte del pianeta sionista, concludendo questa specie di pellegrinaggio con la promessa:
"Con me l'America tornerà a ruggire".
Si conquistò, così, i voti delle lobby del petrolio, delle armi, dell'energia, i voti razzisti del capitalismo finanziario, ma sollecitò le larghe fasce della piccola e media borghesia, i latino-americani, gli emigranti, i negri a recarsi alle urne per esprimere il loro voto a favore di Obama.
La stessa America che ha visto imporsi la crisi economica provocata dall'insensata politica aggressiva della dinasti Bush, oggi ha voluto voltare pagina, inviando un messaggio chiaro e definitivo al mondo intero; un messaggio che parla di pace e pacificazione, espresso dalle medesime fasce popolari che hanno fornito alle guerre i bersagli umani.
Quanti figli di grandi capitalisti, o di industriali delle armi e/o del petrolio, sono caduti nelle trincee dell'aggressione promosse dalla politica della stirpe Bush ?
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Un dinosauro nel cilindro (con annessa corda di ricambio)
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Due affermazioni di Berlusconi chiariscono la sua strategia, che non ha nulla di misterioso né, tanto meno, di originale.
“Ci vorrebbe un Berlusconi del 94”, annata veramente triste per il popolo italiano perché iniziava un’era di truffaldinerie, di interessi privati, di leggi ad personam, di processi allungati alla ricerca della prescrizione.
“Tirerò fuori un dinosauro dal cilindro”; entrambe le affermazioni si traducono in una ulteriore minaccia per l’Italia e gli italiani.
Dopo 18 anni di prepotenze berlusconiane l’Italia era giunta in fase terminale, strozzata da una corda con la quale il cavaliere aveva impiccato gli interessi nazionali, l’etica in politica, la morale nella vita; l’impiccagione non ebbe l’esito finale solo perché Napolitano, su suggerimento di Alghela Merkel e di Sartkozy, tagliò quella corda pochi istanti prima che venisse esalato l’ultimo respiro.
Ma l’ex presidente del consiglio non demorde; sa bene che il suo tempo è finito, così cerca i tempi supplementari, non tanto per evitare la sconfitta ma per poter sedere al tavolo dei vincitori, avendo impedito che si concretizzasse una vittoria limpida di una parte a lui avversa, e da lì operare secondo i suoi metodi fatti di menzogne, ricatti, corruzioni, compra-vendita di uomini e cose.
Nasce così l’idea del dinosauro dal cilindro; un dinosauro che si presenta come la corda di ricambio in sostituzione di quella tagliata da Napolitano per completare l’opera di impiccagione dell’Itali e degli italiani.
E’ Gianpiero Samorì questo dinosauro, contemporaneamente “corda di ricambio”; è stato definito, con crudezza di termini “il nuovo Berlusconi”, praticamente la riedizione del Berlusconi del 94, e noi che abbiamo subito l’originale assistiamo stomacati ad una riedizione del dejà vu.
Il nuovo Berlusconi si è presentato con una programma che avrei detto firmato da Vendola o Bertinotti, ma si tratta di pure illusioni frutto di ricerca di mercato e di sondaggi; leggendo il programma di Gianpiero Samorì, sappiamo cosa desidera e auspica la maggioranza del popolo italiano, così vengono riversate promesse che non saranno mai prese in seria considerazione, tutto nello stile inconfondibile del cavaliere:
Gianpiero Samorì, possiede banche (come B.), assicurazioni (come B.), giornali (come B.), TV (come B.), legato a filo doppio con Marcello Dell’Utri (come B.), sostiene di essere uno degli uomini più ricchi d’Europa e se ne vanta (come B.), per meglio somigliare al suo Mentore, ha anche in corso un procedimento penale, cosa che non guasta in un curriculum preso in considerazione da Berlusconi, con la seguente accusa: ““presunto accesso abusivo a sistemi informatici e furto di dati sensibili” (come B. ):
http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/chi-e-gianpiero-samori-primarie-pdl-avvocato-modena-1389758/
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Buon compleanno, Italia !
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L’Italia della seconda o terza repubblica compie un anno; 365 giorni addietro Berlusconi riteneva opportuno togliere il disturbo arrecato alla nazione e passare la mano.
Come prima dichiarazione si abbandonò alle menzogne affermando che si era dimesso senza che nessuno lo avesse sfiduciato, non tenendo conto di quella votazione nella quale racimolò 308 voti come segnale che non avrebbe mai più raggiunto i 316 voti necessari per porre la fiducia e ottenerla. Praticamente, anche in sede politica, chiese e ottenne la prescrizione, cioè un non-condanna da spacciare per assoluzione; ma il Parlamento aveva decretato l’assenza della maggioranza, pur contando i transumanti vendibili e acquistati nel gran mercato dei politici-usati.
In pochi giorni subentrò il governo Monti suscitando grande interesse grandi speranze, ma c’era pronto l’agguato dello stesso Berlusconi dimissionario, ma con un “tesoretto” di voti insufficiente per ottenere la fiducia per sé, ma bastevoli per far mancare la fiducia ad altri.
Così cominciò il balletto dei ricatti, le proibizioni, i veti, tutti sostenuti con l’ipotesi di “togliere la spina” a quel governo chiamato a tirar fuori l’Italia dai pasticci berlusconiani, anche acchiappandola per i capelli.
Monti avrebbe pure lasciato, ma era Napolitano a invitarlo a restare e resistere, in quanto lo chiedeva la nazione e lo chiedeva l’Europa, per restituire fiducia all’Italia dopo il bagno di pubbliche vergogne cui l’aveva costretta l’ultimo governo Berlusconi…. La risata in pubblico della Merkel e Sarkozy al solo pronunciare il nome di Berlusconi dimostrò al mondo intero quanto in basso fosse caduta l’Italia, ormai universalmente identificata come “patria del Bunga-bunga”.
C’è da specificare che non siamo contenti dei provvedimenti assunti dal governo Monti, essendo mancata la tanto decantata equità che si è trasformata, invece, in una politica protezionistica verso le fasce più opulente della nazione, secondo i dettami del liberismo berlusconiano.
Ancora adesso ci ritroviamo sotto ricatto del cavaliere, il quale, convinto della sconfitta che lo aspetta, ecco che cerca anche in questo caso la prescrizione politica in grado di modificare la sconfitta annunciata in un invito a sedere al tavolo dei vincitori; come ? Attraverso una legge elettorale che non consenta a nessuno di ottenere una maggioranza che consenta di governare, obbligando ad una grande coalizione dove la legge del meno dotato moralmente potrebbe assurgere a dignità di metodo politico.
A tenere bordone a questo giochetto è, addirittura, Casini che non vuole esporsi come alleato ufficiale di Berlusconi, così si cimenta nell’impresa di non far passare una legge elettorale decente, proponendo una guerra continua per riuscire ad esaltare gli interessi finanziari individuali e quelli politici di sopravvivenza del suo partito.
Casini si ritrova in una duplice veste di nostalgico democristiano da una parte e di liberista berlusconiano dall’altra; come democristiano apre il dialogo con le forze che si ispirano al lavoro, alla produzione, alla ripresa economica; come liberista berlusconiano subisce la tentazione del cavaliere e bisogna anche capirlo: grazie alla moglie-compagna dispone (o disporrà) di un patrimonio da tutelate, non certo da penalizzare con provvedimenti di equità fiscale, incassando, su questo tema, la piena solidarietà di Berlusconi.
In mezzo a queste diatribe la nazione compie un anno dal giorno della Nuova Liberazione e si appresta ad affrontare le elezioni democratiche più importanti della sua già sessantennale esistenza, quando sul tavolo della verità saranno in gioco tutti i valori che hanno ispirato la nostra Costituzione; saranno gli italiani a dire se la falsità avrà la meglio sulla speranza di un futuro migliore.
Buon compleanno Italia !
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Marina.tu , invece, parla (se ne hai coraggio)!
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Perchè Marina non ci fa conoscere i segreti di Stato di villa La Certosa, con la zona archeologica saccheggiata nella "ventina" di tombe fenice (se ne vantò proprio il cavaliere in una telefonata intercettata con una delle tante escort); c'è anche una miriade di costruzioni abusive, coperte da segreto di Stato quando la magistratura cercò di far luce sugli abusivismi; quindi un porto realizzato su area demaniale a spese dei contribuenti (se avesse pagato di tasca sua sarebbe ancora più grave, per cui i suoi avvocati gli consiglieranno di tacere); quindi, ciliegina sulla torta, un approdo sottomarino per sommergibili, con collegamento diretto alla villa ?
Ora il cavaliere vuole vendere, ovviamente facendosi anche pagare i segreti di Stato.
E' logico tutto ciò?
Ci spieghi Marina e mi spighi perchè nessuno ha risposto alle mie domande, pur inviate al presidente del consiglio,
http://www.politicainpenisola.it/2012/01/italia/scrivi-a-monti-il-presidente-del-consiglio-risponde-ai-cittadini/
al ministro dell'ambiente, al Capo dello Stato oltre che a tutti i quotidiani nazionali e parecchi esteri di lingua francese (Francia, Belgio e Tunisia) ?
Sappia che non demordo e sto raccogliendo le firme di persone perbene per fare una class action contro suo padre e anche contro i suoi eredi, perchè i segreti di Stato non possono essere oggetto di transazioni interessate personali.
Non racconti la balla delle 38 minacce ricevute da suo padre, per cui quei segreti di Stato sarebbero stati ordinarti dai servizi segreti.
Le minacce che si contano sono sempre "fuoco amico" o autominacce.
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I fasti dell'asino di Buridano
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Casini con l’ UDC, rinnova i fasti dell’asino di Buridano e torna prepotentemente a riproporre quel determinismo causalistico, per cui tutte le azioni sarebbero predeterminate causalmente.
Le affermazioni di Buridano e l’esempio mortale del suo indeciso asino, scomodarono fior di filosofi che si presero la briga di contestare la non scelta dell’asino e la logica della sua morte.
Si scomodò anche la Chiesa per affermare una fondamentale differenza tra quell’asino e l’uomo, una differenza consistente nel libero arbitrio di cui è dotato l’uomo, ma di cui sarebbe privo l’asino, ragion per cui l’asino sarebbe destinato alla non scelta della morte, mentre l’uomo se la caverebbe con un salvifico opportunismo. Temo che la Chiesa di allora non intuisse nemmeno la possibilità di un certo genere di libero arbitrio del quale sono dotatissimi larghe schiere degli attuali politici, nonché tutti coloro che sono riusciti ad intrufolarsi dentro una delle tante “caste” di privilegiati; questi ultimi, infatti non farebbero ricorso ad una pura e semplice scelta tra una greppia e/o l’altra, perché si butterebbero su entrambe, lasciando i meno fortunati nella impossibilità di scegliere, perché tutto esaurito.
Ora non si capisce cosa vuole o vorrebbe fare o dire Casini con l’UDC; ciò che si vede ci porta ad esplorare la fragile mente dell’asino di Buridano e la sua incapacità “filosofica” di una decisione.
Ci troviamo in piena campagna elettorale, ma ancora non conosciamo i candidati, le alleanza, i programmi, i progetti; l’ombra minacciosa di Berlusconi ancora aleggia sul futuro politico, ma né Al Fano né Casini hanno la dignità morale di mandarlo definitivamente in Kenia, con tutte le escort che vuole, purchè se ne vada.
Il novello Buridano tentenna tra l’alleanza con la destra e l’alleanza con la sinistra; sostiene di non voler essere suddito di Bersani, ma a suo tempo accettò di essere vassallo di Berlusconi.
Si tratta di due alleanze opposte nella loro diversità: da una parte l’alleanza con i residui del capitalismo liberista che ha condotto l’Italia allo sfacelo, sfruttando la finanza creativa e l’invenzione della moltiplicazione del denaro senza ricorrere al fastidioso sistema del lavoro, della produzione, della competitività, nonché del mercato dei prodotti e non della finanza; dall’altra l’alleanza con il capitalismo sociale che vorrebbe restituire dignità al lavoro, accreditandolo come il capitale del quale dispone il prestatore d’opera, in grado di allearsi con il capitalismo produttivo per promuovere sviluppo e progresso, con la reciprocità di comuni interessi. Il collante della democrazia è la solidarietà; privata di tale collante la democrazia si trasforma in una dittatura del più forte e del più spregiudicato… come abbiamo visto !
Ma forse Casini ritiene di poter contare sui voti cattolici, che l’attuale Vaticano potrebbe garantirgli, ma sempre senza pregiudicare scelte da rimandare … a miglior tempo.
Non tiene, però, nella giusta considerazione che proprio questo vaticano, avendo sostenuto il governo Berlusconi, con l’esito che stiamo pagando, ha perso l’autorevolezza che il popolo dei cattolici gli attribuiva. Il crollo di Berlusconi è stato tanto dirompente da trascinarsi appresso anche l’autorevolezza dei suoi sostenitori, presso i quali si è dilatato il divario tra religione e Fede, così come si è dilatato il divario laico tra sondaggi e consensi, tra politica e società civile.
L’assenza del decisionismo e l’esigenza di una scelta coerente provocano negli elettori un rifiuto difficilmente recuperabile, che alimenta il rifiuto globale della politica, incrementando il panorama degli astensionisti.
{ Pubblicato il: 18.11.2012 }