paolo ercolani
Nessun commentoIl meccanismo funziona grossomodo così. Il politico di turno (non per forza di cose un politico, ma adesso ci occupiamo di questo), nel bel mezzo di una situazione delicata o compromettente (scandalo, elezioni, crisi internazionale, rendiconto dell’attività svolta etc.), se ne esce con una dichiarazione tanto iperbolica quanto «oscena» e provocatoria. Magari con qualche nota di volgarità, che non guasta mai.
I media riprendono la notizia, la esaltano con biasimo o approvazione a seconda della posizione politica del media stesso, l’avversario insorge, i programmi di approfondimento discutono su dichiarazione e reazioni alla medesima ed ecco che il teatrino della politica è servito.
Ma soprattutto è raggiunto l’obiettivo primario: sviare l’attenzione dell’opinione pubblica rispetto a ciò che conta veramente. Il merito del problema, la qualità o meno dell’azione politica e di governo svolta dal suddetto politico, i risultati concreti. I benefici o malefici per i governati.
E’ bene dire che non si tratta soltanto delle follie invasate di uno Scilipoti qualunque (che ci faccia o ci sia sarebbe grave comunque, perché è triste ciò che bisogna fare per salire agli onori delle cronache, nel Belpaese). E’ il dito medio di Bossi, la sfuriata di La Russa, l’offesa condita di falsità della Moratti nei confronti di Pisapia, “ma anche” l’improbabile e improvvido “rendiconto” interno al Pd chiesto da Veltroni a pochi giorni dalle elezioni (tanto per continuare a farsi del male). L’elenco potrebbe essere lunghissimo.
Ma è evidente che c’è un maestro assoluto in tutto questo, un conoscitore talmente profondo del meccanismo perverso da far sorgere più di un dubbio sul fatto di trovarsi di fronte al vero e proprio creatore dello stesso. Sì, lui. Silvio Berlusconi, ovviamente.
In profonda crisi per via degli scandali personali e della nullità della propria azione di governo, l’eterno imbonitore si inventa l’ennesimo colpo d’ala per non perdere le elezioni a Milano. Fatto che gli sarebbe probabilmente fatale.
E allora giù con i giudici cancro del paese, gente che non si lava (come quelli di sinistra in genere) e che vuole ribaltare l’esito del consenso popolare, consegnando il paese a quei comunisti che reintrodurranno la patrimoniale, l’Ici, il colbacco obbligatorio e forse pure la presenza di carne umana (i bambini) nei menù dei ristoranti.
Le sue dichiarazioni destano scalpore, reazioni concordi o discordi a seconda dei gusti, ma il risultato è ottenuto: non si parla di Milano, non si parla della nullità del Sindaco Moratti, non si parla di ciò che interessa veramente ai governati.
Dove per “interessa veramente”, bisogna stare attenti, non si intende ciò che titilla gli istinti più gretti (perché in tal caso ci saremmo in pieno), ma ciò che può contribuire a migliorare o peggiorare la vita effettiva di molti cittadini.
Le spiegazioni di questo meccanismo perverso sono sempre le stesse, a seconda delle idee politiche: colpa di Berlusconi & C., incapaci di fare un comizio senza propalare delle rumorosissime scempiaggini; colpa dell’opposizione che si attacca a ogni frase pronunciata in qualunque comizio di un paese sperduto pur di offendere Silvio B., oppure colpa della classe politica in genere che ha toccato veramente il fondo della decenza a fronte di una popolazione che dovrebbe (sic!) essere migliore e più impegnata dei politici cui dà il voto.
Sono pochi, invece, quelli che si concentrano sull’inadeguatezza anche e soprattutto dei mass media, affamati della dichiarazione violenta e volgare cui dare il giusto risalto per inscenare il teatrino e vendere più copie.
Prassi cui si stavano abituando i vecchi media, ma che oggi con Internet è divenuta la norma. Bisogna dare tutte le notizie, nessuna di esse può essere ritenuta indegna o superflua, perché poi la Rete non perdona e fa risaltare la mancanza del vecchio media (telegiornale o giornale che sia).
E allora tanto vale (perché lasciare campo aperto a Internet?) concentrarsi sulle notizie più becere e volgari, sulle esternazioni più virulente e improbabili, quelle da condire con qualche foto, filmato o aneddoto scandaloso, perché questo vuole (o vorrebbe) la grande massa del pubblico. E nessuno può assumersi il rischio di remare contro.
Tanto, in questi tempi in cui tutto è veloce e superficiale, soprattutto le notizie durano lo spazio di una giornata al massimo, inserite in quella logica di “usa e getta” che favorisce la bassa qualità a fronte di una quantità vergognosa ma redditizia sul piano dell’audience.
E qui arriviamo al punto vero, l’audience. Ovvero la logica di mercato che sottende a tutto il meccanismo. Bisogna vendere. Vendere cose che non dovrebbero comparire sul bancone del mercato: l’informazione, le notizie, la cultura in genere. La politica soprattutto. Che dovrebbe rappresentare la cosa pubblica, il bene collettivo, la speranza di progresso di un intero paese.
Ma queste sono chiacchiere, ideali ormai vuoti. Lo show, di Scilipoti, deve andare avanti. I media hanno interesse soprattutto a vendere. Figuariamoci, poi, quanto è ancora più forte l’interesse di chi, quegli stessi media, li controlla o ne è proprietario. Un cerchio che si chiude. Ma è vizioso!
{ Pubblicato il: 16.05.2011 }